La magia di un borgo senza tempo, tra memorie dantesche e natura rigogliosa, tappa obbligata per chi vuole comprendere lo spirito più autentico della valle

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Un gioiello affacciato sulla prima terra bagnata dall’Arno
Perla indiscussa del Casentino per la sua storia, le architetture, la bellezza del territorio, che in parte è immerso nel “Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna”, Poppi è una tappa obbligata per chi desidera comprendere lo spirito più autentico della valle.
Che vi si arrivi da Arezzo percorrendo la via Umbro Casentinese, da Firenze attraverso il passo della Consuma o dalla Romagna scendendo dal passo dei Mandrioli, la vista in lontananza del maestoso castello è da secoli una cartolina indimenticabile per chi visita la terra in cui l’Arno nasce e percorre il suo primo tratto.

Una storia affascinante, nel segno dei potenti Guidi
L’origine del nome del luogo è ancora oggi discussa, ma appare per la prima volta nei documenti dalla seconda metà del XII secolo, quando è già legato ai Guidi, a cui con un diploma imperiale del 1191 l’imperatore Arrigo VI conferma la giurisdizione e il possesso di vari castelli, tra i quali c’è anche quello di Poppi.
Fino al 1440, anno in cui fu esiliato il conte Francesco e il paese divenne sede di un vicario della Repubblica Fiorentina, la storia di Poppi si legherà in maniera indissolubile alla nobile famiglia, una delle più autorevoli del medioevo italiano. Nella seconda parte del Duecento prese forma il borgo collinare fortificato, che dopo la sottomissione a Firenze ne seguì le sorti fino all’Unità d’Italia del 1861.
Nel corso del Novecento l’area a valle, nata come mercatale del castello e conosciuta come Ponte a Poppi per la presenza del passaggio sull’Arno, fu caratterizzata dall’espansione moderna e oggi rappresenta il centro commerciale naturale del luogo. Questo ha permesso alla parte antica in alto di giungere ai nostri giorni ben conservata, a differenza di tanti altri centri storici, oggetto di discutibili interventi nel segno della modernità.

Il castello dei Conti Guidi, magnifico simbolo del Casentino
In piazza della Repubblica, nella parte più alta del borgo, il Castello dei Conti Guidi è l’emblema per eccellenza di Poppi e di tutta la vallata. L’edificio venne eretto tra l’XI e il XII secolo ma fu ristrutturato a partire dal 1274 per volontà del conte Simone, che trasformò il cassero in residenza signorile. Incerta è la paternità della massiccia ricostruzione duecentesca, per la quale sono stati proposti gli architetti Lapo di Cambio e Arnolfo di Cambio.
A sinistra della facciata asimmetrica il busto di Dante Alighieri ricorda il più famoso ospite del castello. Il poeta esiliato da Firenze vi soggiornò, accolto dal conte Guido di Simone, intorno al 1310.
Dopo aver osservato la maestosa torre, risistemata nel corso del XIX secolo, si accede al fortilizio superando il ponte sul fossato e la piccola torre detta “Munizione”, da cui si entra nel cortile. All’interno del maniero la corte del piano terreno – dalla quale si ammirano i ballatoi in legno, il pregevole scalone quattrocentesco, le arcate, le prigioni, le scuderie, le sculture e i vari stemmi dei vicari fiorentini – immerge il visitatore nelle glorie medievali di Poppi. Il primo piano ospita il Salone delle Feste, sede oggi del Consiglio Comunale, e la Biblioteca Rilli-Vettori, con la sua parte antica formata da venticinquemila pezzi tra libri, incunaboli e manoscritti e quella moderna e contemporanea con oltre cinquantamila titoli.
Salendo al secondo piano si apprezzano le stanze nobiliari decorate, la Sala della Battaglia di Campaldino con il plastico dello scontro tra guelfi e ghibellini e la Cappella con i cicli di affreschi che rappresentano le “Storie di San Giovanni Battista”, le “Storie di San Giovanni Evangelista” e le “Storie della Vergine”. Da ammirare anche il polittico affrescato con la “Madonna in trono tra i santi” e la volta a crociera con gli “Evangelisti in cattedra”. I dipinti, databili agli anni Trenta del XIV secolo, sono attribuiti al grande Taddeo Gaddi, principale collaboratore di Giotto.
Il castello è visitabile durante tutto l’anno e i suoi ambienti ospitano convegni, spettacoli e prestigiose mostre d’arte.

Per le vie del centro storico, alla scoperta di tanti tesori
Una passeggiata lungo le mura o per i vicoli e le piazzette di Poppi permette di scoprire angoli in cui il tempo si è fermato, connotati da architetture civili di diverse epoche ed edifici religiosi custodi di un importante patrimonio artistico, soprattutto di scuola toscana.
Dalla scalinata a destra del castello, ad esempio, si giunge al cinquecentesco monastero delle Camaldolesi con la vicina chiesa della Santissima Annunziata di via Mino da Poppi. Scendendo lungo via Conti Guidi si incontra invece la Propositura dei Santi Marco e Lorenzo, eretta nel XIII secolo ma ricostruita e riconsacrata nel 1784. Di fronte alla sua facciata si trova il caratteristico oratorio della Madonna del Morbo di piazza Amerighi. Il tempio a pianta esagonale, eretto tra il 1657 e il 1705 su idea del medico Francesco Folli, ricorda due scampate pestilenze che avevano martoriato il resto della valle.
Percorrendo via Cavour, delimitata dagli stretti e caratteristici portici, si giunge infine all’antica chiesa della Badia di San Fedele, edificata nella seconda metà del XII secolo dai monaci vallombrosiani. Ingrandita e trasformata più volte, il luogo di culto più grande del Casentino ospita opere che vanno dal XIII al XVII secolo. Nella navata sinistra si trova il busto reliquiario quattrocentesco del patrono, il beato Torello da Poppi (1202-1282), in bronzo dorato e argento lavorato a sbalzo, mentre la cripta custodisce gelosamente le sue spoglie.

La Battaglia di Campaldino, scontro epocale tra guelfi e ghibellini
La piana a nord del castello, detta di Campaldino, l’11 giugno 1289 fu teatro di una delle più famose battaglie tra guelfi e ghibellini del medioevo italiano. I primi, guidati da Firenze, mossero verso i secondi capeggiati da Arezzo valicando dal passo della Consuma, per procedere verso la città attraverso il Casentino. Fu una scelta più rischiosa rispetto alla via del Valdarno, ma i fortilizi casentinesi, colti di sorpresa, non si opposero al passaggio dell’esercito.
Appena giunta la notizia, i ghibellini si organizzarono per cercare di difendere i castelli dei Guidi e degli Ubertini dagli assedi e le campagne dai saccheggi. La battaglia in campo aperto si svolse sulla sponda sinistra dell’Arno, dove una colonna eretta nel 1921 con i simboli di Arezzo e Firenze ancora la ricorda.
Gli aretini, in inferiorità numerica, attaccarono subito al centro con i “feditori”, ovvero i cavalieri della prima linea, seguiti dal grosso della cavalleria e dai fanti. I feditori guelfi, tra le cui fila c’era anche il giovane Dante Alighieri, ricevettero l’urto in pieno. Dopo aver retto all’assalto, i fiorentini si chiusero a tenaglia accerchiando i nemici. Nel frattempo balestrieri e arcieri guelfi, protetti dai grandi scudi dei palvesari, miravano da distanza ravvicinata.
Per le sorti della battaglia fu comunque decisivo il comportamento delle cavallerie di riserva. Quella di Corso Donati caricò sul fianco destro ghibellino separando cavalieri e fanti. Il conte Guido Novello vide la mala parata e scelse invece di far abbandonare il campo alla sua riserva per rientrare nel castello, guadagnandosi il titolo di “codardo di Campaldino”. Il vescovo di Arezzo Guglielmino degli Ubertini e i nobili Buonconte da Montefeltro e Guglielmo de’ Pazzi morirono con onore. A breve distanza dal luogo dello scontro, nella chiesa di Certomondo, secondo la tradizione furono portate le spoglie del primo, traslate nel 2008 nella cattedrale aretina.

Il monastero e l’eremo di Camaldoli incastonati nel Parco delle Foreste Casentinesi
Nel territorio poppese si trova Camaldoli, uno dei luoghi spirituali più importanti del territorio aretino, a breve distanza dal crinale appenninico tosco-romagnolo. Secondo la tradizione nel 1012 il monaco benedettino ravennate Romualdo vi fondò una nuova comunità eremitica, da cui nacque in seguito l’ordine camaldolese.
Nel Rinascimento divenne un importante centro culturale, frequentato anche da Lorenzo il Magnifico.
Oggi Camaldoli è un luogo di riferimento per il dialogo ecumenico e interreligioso, ma d’estate si trasforma in uno dei posti prediletti dagli aretini in cerca di refrigerio dalla calura estiva, grazie alle magnifiche foreste.
A circa 816 metri di altezza si trova il monastero inaugurato nell’XI secolo e più volte modificato nel tempo, con la foresteria, l’antica farmacia dei monaci e la chiesa di impronta barocca dove si conservano pregevoli opere d’arte, come quelle cinquecentesche di Giorgio Vasari. Salendo a circa 1100 metri di quota si arriva all’eremo fondato da San Romualdo, dove si possono ammirare le celle di clausura, la chiesa con la caratteristica facciata di primo Settecento sorta sul primitivo oratorio, il refettorio, la foresteria e la biblioteca.

I dintorni di Poppi, dove le sorprese sono all’ordine del giorno
Il circondario di Poppi propone suggestive località immerse nella natura. A sud si trovano Buiano e Memmenano con le loro preziose chiesette, a est, lungo la via che conduce a Camaldoli, si incontrano Avena e Moggiona, mentre una breve deviazione porta a Lierna. Spingendosi verso i confini con la Romagna si raggiunge la stazione climatica di Badia Prataglia, sorta dove in passato era un’influente abbazia benedettina del X secolo. A nord Porrena è il vivace centro artigianale e industriale del comune, ma nella parte alta conserva il borgo recuperato di Corsignano. A ovest si incontrano i resti del castello di Fronzola e Quota, la porta di accesso principale al Pratomagno dal versante casentinese. Tutti luoghi che per le loro caratteristiche meritano una passeggiata o un’escursione.

Arte, letteratura, degustazioni e tradizioni religiose
Poppi propone manifestazioni culturali e artistiche di primo piano. La Pro Loco organizza annualmente il “Gusto dei Guidi”, festival dedicato al vino. Nella cornice di San Fedele si svolge invece il “Premio Casentino”, uno dei concorsi letterari più importanti d’Italia, organizzato dal Centro Culturale Fonte Aretusa. Tra le celebrazioni tradizionali, da ricordare la “Festa di San Torello” nella seconda domenica dopo Pasqua.
Anche l’arte contemporanea ha terreno fertile. Nella ex chiesa di San Lorenzo di piazza Bordoni, oggi Galleria San Lorenzo Arte, vengono allestite tante mostre di livello, ma è attiva anche la sede comunale di Palazzo Giorgi.
Nonostante i successi che la portano a esporre in tutto il mondo, l’artista di Avena Sara Lovari ha aperto il suo atelier in piazza Soldani. Nel centro storico si trovano pure gli studi di pittori apprezzati come Carlo Lanini in via Rilli Orsini e Mario Bettazzi in via Cavour, mentre a Badia Prataglia opera lo scultore Stefano Roselli. Altri autori che varcano i confini locali sono l’illustratrice Sara Brezzi, il pittore Ronnie Brogi e il minusiere Alessandro Visi.

Una terra unica, sempre più amata dai turisti
Poppi, inserita nel club dei “borghi più belli d’Italia”, durante tutto l’anno è visitata da turisti italiani e stranieri alla scoperta dei suoi tesori. La magia delle foreste, candide nella stagione invernale, lussureggianti nei mesi caldi, variopinte durante il foliage autunnale, permette a chiunque di ritrovare il contatto più intimo con la natura.
I piccoli borghi sono meta di un turismo ricercato, amante della pace e del bello. Tanti visitatori si innamorano a prima vista di questi luoghi e decidono di trasferirsi in Casentino, stregati dalle sue bellezze, dalle tradizioni e dai sapori antichi rivisitati con sapienza. Una terra unica, che attende solo di essere scoperta e vissuta.