Uno degli aspetti su cui la letteratura legata alla psicologia umana si è soffermata più volte in ogni epoca è proprio l’influenza che i genitori esercitano sui figli, in maniera diretta o indiretta: temi, saggi, documentari, film sono solo alcuni degli espedienti utilizzati per trattare l’argomento. Ma cosa c’entra questo discorso con la nuova iniziativa della “Piazzetta delle chiacchiere” messa in atto nel piccolo borgo di Poppi in Casentino? Perché prima di tutto, questa della piazzetta, è sicuramente una storia di amore filiale e di come un’idea scherzosa di un babbo si sia trasformata in un’opportunità di scambio di idee grazie a una figlia.
È proprio grazie a Mario Lavore poppese doc anche se non di nascita che un piccolo angolo del centro storio del paese ha preso il nome di “Piazzetta delle chiacchiere”: acuto e pungente osservatore della realtà Mario, da anni abitante in quelle viuzze, ha deciso di sottolineare il passatempo preferito delle persone che vivono in un piccolo paese appunto “lo stare a chiacchiera” per passare il tempo e le lunghe giornate. Proprio per questo decise di apporre un cartello grossolano di legno con sopra scritto a pennarello per rivendicare quello come luogo di elezione delle chiacchiere. Il cartello che scrisse era attaccato quasi per caso ma, dal momento che, chi passava lo fotografava anche l’amministrazione comunale ha permesso che rimanesse in quell’angolo sotto alle logge:
«A Poppi ricordano tutti il mio papà proprio per questa simpatia e per questo suo sarcasmo pungente. Era un osservatore e proprio grazie al fatto che avesse nominato quel angolino sotto le logge con questo simpatico appellativo si ricordano in tanti di lui e in tanti pensano a lui con grande affetto. Lui è stato un buon cittadino di Poppi ed è bello ricordare come era anche attraverso questa cosa. La casa sotto le logge è stata da tempo venduta ma l’indicazione è rimasta grazie al nuovo proprietario, l’architetto Fabio Biancucci che ha ricreato l’insegna in un materiale più resistente e duraturo» racconta la professoressa Carla Lavore.
Proprio Carla, figlia di Mario, ha deciso a poco tempo dalla scomparsa del suo babbo di riprendere in mano questa idea per creare uno spazio nuovo di condivisione, un luogo non luogo, dove le persone potessero incontrarsi per … stare a chiacchiera. Questo progetto vuole proporre la riflessione attraverso diversi stimoli come libri, canzoni, poesie, workshop, cicli di conferenze e momenti di incontro di varia natura. In realtà non c’è mai stato un progetto iniziale.
«Ho pensato che sarebbe stato bello creare uno spazio libero, questo luogo non luogo dove la gente possa esprimersi, parlare, condividere idee. Dico luogo non luogo perché comunque queste riunioni non vengono svolte esattamente nel piccolo spazio sotto le logge dove il mio babbo aveva “creato” la piazzetta essendo molto piccolo per accogliere troppe persone. Spesso si ritiene che “stare a chiacchiera” significhi parlare di cose futili e senza interesse ma in realtà nello stare vicini l’uno all’altro, gli esseri umani esprimono tanto della loro natura. A me piaceva proprio l’idea di condivisione, di stare insieme, soprattutto dopo tutti questi anni in cui le persone erano un po’ solitarie. Quindi io ho fatto il logo e la pagina su Instagram ed è iniziata questa avventura. Quello che è ora la Piazzetta non era sicuramente nelle intenzioni del mio papà ma credo ne sarebbe stato fiero».
Il passo successivo è venuto da sé infatti la dottoressa Denise Pantuso, psicoterapeuta che era venuta a conoscenza del progetto, ha proposto un primo incontro su alcuni passi del testo “Le non cose” del filosofo coreano Byhung – Chun Han e ad agosto grazie anche all’aiuto dell’artista Sara Lovari, che ha messo a disposizione lo spazio antistante il suo atelier, è stato possibile fare il primo incontro. La piazzetta si basa proprio su questo e non si appoggia a nessuna associazione o realtà terza proprio perché nell’intensione della sua creatrice deve rimanere una cosa libera:
«La cosa straordinaria è che in questo primo incontro abbiamo unito persone che avevano un dottorato e persone che hanno fatto la terza media ma, tutte hanno parlato, hanno condiviso, hanno capito, nessuno si è vergognato a dire la propria opinione o il proprio pensiero senza snobismi senza giudizi ma solo con il piacere di condividere, stare insieme e fare due chiacchiere su un argomento un po’ diverso. Nella piazzetta le persone si devono sentire a proprio agio, si devono sentire libere di esprimersi ed anche di proporre».
Chiunque fosse interessato a rimanere in contatto con le attività della Piazzetta delle Chiacchiere potrà seguire le iniziative sulle sue pagine Facebook e Instagram.