Stefano Tenti ha dato lustro mondiale alla sanità Made in Arezzo. Con l’obiettivo di offrire cure chirurgiche della miglior qualità, a costi contenuti e con tempi rapidi, ha realizzato un progetto che sembrava utopia: Casa di cura Poggio del Sole, Sa.pr.a e Centro chirurgico toscano sono oggi strutture di eccellenza a cui si rivolgono migliaia di persone ogni anno

Ha dovuto scegliere: o filosofia o medicina. Due strade in apparenza inconciliabili, ma intraprese – entrambe con successo – all’università. L’ha spuntata la seconda, ma senza stravincere. Perché un grande medico è anche un po’ filosofo. Stefano Tenti è stato in grado di dar lustro mondiale alla sanità Made in Arezzo: Casa di cura Poggio del Sole, Sa.pr.a, Centro chirurgico toscano sono tappe che segnano la sua fortunata rotta lavorativa.

“La medicina non è una scienza esatta perché non può contare sulla perfetta ripetibilità delle situazioni. E la medicina percepita dal paziente non è mai scientifica, è quasi sempre relazionale. Mi affascinava filosofia ma credo di non averla mai abbandonata. Un dottore deve essere empatico, deve spingere il paziente a fidarsi di lui. Spesso deve farsi consegnare la vita nelle proprie mani. Occorrono competenze, preparazione e ovviamente lucidità, sangue freddo. Ma occorrono anche sensibilità, passione, capacità di percepire paure, timori, di ascoltare. E magari provare a sorridere. Un paziente ha bisogno di cure e di protezione”.

Era il 1995 quando il giovane Stefano Tenti, specialista in urologia e chirurgia d’urgenza, decise di licenziarsi dall’ospedale San Donato e intraprendere un percorso che potesse soddisfare le sue ambizioni e la sua idea di efficienza nelle prestazioni mediche.

“Non riuscivo a trovare il giusto spazio e notavo che molti meccanismi erano lenti e poco funzionali. Volevo creare una struttura che potesse erogare cure chirurgiche della miglior qualità a tutti coloro che ne avevano veramente bisogno. Quindi con costi bassi e con tempi rapidi. Diventò il mio obiettivo, la mission della mia vita”.

In quegli anni era in vendita la struttura di Poggio del Sole, casa di cura costruita nel 1924 dal dottor Federico Tanganelli con indirizzo esclusivamente oculistico a cui gli aretini erano, da sempre, legati e riconoscenti. Bombardata e ricostruita più volte nel corso della seconda guerra mondiale, l’azienda non smise mai di erogare i propri servizi e nel 1947 cambiò veste, aprendosi alla chirurgia generale e alle specialità chirurgiche.

“Quando acquistai la Casa di cura Poggio del Sole con alcuni soci e amici, l’edifico era fatiscente, gli ambienti inadatti; venivano eseguiti circa 500 interventi in un anno. Nel 2017 ne abbiamo portati a termine 7.850 compresi quelli complessi. Decisi di rinnovare completamente i locali, investendo sul comfort e sull’acquisto di moderne apparecchiature. Mi resi presto conto però che una cosa è operare, un’altra organizzare e gestire un ospedale. Non è stato semplice all’inizio districarsi fra burocrazia e pianificazioni. Ma le persone si fidavano, le soddisfazioni non mancavano e, anno dopo anno, io e Poggio del Sole siamo cresciuti insieme”.

Dal 2012, dopo un profondo restyling che ne comportò la provvisoria chiusura, la struttura si estende su 2.500 metri quadri, distribuiti su 4 livelli di cui uno interrato a cui si devono aggiungere gli 800 metri quadri del presidio ambulatoriale di via Eritrea.

Nel frattempo, l’anno precedente, la proprietà aveva deciso di ampliare le attività costruendo l’elegante presidio di via dei Lecci e trasferendo lì la sede legale dell’azienda. Dalle finestre del Centro chirurgico toscano, si possono ammirare le dolci colline, il centro storico di Arezzo, il lago e il prato sottostante dove godersi una rilassante passeggiata nel verde. Ottomila metri quadri di superficie, 8 sale operatorie, 75 posti letto, un ambulatorio senza appuntamento dove chiunque può recarsi per una visita immediata con tutti i tipi di prestazione diagnostica.

“Da sempre perseguo una modalità di cura efficiente e con minor spreco possibile. Di materiale, di energie, di tempo. I pazienti da noi trovano approcci differenti rispetto a quelli a cui sono abituati. Per esempio medici e non chirurghi seguono i degenti nel post operatorio. Questo perché i problemi più importanti che normalmente si verificano non riguardano le dirette conseguenze dell’intervento ma patologie diverse. E ancora, gli ambulatori sono da un’altra parte rispetto alle sale operatorie in modo da ottimizzare i tempi e proiettare il chirurgo su un’attività specifica. Inoltre i pazienti sono divisi per intensità di cure e non per reparto come avviene con la sanità pubblica”.

La Società è oggi un’azienda modernamente organizzata che gestisce presidi ospedalieri privati a indirizzo chirurgico, autorizzati dal comune di Arezzo e accreditati con la Regione Toscana e con il Servizio sanitario nazionale nelle discipline di chirurgia generale, oftalmologia, ortopedia, otorinolaringoiatria, urologia. Nell’aprile del 2016 il Centro chirurgico toscano ha ottenuto il prestigioso accreditamento Joint commission international, unico in tutta l’Italia centrale. Ci lavorano oltre 200 medici fra cui specialisti famosi in tutto il mondo. Come Guido Barbagli, luminare per l’uretra; Giovanni Natalini, ex direttore clinico all’ospedale di Perugia specializzato in chirurgia generale; Giancarlo Guizzardi, neurochirurgo, ex direttore di chirurgia a Careggi; Enrico Castellacci che, fra le tante cose, è stato medico della nazionale di calcio. E, con persone che arrivano da ogni angolo del pianeta per farsi curare, al Centro chirurgico toscano si parlano diverse lingue: collaborano traduttori e mediatori culturali che possano seguire lo straniero e comunicare ogni necessità. Tanti i nomi importanti della politica, dello sport e dello spettacolo che hanno attraversato quei corridoi.

La moglie di Stefano, Ambra, ha lasciato il proprio impiego in banca per stare accanto al marito. Adesso è responsabile del personale e degli acquisti di tutto il gruppo. I figli lavorano ciascuno in un differente settore: Giulia, otorinolaringoiatra, è responsabile del blocco operatorio; Gabriele, laureato in economia aziendale è amministratore delegato della Sapra Sanità srl e responsabile del Sapra safety, medicina del lavoro e formazione; infine, Cristiana, ingegnere, segue in prima persona lo sviluppo e l’utilizzo delle nuove tecnologie.

La cartella clinica dei pazienti è completamente informatizzata ed il riconoscimento avviene sia attraverso l’utilizzo di un braccialetto identificativo sia con la rilevazione dell’impronta digitale, raccolta al momento dell’accettazione. Altro strumento di ultima generazione ideato al Centro chirurgico è Semews: un dispositivo medico indossabile per la rilevazione dei parametri vitali, ideato per garantire il monitoraggio automatico e costante delle condizioni cliniche dei ricoverati. In caso di valori alterati, invia subito un segnale al personale medico. Non esistono sbarre ai letti, usate spesso per gli anziani che hanno subito un’operazione e non possono scendere senza un adeguato supporto.

“Accade spesso che, nel tentativo di scavalcare la barriera, si facciano ancora più male. Così una fotocellula avverte con un allarme l’infermiere, se un paziente cerca di alzarsi. Contemporaneamente una voce perentoria ordina al degente di non muoversi, ma ha il solo scopo di smarrirlo momentaneamente e dare il tempo all’infermiere di intervenire”.

A Stefano Tenti è legato anche un altro prestigioso nome nell’ambito della medicina aretina, quello della Sa.pr.a (sanità previdenza autonoma). Nata come una cooperativa attraverso cui garantire ad artigiani e commercianti le migliori prestazioni sanitarie a costi contenuti, oggi è un centro sanitario polispecialistico all’interno del quale operano oltre 70 professionisti tra medici, biologi, tecnici di laboratorio, infermieri e operatori socio sanitari. Sa.pr.a sanità è riuscita inoltre a espandersi a livello nazionale nell’erogazione di consulenze e informazioni nell’organizzazione sanitaria all’interno di aziende, diventando un punto di riferimento in materia di salute e sicurezza nei posti di lavoro.

“Prossimamente inaugureremo un ambulatorio a Tirana moderno ed efficiente. Alla stessa cifra che un utente pagherebbe nella sanità pubblica albanese noi comprendiamo il servizio migliore, il trasporto e il soggiorno”.

Gli occhi di Stefano guardano lontano ma i suoi piedi sono ben piantati nella città dove è nato e cresciuto.

“Arezzo è una città splendida da un punto di vista storico e culturale. Ma ha un altro valore impagabile che pochi considerano: gli aretini, che hanno l’attitudine all’impegno, al lavoro, all’imprenditoria. Possiedono idee e energie superiori: dovremmo solo provare a metterle insieme per remare tutti in un’unica direzione”.

La Politica

“Non saprei dire cosa sia diventata oggi la politica. So cosa dovrebbe essere: la più nobile delle arti. Che insegna a guardare lontano, insieme”. Stefano Tenti, da ragazzo, ha militato nella Dc di Arezzo insieme a Giuseppe Bartolomei, Giuseppe Fornasari e Giuseppe Fanfani. Non solo una scuola politica ma una scuola di vita per scoprire il valore del “bene comune”, riconoscendo la dignità della persona umana nella sua dimensione individuale e collettiva. Lo scorso anno, insieme a Camillo Brezzi, preside della facoltà di lettere di Arezzo e ad alcuni amici, ha dato vita ad un corso di formazione politica della durata di quasi dodici mesi. Un appuntamento a cui hanno partecipato circa 30 persone e che sarà probabilmente replicato nel 2019 dato l’entusiasmo che ha accompagnato ogni lezione.

“Coloro che decidono di mettersi in politica dovrebbero avere almeno tre requisiti fondamentali: primo, una sana ambizione perché non manchino mai la passione e la ricerca di nuovi obiettivi; secondo, la consapevolezza che il requisito numero uno non deve mai prevalere sul servizio, sul desiderio di mettersi a disposizione degli altri e per una causa comune; terzo, competenza e preparazione. E’ un delitto lasciare qualcosa di prezioso come la politica in mano a incompetenti o avventurieri”.