A cavallo tra Valtiberina e Casentino, sulle orme di uno dei più grandi geni dell’umanità, c’è un luogo in cui la natura regna sovrana

Geolocalizzazione
Incastonato nella Valtiberina toscana, lungo la dorsale appenninica che separa l’Alta valle del Tevere dal Casentino e la Toscana dalla Romagna, Caprese Michelangelo è un luogo in cui la natura quasi incontaminata è custode di storie affascinanti, tracce di grandi personaggi e posti pittoreschi.
Conosciuta soprattutto per aver dato i natali a Michelangelo Buonarroti (1475/1564), genio del Rinascimento e dell’arte di tutti i tempi, di cui nel 2025 si celebrano i 550 anni dalla nascita, Caprese è una terra magica e silenziosa, che cambia colore in stagione, grazie ai suoi infiniti boschi di faggi, castagni e querce, che compongono ancora oggi uno scenario di commovente valore.

Da antico castello a podesteria
Caprese Michelangelo, forse sorto nell’alto medioevo, all’epoca delle lotte tra longobardi e bizantini, come borgo fortificato a controllo della valle del torrente Sigerna e del passaggio tra Casentino e Valtiberina, nell’XI secolo è documentato come castello appartenente a un ramo dei Barbolani di Montauto, signori di Galbino. Nel 1226 il fortilizio si mise sotto la protezione degli aretini.
Nel 1260 passò ai Guidi di Romena, finché fu conquistato nel 1324 da Guido Tarlati, signore e vescovo di Arezzo, dopo il lungo assedio condotto dal fratello Pier Saccone. L’impresa militare è ricordata anche in una scena scolpita a bassorilievo nel “Cenotafio di Guido Tarlati” del 1328, capolavoro scultoreo di Agostino di Giovanni e Agnolo di Ventura visibile nella parete sinistra della cattedrale aretina. Il territorio capresano rimase sotto Arezzo, salvo brevi parentesi perugine, fino alla caduta definitiva della città sotto Firenze nel 1384. Il castello si sottomise volontariamente e divenne una podesteria, che due anni dopo si dotò di uno statuto comunale. Dal 1428 Caprese e Chiusi furono riunite sotto la magistratura di un unico podestà.

L’arrivo di Ludovico Buonarroti in Valtiberina e Casentino
Tra i vari podestà che governarono Caprese e Chiusi per conto della Repubblica Fiorentina, il più celebre fu Ludovico Buonarroti, che ricevette l’incarico dal 30 settembre 1474 al 31 marzo 1475. Il 6 marzo 1475 nacque il figlio Michelangelo, scultore, pittore, architetto e poeta, uno dei massimi personaggi del Rinascimento. Ancora oggi è dibattuto il luogo preciso in cui venne alla luce il genio toscano. Caprese e Chiusi se lo contendono a suon di ricerche e pubblicazioni che sposano l’una o l’altra tesi. Il futuro artista visse poco tem po in terra aretina, perché a fine mandato il padre rientrò con la famiglia nella dimora in collina di Settignano, a nord est di Firenze, ma il borgo valtiberino ancora conserva e valorizza alcuni luoghi a lui legati dalla tradizione, come la casa natale e la chiesa dove fu battezzato. Dal XVI secolo la rocca di Caprese, da cui si godono panorami unici sulla Valtiberina e l’Alpe di Catenaia, cominciò a perdere d’importanza e nel 1783 cessò di essere una podesteria.

La rinascita nel segno del genio rinascimentale
Fino alla seconda metà dell’Ottocento il primo piano del Palazzo del Podestà, ovvero la casa natale di Michelangelo, fu la residenza della carica civile più importante nel governo di Caprese.
In vista del 1875, quarto centenario dalla nascita dell’artista, partirono i lavori di recupero della rocca e degli edifici ancora esistenti dentro le mura castellane, dopo un lungo periodo di abbandono e crolli. Nell’anniversario fu aperto al pubblico, nell’ex palazzo podestarile, il primo nucleo del Museo Casa Natale di Michelangelo Buonarroti. Nel 1910 fu inaugurato a destra della costruzione, dove erano i resti di un bastione settentrionale, il monumento dedicato a Michelangelo bambino, opera in bronzo di Arnaldo Zocchi inserita in un’edicola. Con il Regio Decreto del 9 febbraio 1913 il Comune di Caprese aggiunse al proprio toponimo “Michelangelo”, in onore del figlio più illustre.
Tra il 1958 e il 1964 furono intrapresi altri fondamentali interventi in vista del quarto centenario dalla morte dell’artista. Il più considerevole fu il recupero della Corte Alta, i cui ruderi di una torre quadrangolare e di ambienti trecenteschi vennero inglobati in strutture contemporanee per diventare spazi espositivi.
Anche i palazzi della Corte Bassa furono oggetto di lavori per creare un affascinante complesso museale a cui si accede dall’antica Porta del Castello sormontata da un delizioso campanile a vela del 1867. Gli interventi degli ultimi anni hanno portato alla complessiva risistemazione degli spazi e degli allestimenti, a nuove acquisizioni di opere e alla creazione della nuova biglietteria con bookshop al piano terreno di Palazzo Clusini, che prende il nome degli ultimi proprietari privati, ma che nel medioevo fu la sede della Cancelleria e del Deposito pubblico del sale.

Una terra costellata di eremi, antiche chiesette e minuscoli borghi ameni
Il territorio comunale di Caprese Michelangelo è scandito da significativi luoghi di arte e fede.
L’edificio religioso più famoso è la duecentesca Chiesa di San Giovanni Battista, subito fuori dalle mura, perché è quella dove fu battezzato Michelangelo l’8 marzo 1475. All’interno è ancora custodito un fonte battesimale in marmo del XIV secolo, mentre la campana è del 1297. Esterno alla cinta castellana è anche il piccolo Oratorio di Santa Maria delle Grazie.
A sud di Caprese, in direzione di Anghiari, si incontra la Chiesa di San Cristoforo a Monna, fondata nel X secolo dai monaci benedettini. Al suo interno si ammira un pluteo in pietra scolpito a bassorilievo dell’VII secolo. L’Abbazia dei SS. Martino e Bartolomeo a Tifi, in stile romanico, è citata dall’XI secolo come badia camaldolese. Isolata nella natura, si raggiunge percorrendo tre chilometri a est di Caprese, nei pressi di Ponte Sigerna. Sempre a oriente, non distante dalla strada provinciale che conduce a Pieve Santo Stefano, si trova la Pieve dei SS. Ippolito e Cassiano, in località San Cassiano in Stratino, documentata dall’XI secolo come chiesa battesimale. Nel XII secolo fu ceduta ai monaci camaldolesi e venne ristrutturata nella prima metà del Cinquecento, quando passò sotto la gestione dei benedettini di Firenze. Allo stesso periodo appartiene la terracotta invetriata attribuita a Santi Buglioni o Giovanni della Robbia, che raffigura la “Madonna con il Bambino incoronata da due angeli, tra i SS. Ippolito e Cassiano”.
Il Santuario della Madonna della Selva, in località Selva Perugina, nel percorso che collega Caprese Michelangelo a Ponte alla Piera, fu iniziato nel 1635, a un anno dall’apparizione della Vergine a una fanciulla.

San Francesco e Caprese, un rapporto intimo
Un capitolo a parte, nel patrimonio religioso di Caprese, lo meritano i luoghi collegati a San Francesco, che testimoniano il passaggio del “poverello d’Assisi” durante i suoi viaggi dall’Umbria al Sacro Monte della Verna. Oggi sono tappe del progetto “Le vie di Francesco in Toscana”, che anno dopo anno attirano sempre più pellegrini ed escursionisti da tutto il mondo.
L’Eremo della Casella, sul crinale dell’Alpe di Catenaia, è un romitorio sorto dopo il passaggio di San Francesco nel 1224, durante il suo ultimo viaggio di ritorno dalla Verna verso Assisi, mentre nella Chiesa di San Paolo a Monna dell’XI secolo, a sud di Caprese, secondo la tradizione sostò il frate umbro nel 1215. Nell’occasione il futuro santo aiutò a sistemare l’architrave di un’apertura laterale e nei pressi dell’edificio religioso fece sgorgare una sorgente d’acqua. Sempre a meridione, accanto alla Chiesa di Santa Maria in Zenzano, si osserva un masso dove San Francesco si sarebbe appoggiato per riposare durante un suo viaggio verso la Verna.

Castagne e funghi. Dalla natura i prodotti tipici capresani, tra un’escursione e l’altra
Per gli amanti del trekking, Caprese Michelangelo propone un’infinità di scelte. I Prati della Regina, ad esempio, si estendono tra le due principali alture dell’Alpe di Catenaia – il Monte Castello e il Monte Altucci – da cui si possono godere panorami straordinari. La Riserva naturale biogenetica di Poggio Rosso guarda invece la parte sommitale del Monte Fungaia ed è attraversata da una antica via della transumanza dagli Appennini alla Maremma. Alla Faggeta sono imperdibili le vedute sul Lago di Montedoglio e una bella fetta della Valtiberina. Ovunque si guardi, la natura regna sovrana nel territorio capresano. Il castagno, la quercia, il cerro e il faggio formano boschi in cui è un piacere passeggiare, ma che rappresentano anche una risorsa economica per gli abitanti del luogo, oggi come ieri. La qualità della castagna locale è certificata a livello europeo grazie alla istituzione nel 2009 del Marrone di Caprese Michelangelo DOP. Il mese di ottobre è nel segno della “Festa della Castagna” dove comprare il frutto che una volta era definitivo “pane dei poveri” o degustare i piatti tipici realizzati con la sua farina, come il castagnaccio o, detto all’aretina, il “baldino”. Caprese è anche sinonimo di funghi, in particolare quelli porcini, che si possono mangiare nei ristoranti e negli agriturismi della zona, mete immancabili degli amanti della buona cucina e dei sapori di una volta durante tutto l’anno.

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