Compie 60 anni la storica Autoscuola Moderna di Arezzo.
Fondata nel 1965 da Gaetano Fanfani, è adesso portata avanti con passione e dedizione dalla figlia Laura e da suo marito Massimo.
Non solo un edificio con aule e simulatori, ma un piccolo luogo di crescita,
un crocevia di sogni e paure, di incertezze e speranze
Ci sono momenti nella vita che segnano un prima e un dopo, piccole rivoluzioni personali, forse tappe scontate della crescita, ma che dentro portano il peso di una trasformazione profonda. A diciott’anni tutto cambia: si diventa ufficialmente adulti, si acquisiscono diritti e doveri nuovi, si può votare, firmare le giustificazioni scolastiche in autonomia, essere pienamente responsabili delle proprie azioni. Ma tra tutte queste conquiste, ce n’è una che, per un neodiciottenne, ha un sapore speciale: prendere la patente. Il documento che non è solo un permesso di guida, ma una dichiarazione di indipendenza. È la prima vera chiave della libertà, il simbolo di un nuovo modo di stare nel mondo, con le mani sul volante e il futuro da raggiungere dopo la prossima curva.
Forse per questo il luogo che permette tutto ciò resta indelebile nei ricordi. L’autoscuola non è solo un edificio con aule e simulatori, ma un piccolo luogo di crescita, un crocevia di sogni e paure, di incertezze e speranze.
L’Autoscuola Moderna di Arezzo nasce nel 1965. Forse prima, in realtà. Ma non esistevano file su computer e i primi registri vagamente comprensibili che Laura ha ritrovato sono di quel periodo. Il suo fondatore, Gaetano Fanfani, ha dedicato la sua vita a quelle stanze. Ha dedicato la sua vita a ogni ragazzo, a ogni ragazza che varcava la soglia della sua attività con l’entusiasmo di conquistare un pezzetto di avvenire.
“Una volta il maestro di guida era un personaggio stimato nella comunità. La prima cosa che mi viene sempre in mente quando penso al mio babbo è il suo sorriso. Lo aveva sempre, lo distribuiva a tutti. Insieme a qualche nocchino, magari. Di incoraggiamento. Lui era spiritoso, brillante, con una parola gentile per tutti, non l’ho mai visto arrabbiato. La sua voce calma, esperta, paziente non era solo una guida lungo le strade cittadine, ma anche attraverso il labirinto delle insicurezze tipiche dell’adolescenza inoltrata. Aveva un grande amore per i giovani. Per molti di loro il mio babbo era quella figura adulta fuori dalla famiglia a cui affidarsi per imparare qualcosa che significasse più che girare un volante o cambiare marcia: significava imparare a muoversi nel mondo con consapevolezza e responsabilità. Quella patente, consegnata con qualche battuta e lo sguardo compiaciuto, era il primo vero attestato di fiducia che la società offriva a un diciottenne”.
Gaetano era nato a Pieve Santo Stefano e, dopo anni da pendolare, negli anni ’70 si trasferì ad Arezzo con la moglie Maria Luisa, che ha sempre lavorato al suo fianco, lui in macchina e lei in ufficio. L’autoscuola non veniva considerata solo un’attività: era quasi una missione, una seconda casa per tutta la famiglia.
“Quando ero piccola – racconta Laura guardandosi intorno – passavo tanto tempo qua, dentro la scuola. Facevo i compiti, mangiavo, aiutavo anche nelle piccole cose. E ricordo che giocavo con una bambina che abitava accanto. La scuola era casa mia. Ed è vero che mi portava via i genitori per tanto tempo ma non credo di averla mai odiata. A 17 anni ho iniziato a lavorarci e dopo la maturità sono entrata a tempo pieno”.
Per anni Laura ha respirato l’aria di passione e dedizione che il padre metteva nel suo
lavoro. “Il babbo diceva sempre: guarda che fortuna che ho, con questo lavoro non invecchio mai. E aveva ragione, perché quando ci ha lasciati nel 2004, sembrava ancora un ragazzo”. Il 26 dicembre di quell’anno un incidente stradale portò via Gaetano. Un lutto che scosse l’intera comunità. Sembrava quasi che tutta Arezzo si fosse fermata il giorno
del funerale. Laura non poteva lasciare che tutto quello che il padre aveva costruito andasse perso. “Linda, mia sorella, aveva una situazione familiare e lavorativa che non le permetteva di dedicarsi all’autoscuola, mentre io sentivo che dovevo continuare. Era un pezzo di lui che volevo portare avanti”. E così ha fatto. Ha preso in mano le redini dell’Autoscuola Moderna e, con il tempo, l’ha fatta crescere. Per anni ha lavorato da sola, poi è entrato anche Massimo, adesso suo marito. Anche grazie a lui, nel 2018, sono riusciti ad aprire una seconda sede a Foiano della Chiana. “Un piccolo successo che mi rende tanto orgogliosa. So che il babbo sarebbe molto felice” dice Laura con
un sorriso.
Situata da sempre in via Leone Leoni, l’Autoscuola Moderna ha cambiato spesso d’abito ma mai carattere. È ancora un luogo di incontro, di scambio, di crescita. “Quando facciamo le guide, i ragazzi si raccontano, si aprono. E io imparo tanto da loro. Lavorare non mi affatica, non mi è mai pesato. Riconosco di avere la stessa passione di mio padre” dice Laura. “Certo, i tempi sono cambiati. Oggi vedo i giovani più spenti, meno entusiasti. Anche l’esame di guida non lo vivono con la stessa adrenalina e felicità di un tempo. Spero sia solo una fase passeggera”. Ma l’autoscuola Moderna rimane un punto fermo nella comunità aretina. Ogni anno si iscrivono centinaia di ragazzi e ragazze, e Laura ormai conosce tutti.
“Quando esco, che sia per fare la spesa o prendere un aperitivo con gli amici, tutti mi fermano, mi salutano, mi raccontano le loro vite. Li ho visti nel momento in cui diventavano adulti e mi piace pensare di essere stata un piccolo tassello del loro percorso”.
Ora sono i figli e i nipoti di quegli stessi ragazzi che, tanti anni fa, prendevano la patente con Gaetano. Oltre a Laura e Massimo, oggi lavorano nell’attività anche Fabrizio e Mirko, preparati e competenti, che sono sia istruttori di guida che insegnanti di teoria.
Negli anni i banchi di quell’aula hanno accolto anche cambiamenti e importanti trasformazioni.