Alessia Clusini è nata a Pieve Santo Stefano ma vive e lavora a Londra dove ha fondato Trybes Angency, mettendo a punto un metodo di ricerca rivoluzionario sulle comunità online che si riuniscono attorno a un argomento di interesse. Nel 2019 è stata inserita tra le 50 donne più rappresentative d’Italia: “Ma il mio non è stato un percorso rettilineo, ho dovuto intraprendere almeno tre carriere e vivere in paesi diversi. Oggi però sono vicina al concetto di Ikigai”

Ikigai (生き甲斐) è un concetto giapponese che non può avere una traduzione precisa. Potremmo semplificare definendolo la “ragione per alzarsi la mattina”. E’ l’incrocio di quattro diversi aspetti: quello che uno ama, quello in cui è bravo, quello di cui il mondo ha bisogno, quello per cui può essere pagato. Difficile da trovare in una sola vita. Eppure c’è chi ci riesce o, per lo meno, che ci arriva molto vicino.

Alessia Clusini, giovane imprenditrice di Pieve Santo Stefano, da quattro anni vive a Londra e si occupa di strategia e analisi dati. Ha disegnato un metodo di ricerca rivoluzionario studiando le comunità, i gruppi, le tribù che si riuniscono attorno a un determinato argomento di interesse. Nel 2019 è stata scelta da D di Repubblica come una delle 50 donne più rappresentative d’Italia.

“Non me lo aspettavo, mi ha reso molto felice. Soprattutto perché ero insieme a persone che ho avuto il piacere di conoscere e ammirare per molto tempo”.

Alessia è co-fondatrice di Trybes Agency che, dal 2016, si occupa di ricerca sui consumatori.

“Aiutiamo le aziende e i progetti a raggiungere e comprendere clienti in tutto il mondo tramite una tecnologia che si chiama intelligenza ibrida, cioè intelligenza artificiale più un team di psicologi, antropologi, sociologi e analisti. Nell’industria delle ricerche di mercato, siamo specializzati nell’analizzare le comunità online e i valori culturali che le permeano, andando oltre i dati demografici che sono limitanti e non rappresentativi. Dalle supernicchie come gli amanti delle sirene ai big data delle mamme, abbiamo analizzato milioni di human data. Di recente ci contattano sempre di più per intercettare le giovani generazioni, la famosa Gen Z”.

Laurea in design, master in marketing e studi professionali in social network analysis e netnografia.

“Il mio percorso non è stato proprio rettilineo. Per arrivare dove sono adesso, vicino appunto al concetto di Ikigai, ho intrapreso almeno tre carriere, ho vissuto in diversi paesi e ho imparato competenze da persone incredibili che vengono da background e visioni molto eterogenee. Ho cominciato lavorando come stilista e trendsetter, cioè creatrice di tendenze. Ero felice perché stavo facendo esattamente quello che ‘volevo fare da grande’ e stava portando risultati ma, nel 2009, la crisi finanziaria globale ha colpito duramente il settore, e il sogno è finito. Quindi mi sono trasferita in Australia e, mentre lavoravo in ristoranti e imparavo l’inglese, ho lanciato un progetto giocando con il guerrilla marketing, strategia marketing non convenzionale, a basso budget. Si è rivelato un successo insperato, sono rimasta sorpresa e ho capito su cosa volevo puntare”.

Rientrata in Europa, Alessia presenta domanda per un master in marketing e comunicazione e vince l’unica borsa di studio disponibile.

“L’ho preso come secondo segno del destino e ho deciso di intraprendere quella che si è trasformata in una nuova carriera. Il master, infatti, mi ha garantito il mio primo lavoro nel social media marketing. Parlo di nove anni fa, il traffico online e la crescita erano praticamente organici e si poteva sperimentare con piattaforme e comunità molto più di adesso. Ho avuto un immediato successo e ho creato una rete di creativi e operatori di mercato per offrire i nostri servizi. Eravamo i cosiddetti ‘nomadi digitali’: lavoravamo da remoto mantenendo bassi i costi. Facevamo soldi e ci divertivamo”.

Ma un altro terremoto sconvolge le carte. Cambiano gli algoritmi dei canali social e ciò costringe i marchi ad impiegare grandi budget per raggiungere il loro pubblico; nel frattempo la quantità di contenuti disponibili online aumenta molto e la concorrenza per l’attenzione delle persone diventa sempre più difficile.

“Così mi sono fermata e ho ricominciato a studiare, questa volta in analisi delle reti sociali, dei contenuti e netnografia: più una marca conosce il suo pubblico, più può costruire una comunicazione efficace. Volevo concentrarmi sull’analisi per generare veri risultati, su contenuti e strategia. Ancora una volta, è stato il momento giusto: il boom dei big data”.

Lungo la strada, la fortuna e il merito di incontrare persone straordinarie che sono diventate i partner di agenzia: Martina Faralli, psicologa specializzata nell’analisi dei contenuti, e Tomiwa Adey, ingegnere di intelligenza ibrida.

“La mia seconda famiglia. Abbiamo creato un paio di strumenti tecnologici davvero innovativi come Krowd, il primo mezzo analitico al mondo per le comunità di Facebook, abbiamo sperimentato con l’ascolto delle reti sociali e sfatato alcuni miti consolidati nelle ricerche di mercato”.

Le connessioni avranno un ruolo sempre più integrato nella vita di tutti i giorni. E i social network potranno forse cambiare abito senza rinunciare al proprio potere.

“Pensiamo a quanto questa crisi da isolamento ha fatto avanzare l’uso della tecnologia e le abitudini di milioni di persone per rimanere connesse l’una all’altra. Inoltre, penso ad un futuro di micro-gruppi: vedo un trend in crescita, anche favorito dall’emergenza Covid19, di persone che vogliono aggregarsi in piccole comunità all’interno di grandi eventi o piattaforme enormi, come Facebook. Prediligeremo le connessioni con maggiore significato, lasciando un po’ da parte la fruizione social massificata a cui siamo stati abituati negli ultimi dieci anni”.

E i possibili scenari?

“Ne vedrei uno un po’ distopico in cui ognuno avrà un ‘punteggio social’. Per questo suggerirei a tutti di curare il proprio network e le proprie relazioni minuziosamente, perché il capitale umano potrebbe diventare una forma di investimento ufficiale. Poi co-creare il futuro che vogliamo e quindi coinvolgere da subito antropologi, psicologi e sociologi per evitare un finale alla Black Mirror”.

Dalla rassicurante Pieve Santo Stefano, Alessia Clusini ha scelto di vivere in una delle metropoli più ricche e popolose d’Europa.

“Londra è un’ottima connessione con i mercati globali, è un ecosistema dove il business è più semplice e si ha accesso ad un pletora di opportunità, aziende e soluzioni tecnologiche che in Italia purtroppo non abbiamo ancora. Ma resto molto attaccata alle mie origini e amo la Pieve e la nostra provincia con le dolci tradizioni e il profumo di casa. Con il mio compagno cerchiamo sempre di vivere alcuni mesi all’anno in Italia. Chissà se, finita la pandemia, riusciremo anche quest’anno”.

Consigli per un giovane che si affaccia al mondo del lavoro?

“Un paio di cose: di non fermarsi davanti a nulla e che non esiste un destino già scritto o un futuro garantito, nel bene e nel male. E poi, in particolare a questa generazione di nuovi adulti, di rivendere la propria esperienza con i mezzi e i canali digitali. Il loro punto di forza più grande è essere cresciuti durante una rivoluzione tecnologica e culturale, non va sprecato”.