Benedetta Calchetti, neurologa e scrittrice, racconta la sua vita tra il camice e i fogli bianchi da riempire di storie

Nata ad Arezzo, Benedetta Calchetti è una rinomata neurologa, dedita alla scrittura di romanzi. I suoi tre libri fino ad oggi pubblicati, hanno riscosso e continuano a riscuotere notevole successo.
“Ho avuto un’infanzia solitaria, ho sempre amato stare per conto mio e perdermi nei miei mondi fantastici. Spesso i miei compagni erano matite, pennarelli e fogli bianchi, per disegnare gli universi che immaginavo. Ho iniziato a scrivere diari molto presto e non mi sono mai fermata”.

Fin da piccola scriveva fumetti, costruendo storie e disegni. A 16 anni ha terminato il suo primo manoscritto, che è ancora nel cassetto e che prima o poi spera di poter terminare e pubblicare.
Dopo le scuole medie, Benedetta ha scelto di frequentare il liceo scientifico e poi medicina all’Università, proseguendo con la specializzazione in neurologia: “Il liceo classico e poi la facoltà di Lettere, sarebbero stati più nelle mie corde. Il mio sogno era diventare scrittrice o giornalista, ma il destino mi ha portato su una strada diversa. Ho poi realizzato che la passione per la scrittura avrei potuto coltivarla indipendentemente dal lavoro”.
Benedetta è quindi passata dall’essere una bambina molto creativa, che amava fantasticare, ad essere una donna medico, molto concreta e razionale. In lei, la passione per la scrittura è sempre andata di pari passo con il desiderio di poter aiutare le persone: “Ho fatto Medicina proprio con questo spirito e allo stesso tempo non ho mai smesso di scrivere”.

Sono tre i libri pubblicati fino ad oggi da Benedetta: “La magia di Emma”, uscito nel 2010, “La donna sbagliata”, pubblicato nel 2017 e il più recente, “La domanda”, stampato nel 2022. Tre libri molto diversi tra loro, con un punto che li accomuna, la famiglia.
Quanto di te c’è in questi libri?
“Tanto. Nel primo emerge la me bambina, con la testa fra le nuvole. Parlo molto della mia infanzia trascorsa al mare e della mia famiglia. Sono molto legata alla storia di Emma. Il secondo libro si ispira invece alla storia della mia nonna, una grande donna che ben 75 anni fa si è ritrovata a crescere da sola una bambina. Il terzo parla di un nonno, e nello specifico di quel nonno che non ho mai avuto e che mi sono costruita nella mente. E poi, i personaggi principali dei tre libri, sono tutti miei alter ego in qualche modo”.
Sì, perché Emma vuole diventare grafica pubblicitaria, Celeste del secondo libro è una giornalista e Tecla del terzo è un’aspirante scrittrice.

Una donna medico che scrive libri di che genere?
“Il primo libro è onirico-surreale e nel racconto c’è anche qualcosa del mio lavoro, perché tocco una patologia neurologica importante, l’Alzheimer. Nella mia quotidianità in ospedale mi capita spesso di visitare persone affette da questa patologia, ed è sbagliato considerarle svuotate della loro vita solo perché hanno problemi di memoria: in realtà mantengono la propria emotività ed è possibile entrare in contatto con loro con dei canali non convenzionali. Il secondo libro è invece una sorta di noir-giallo in cui si intrecciano le storie di più personaggi, e il terzo è un mystery-fantasy”.
Il manoscritto più recente, pubblicato a giugno dello scorso anno, è ambientato ad Arezzo, che Benedetta descrive come una città magica e misteriosa, regalando al lettore dei luoghi poco frequentati e conosciuti sia dai turisti che dagli aretini stessi.

Ma come si vive questo doppio ruolo di medico e scrittrice? Come si fa a conciliare una professione impegnativa dal punto di vista emotivo per poi tornare a casa, togliere il camice e lasciarsi andare a racconti a tratti anche fantastici?
“Sono due ruoli che convivono molto bene, perché la scrittura per me è terapeutica: riesco ad evadere dalla quotidianità perché ho bisogno di alleggerire tante cose che mi rimangono attaccate addosso dalla giornata lavorativa in ospedale. Vivo delle situazioni anche pesanti: essere medico dà grandi soddisfazioni, ma le cose a volte non vanno come vorresti, ed è davvero difficile. Scrivere mi aiuta”.

Il terzo libro, “La domanda”, è uscito neanche un anno fa. Sei già al lavoro per scrivere qualcos’altro?
“Ho già iniziato a scrivere il seguito dell’ultimo libro pubblicato, il finale è aperto, quindi mi piacerebbe poter pubblicare la seconda storia il prima possibile, non tra cinque o sei anni!”
Una curiosità: perché il titolo “La domanda”?
“L’idea non è la mia, ma di una persona che ho conosciuto in ospedale e che un giorno mi propose di scrivere un libro dandomi uno spunto molto curioso: un concorso speciale, non di lavoro, che se viene vinto permette di fare una domanda ad una persona che non c’è più. Chissà se Tecla riuscirà a vincerlo”.