Incontriamo don Mario la sera del 6 gennaio al Mar Yousef’s Pizza, il ristorante di cucina italiana nato nel 2017 all’interno del complesso della Saint Joseph’s Church di Amman, a pochi passi dalla celebre Rainbow Street, per garantire formazione ai profughi iracheni in fuga dall’Isis. Tra assaggi di pizza e focaccia, accompagnati da calici di preziosissimo vino rosso (merce rara da quelle parti), il nostro concittadino ci parla della sua lunga esperienza di missionario in Terra Santa, mentre uno staff di giovani ragazzi si occupa di accogliere gli avventori e gestire le varie attività di un locale molto frequentato da turisti e persone del posto. L’atmosfera è positiva: si respira voglia di fare, rispetto per il prossimo e tanta cordialità. La stessa che ho ritrovato durante tutta la mia permanenza in Giordania, una terra splendida che invito tutti a visitare.
Da qui l’ispirazione che oggi mi porta a raccontare i principali traguardi e gli obiettivi raggiunti in questi dieci anni da Habibi, associazione di solidarietà nata nel 2013 in Valtiberina per sostenere le attività di don Mario Cornioli, parroco biturgense che da oltre un decennio opera in Medio Oriente. “Tutto ha avuto inizio con un viaggio di un gruppo di amici a Betlemme e il successivo incontro con i bambini disabili della casa di accoglienza Hogar Niños Dios, dove svolgevo le mie attività con l’obiettivo di migliorare le condizioni sociali ed educative dei piccoli ospiti” racconta il parroco, confermando come da questa esperienza sia nata “una fortissima e toccante iniziativa di solidarietà che col passare del tempo ha coinvolto moltissime persone e realtà del territorio, alle quali sarò sempre grato”.
Sono molti, infatti, i soggetti che in questi anni hanno garantito il proprio supporto per contribuire a portare opportunità e diritti anche laddove sembrano non esserci. Il primo grande passo di questo percorso decennale è stato rappresentato proprio dall’intervento in Palestina in soccorso dei ragazzi con disabilità. “Ad oggi sono stati raccolti oltre 350.000 euro grazie alla generosità di tutti gli amici che hanno creduto in Habibi e hanno permesso di aiutare la “Casa dei bambini” a diventare sempre più grande e accogliente. Un luogo dove 38 bambini trovano il calore di una famiglia sempre pronta a prendersi cura di loro”.
Altri progetti e iniziative
L’impegno di Habibi si è successivamente evoluto in progetti ed attività sempre più complesse, ma costanti sono rimasti i valori e i principi ispiratori di solidarietà, accoglienza, fiducia e speranza. Da Betlemme, le attività si sono spostate anche in Giordania, dove l’associazione ha ampliato il proprio ambito di intervento. Ai 15 volontari della Valtiberina, si è affiancata una struttura operativa con referenti sul posto affiancati dal prezioso supporto dei collaboratori in Italia. “Abbiamo dato vita a nuovi progetti in ambito socio-economico e socio-sanitario a sostegno delle popolazioni più svantaggiate e in particolare i profughi iracheni, presenti in gran numero in Giordania, con una particolare attenzione a donne, bambini e disabili. Sono state avviate importanti collaborazioni con l’Università Cattolica, con la Confartigianato e in particolare con la Conferenza Episcopale Italiana che attraverso i fondi dell’8×1000 ha contribuito in maniera decisiva allo sviluppo dei progetti”.
In quest’ultimo ambito rientra ad esempio il laboratorio di Mar Yousef’s Pizza, avviato proprio grazie al contributo del Sacro Convento di Assisi, che ha visto il coinvolgimento dei richiedenti asilo iracheni nel ricevere corsi professionali da figure professionali italiane. Il progetto, sostenuto dall’Ambasciata Francese ad Amman, prevede la produzione di pizza al taglio, formaggi, pasta fresca e gelato grazie all’utilizzo di materie prime italiane e giordane e altri prodotti realizzati in loco quali mozzarella e primosale, marmellate e salse varie. “Garantiamo dei rimborsi a tutti rifugiati coinvolti nelle attività – tiene a precisare don Mario – ma soprattutto cerchiamo di fornire ai ragazzi quelle competenze professionali che in futuro ci auguriamo possano servire per il loro avvenire e migliorare le loro condizioni di vita. Questo progetto rappresenta una tappa intermedia per i giovani profughi, persone che qui ad Amman sono in larga parte in transito, in attesa di costruirsi un futuro altrove. L’ultimo bilancio dell’attività si è chiuso in pari, e questo ci permette di guardare con ottimismo alle prossime sfide”.
Un altro importante progetto in corso, i cui risultati sono visibili anche all’interno del complesso di Saint Joseph, è quello di Rafedìn Iraqi Girls, avviato nel novembre 2016 e rivolto in questo caso alle giovani donne irachene e le loro famiglie. “L’intento è quello di fornire una formazione professionale grazie al supporto di sarte e stiliste italiane che hanno insegnato loro come progettare i primi modelli. Sono state circa un centinaio le ragazze coinvolte nell’iniziativa, anch’essa supportata dall’Ambasciata Francese e Unicef Jordan”. I prodotti Rafedìn sono una combinazione tra il design italiano e i tessuti locali, riflettendo il forte legame che unisce Oriente e Occidente. Il laboratorio utilizza materie prime di alta qualità come la kefiah dai territori palestinesi, il cotone egiziano e tessuti di seta stampati provenienti dall’Italia. “Abbiamo cercato di creare uno spazio sicuro per le donne irachene, spesso considerate il gruppo più vulnerabile, dove poter socializzare e acquisire competenze tecniche. Quest’ultime potrebbero infatti rivestire un elemento di grande valore per un domani, contribuendo a migliorare le loro condizioni di vita”.
Questi sono solo alcuni tra i progetti messi in campo da Habibi. Nel solo 2021 l’associazione ha provveduto ad aiutare direttamente oltre 500 persone, ma sono più di 2.000 i soggetti che hanno beneficiato indirettamente di queste attività: corsi di formazione professionale in ambito agroalimentare e nella filiera artigianale, avviamento al lavoro, affiancamento ai servizi socio sanitari e scolastici locali e molto altro ancora. Come riportato nel bilancio sociale dell’associazione, recentemente diffuso, circa il 98% dei fondi raccolti da Habibi, pari a oltre un milione di euro, è stato destinato direttamente ai progetti sul campo.
La nostra conversazione con don Mario si conclude con una chiosa sull’importanza dello svolgere queste attività proprio in questo luogo del mondo: “Prestiamo servizio in una terra storicamente lacerata dai conflitti, e proprio per questo pensiamo che questo sia il posto dove stare per costruire una cultura di pace per un mondo ci auguriamo possa diventare sempre migliore. Un mondo dove ogni persona possa esercitare i propri diritti e gettare le basi per un futuro più equo per sé e per la propria comunità. Io sono la persona presente sul posto, ma tutto quello che faccio è il riflesso delle preziose attività organizzative e gestionali svolte in Italia dai nostri soci, una vera e propria famiglia”.
Per avere maggiori informazioni su Habibi e le attività dell’associazione è possibile scrivere a info@associazionehabibi.org.
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