Dietro allo pseudonimo del fenomeno editoriale, con numeri da far impallidire anche sui social, c’è un ragazzo aretino. Ecco la storia di Alessandro Perugini, fumettista e content creator
Umiltà, simpatia, serietà professionale. Se dovessimo definire Alessandro Perugini, grafico pubblicitario, fumettista e content creator, queste sono solamente alcune delle qualità di questo ragazzo aretino, classe ’82, che con il marchio Pera Toons, edito da Tunué, è diventato il numero uno nelle classifiche dei libri venduti e sui social. Un po’ di numeri? Più di un milione e mezzo di libri venduti, aspettando le edizioni straniere, 2,6 milioni di follower su TikTok, 1,4 milioni su Instagram, 930mila su YouTube e 630mila su Facebook; più altri 2 milioni di persone nel mondo, soprattutto da Brasile e Spagna. Laureato allo IED di Milano nel 2007, dopo anni di grafica pubblicitaria tra beni di lusso e food, esplode su Instagram con il format Chi ha ucciso Kenny?, pubblicato anche negli Stati Uniti. Ridi che è meglio, venduto in più di 100mila copie, è stato la sua consacrazione, seguito a ruota dal successo di Sfida all’ultima battuta. RIDERE, il suo undicesimo e, per adesso, ultimo libro, è uscito il 1° ottobre e sarà uno dei casi editoriali di questo Natale. Un successo che ha conquistato i ragazzini e le ragazzine dagli 8 ai 14 anni, che ha radici profonde e che nasce da una miscela di competenze e di talento che Alessandro Perugini ha saputo amalgamare ottimamente, avendo anche la pazienza di saper aspettare e riuscendo a non farsi travolgere dai numeri e dalla notorietà.
Pera Toons è un marchio di successo, riconosciuto e riconoscibile, italiano e internazionale. Qual è il suo segreto?
Direi che non ne esiste uno solo, ma piuttosto tanti piccoli fattori che hanno contribuito alla realizzazione di questo mio sogno. Il primo è stato pormi un obiettivo chiaro: creare una community sui social. Il secondo è stato la costanza, mantenuta giorno dopo giorno nel pubblicare contenuti di intrattenimento. Il terzo fattore è stato la fortuna di possedere un talento utile, come quello per il disegno e le freddure, e di trovarmi nel posto giusto al momento giusto. Infine, il quarto fattore è la passione per quello che faccio: mi piace e mi diverte, almeno nella maggior parte dei casi.
Numeri impressionanti, sia per libri venduti che per follower sui social. Quanto orgoglio e quanta responsabilità?
Eh sì! Ancora faccio fatica a rendermene conto. Ogni tanto ci penso e mi dico: “Cavolo, che soddisfazione!”. Poi, naturalmente, arriva anche un po’ di ansietta, perché mi rendo conto di avere una grande responsabilità, soprattutto verso il pubblico più giovane che mi segue.
Come e quando hai scoperto di saper far ridere?
È una cosa che ho sempre avuto, ma è esplosa alle medie, quando capii che un modo eccezionale per attirare l’attenzione era fare battute e far ridere. Non ci misi molto a capire che dovevo unire la mia passione per il disegno con il desiderio di far ridere. Così in quegli anni, complice anche il fatto che leggevo Lupo Alberto, iniziai a disegnare le mie prime vignette.
In Pera Toons c’è la sintesi, perfetta, di tutte le competenze che hai acquisito: qual è stato il tuo percorso formativo?
Ho frequentato un’università di grafica pubblicitaria a Milano (IED), dove ho imparato a usare i programmi di grafica e a prendere confidenza con il mondo delle arti visive. La maggior parte delle competenze che applico oggi, però, le ho acquisite durante gli anni di lavoro a Milano, nel settore dei beni di lusso, e a Perugia, dove ho lavorato principalmente nel settore del food.
Si narra che tu sia stato un gamer incallito, quanto ha influito questo nella riuscita del tuo progetto social?
I videogiochi sono stati per anni uno dei miei hobby preferiti (adesso ho smesso). Credo che anche questa passione abbia influenzato il progetto Pera Toons, soprattutto nella parte riguardante la crescita sui social network, dove ho adottato un approccio simile a quello dei videogiochi, in cui devi aumentare di livello.
E in quello editoriale?
Nel campo editoriale, direi che la mia passione per i fumetti ha avuto un’influenza decisamente maggiore, soprattutto quelli a strisce come Lupo Alberto. È grazie a questi che ho iniziato a creare vignette divertenti e, per fortuna, anche libri!
Da tutte le parti ci ripetono che il talento è solo una piccola percentuale nella riuscita di un progetto, mentre quella più importante è legata alla costanza, alla determinazione e alla ripetizione quotidiana del lavoro. Sei d’accordo?
Sì, sono d’accordo. Tuttavia, il talento può facilitare le cose e accelerare il processo di crescita. Per questo motivo, all’inizio ho detto di aver avuto la fortuna di possedere il talento per il disegno. Che poi è un talentino, eh! C’è molta gente più brava di me a disegnare!
Ai ragazzi e alle ragazze si dice spesso di stare lontani dai device elettronici e dai social perché non ne ricaveranno niente. Nel tuo caso, invece, è stato esattamente l’opposto. Cosa non capiscono gli adulti e cosa consiglieresti ai giovani?
Per me l’importante è trovare un equilibrio per quanto riguarda l’utilizzo dei dispositivi elettronici. Da una parte, le nuove tecnologie possono aiutarti tantissimo, come è successo nel mio caso. Dall’altra, invece, possono toglierti molto tempo e soprattutto motivazione, perché il cellulare dà delle gratificazioni immediate e ti demotiva a fare le cose importanti, tipo lo studio, il lavoro, lo sport e soprattutto essere presente e sociale con le persone reali. Io, per esempio, un po’ lo soffro il telefono, perché con il fatto che devo controllare gli andamenti dei social, poi succede che rimango incantato a guardare cose inutili.
Quando hai capito che ce l’avevi fatta, che avevi sfondato?
Ci sono stati tantissimi momenti stupendi in questo viaggio da fumettista e content creator. Probabilmente il momento migliore è stata l’esplosione che ho avuto nell’editoria nella primavera del 2022. Lì mi sono reso conto di avere creato qualcosa di speciale. Va detto anche grazie alla mia casa editrice: Tunué!
Qual è stato, invece, se c’è stato, il momento più difficile?
Il momento più duro è stato dopo sei mesi dall’uscita del mio primo libro di delitti. Lì mi sono reso conto che il settore dell’editoria era molto duro e che non sarebbe stato per nulla facile monetizzare in quel campo. Nel frattempo, i miei social non andavano al top perché stavano iniziando a stufare gli enigmi. Per fortuna mi sono risollevato grazie alle freddure, alle barzellette, ma soprattutto grazie al formato video, dove ho potuto arricchire i miei disegni con la mia voce.
Una giornata tipo di Alessandro Perugini alias Pera Toons?
Sveglia alle 6. Lavoro un’oretta sulle cose più difficili e poi faccio colazione con la famiglia. Verso le 8 riprendo a lavorare fino alle 12:30 su cose abbastanza impegnative, come la scrittura e il disegno di battute. Un paio di volte a settimana vado a nuoto all’ora di pranzo e poi il pomeriggio riprendo a lavorare fino alle 18. Poi sto con mia figlia Arianna e mia moglie Elisa. Alle 22 tutti a letto!
Che rapporto hai con Arezzo?
Un ottimo rapporto! Infatti, dopo molto girovagare (Milano e Perugia), sono tornato ad abitare vicino ad Arezzo (Tegoleto) per stare accanto ai parenti e agli amici.
C’è un luogo particolare che ami più degli altri?
Il prato e la fortezza! Sono troppo belli!
Riesci, nonostante i tuoi molteplici impegni, a vivere la città?
In centro vado al massimo una, due, volte a settimana. Magari per andare a cenare fuori o fare una passeggiata. I posti che frequento di più sono la piscina comunale e il parco Giotto, dove porto mia figlia a giocare.
Quanta aretinità c’è in Pera Toons?
A livello dialettale, poca. Qualche volta mi scambiano anche per perugino. Però, come tipologia di battute, si può dire che preservo quel cinismo e quella sfrontatezza tipica del toscano, e quindi anche dell’aretino.
La provincia, per gli outsider, può essere un freno o un trampolino: per te cosa è stata?
Di questi tempi, dove possiamo lavorare tranquillamente da remoto, rappresenta sicuramente un vantaggio. Vivere in luoghi a misura d’uomo aiuta anche nel lavoro e soprattutto nella creatività. Comunque, consiglio a tutti, se possono, di farsi un’esperienza anche in grandi città come Milano, perché lì si impara molto.
Senti di dover ringraziare qualcuno per quello che sei riuscito a fare?
Dovrei ringraziare tante persone! La prima è mia moglie Elisa, che mi ha sempre aiutato a migliorarmi, poi il mio babbo, che fin dall’inizio aveva capito che Pera Toons avrebbe funzionato, poi mia mamma, che mi ha fatto conoscere i fumetti e l’ironia, poi tutti i colleghi avuti nelle mie esperienze lavorative che mi hanno insegnato molto, poi i miei editori, e infine mia figlia, che è stata la mia portafortuna. Infatti, lei ha 7 anni, come ha 7 anni anche il progetto Pera Toons… non è un caso.
Con Pera Toons hai conquistato bambini e ragazzi, bambine e ragazze, come ci sei riuscito?
Sicuramente grazie al format delle freddure e delle barzellette. A loro piacciono tantissimo. Poi ci sono riuscito soprattutto grazie a YouTube, che è il social numero 1 per quella tipologia di pubblico. Adesso che so che molti di quella età mi seguono, devo però essere più family-friendly… ma mi va bene così!
Riesci a conquistare anche gli hater?
Penso di sì. A volte capita che qualcuno faccia una critica, ma poi nei video successivi arrivano i complimenti. Quindi non ce l’han- no mai con me… al massimo si arrabbiano per una battuta specifica. Ascolto molto le critiche, ed è anche grazie a queste se ho potuto migliorare i miei contenuti.
Cosa ti piace di più del tuo lavoro?
Sapere che tantissime bambine e bambini leggono i miei libri e guardano i miei video. Questa è una soddisfazione immensa.
E di meno?
Quando i post non vanno bene e la dipendenza dai numeri: visualizzazioni, like, ecc.
Com’è la vita di Alessandro Perugini oltre Pera Toons?
Direi bella: famiglia, nuoto e vacanze.
Quando è uscito il tuo ultimo e undicesimo libro?
È uscito il primo ottobre e si chiama RIDERE! È un libro con una storia misteriosa e lunga, arricchita da centinaia di battute.
E dove ti potranno trovare i ragazzini e le ragazzine?
In tutte le librerie, fumetterie, online e nella grande distribuzione.
Tra un po’ è Natale: saluta i nostri lettori con una battuta delle tue!
Sapevate che Babbo Natale negli Stati Uniti non scende dai camini? Perché è claus-trofo- bico… Buon Natale!