Riccardo Biagioni, Matteo Nardi e Xueding Dong, giovani imprenditori di 35 anni, hanno unito creatività, esperienze ed energie per dar vita a un’idea ambiziosa. Il nuovo locale è un ristorante dal menù ricco di devozione, rifugio di sapori fusion dove oriente e occidente si incontrano per regalare un’esperienza intrigante. Ma anche il luogo perfetto per un aperitivo d’eccellenza e, nel dopo cena, moderno lounge bar.

Spazi ampi e ariosi, l’eleganza del nero alle pareti, pennellate di bosco sul bancone centrale, il calore del legno grezzo sui tavoli, la raffinatezza di particolari verniciati in oro. E all’esterno contrasti ragionati e armonici. Le piastrelle color sabbia formano dolci onde che si infrangono sui mattoncini rossi della struttura, che conserva l’originale stile industriale. I tavoli e le sedute dai toni bruni si dispongono fra il verde delle siepi e la limpidezza dell’acqua adagiata in piscina.


Il nuovo locale Myura, in via Setteponti, riesce a conservare aspetti caratteristici del vecchio Sugar Reef Musicology, tanto caro agli aretini, pur rinnovandosi nello stile e imponendo la propria personalità. Atmosfera e ottimo cibo vanno di pari passo.
“L’idea – raccontano i tre soci – era quella di aprire un locale di cui avremmo voluto essere i primi clienti. Volevamo un luogo che ad Arezzo mancava”.
Così Riccardo Biagioni, Matteo Nardi e Xueding Dong, tre giovani di 35 anni, hanno unito creatività, esperienze ed energie per dar vita a un’idea.
Myura è il locale per gustare un aperitivo a bordo piscina o nella grande sala centrale prima di andare al cinema o incontrarsi per l’uscita serale con gli amici gustando cocktail miscelati da barman sapienti e accompagnati da tapas, piccoli poke o assaggi in abbinamento. Creazioni da fotografare oltre che da assaporare.


Ma è anche il posto giusto per una cena in compagnia, con il gruppo di sempre o con il partner da stupire. Un rifugio di sapori fusion dove oriente e occidente si incontrano per regalare un’esperienza. Lo chef, specializzato in piatti giapponesi e latini, ha studiato un menu pieno di devozione alle materie prime, con portate note, altre rivisitate secondo il suo stile, altre ancora esclusive esecuzioni di ricordi lontani.
E poi il locale è un moderno lounge bar dove rilassarsi in compagnia ascoltando buona musica. Il mercoledì offre esecuzioni dal vivo di cantanti e artisti da tutta Italia.
“La nostra filosofia – aggiunge Riccardo – è quella di offrire un salotto che sappia accogliere le persone dalle sette di sera fino a tarda notte con intrattenimento e dolci vizi”.
Myura si scrive con la Y, non con la I. “L’intenzione – chiarisce Matteo – non era certo quella di copiare il nome leggendario ma omaggiarlo, piuttosto. Un tributo a quel sogno che ha spinto una delle 4 ruote più eleganti e affascinanti di tutti i tempi, la Lamborghini Miura, a scrivere la storia dell’automobilismo”. Leggenda narra che Ferruccio Lamborghini, non soddisfatto della debolezza della frizione della sua rossa di Maranello appena acquistata, andò a parlarne direttamente con Enzo Ferrari. Quest’ultimo non le mandava certo a dire e, con il carattere sanguigno che lo contraddistingueva, rispose: “Il problema non è l’auto ma il pilota. Cosa vuole saperne uno che guida trattori? Continua ad occuparti di trattori e lascia a me le auto sportive”. Ferruccio incassò l’insulto ma lo trasformò in sfida: riunì attorno a sé una squadra di tecnici e designer di primo piano – da Giotto Bizzarrini a Gian Paolo Dallara – e dimostrò al mondo intero che il Toro Lamborghini poteva competere con il Cavallino rampante e che un produttore di trattori e caldaie poteva fondare una prestigiosa scuderia.
“Io e Matteo non siamo ristoratori – sottolinea Riccardo – ce lo hanno fatto notare, ma anche noi avevamo un sogno e la determinazione per realizzarlo. Quando ci siamo trovati a scegliere il nome volevamo qualcosa che avesse un significato, che fosse semplice ma di respiro internazionale”. Matteo Nardi è architetto e Riccardo Biagioni gardenista. Si conoscono dalla prima superiore, da quando, con la spensieratezza dei 14 anni, immaginavano di costruire qualcosa da portare avanti insieme. Che unisse due personalità diverse per creare un progetto unico. Crescendo, cambiano le idee ma non le intenzioni. I pensieri prendono forma, i piani si fanno più definiti . “A 30 anni – spiegano – abbiamo cominciato a pensare a quello che, secondo noi, mancava nella nostra città. Al locale che avremmo voluto frequentare. Un posto che potesse essere semplice nel modo di fruirlo, senza troppe regole o imposizioni ma dalle caratteristiche definite e ricercate”.

“La nostra filosofia è offrire un salotto che sappia accogliere le persone dalla sera fino a tarda notte”

Spensieratezza e attenta ricerca, eleganza e semplicità, cura e sorrisi.
Sul loro cammino incontrano, un giorno, il giovane Alex, Xueding Dong, classe ‘87, proveniente dalla provincia cinese di Zhejiang. Arrivato in Italia con la madre quando era giovanissimo, ha iniziato lavorando come cameriere. Poi l’idea, un po’ rischiosa e un po’ visionaria, di aprire un Sushibar. Dal successo di quel primo locale ne sono nati altri 7 di cui 4 in provincia di Arezzo. Alex ospita, un giorno, Riccardo e Matteo per pranzo e, conoscendo la professionalità di quest’ultimo, gli chiede di progettargli il prossimo ristorante, “Zenzero”. Nasce un’amicizia fra i tre, diretta e sincera che ben si sposa con una comune visione imprenditoriale. E’ il 2019 e arriva l’opportunità di rilevare l’ex Sugar Reef, storica discoteca nella periferia di Arezzo. Il locale è ampio, lo spazio è comodo, le possibilità sono infinite.
“Io mi sono addirittura sposato qua – racconta Matteo – sentivo un forte legame con il posto”.
Il 15 dicembre firmano l’atto notarile e l’anno successivo iniziano i lavori di ristrutturazione. “Poi è arrivato il Covid. Quando pensi all’imprevisto – spiega Riccardo – ai rischi dell’impresa, certo non metti in conto un’epidemia di proporzioni globali. Ci sono stati momenti di incertezza, di forti timori. Ma mai abbiamo pensato di rinunciare al progetto”. “Semplicemente – continua Alex – abbiamo rallentato. E questo, forse, ci ha permesso di ragionare, di studiare ancora di più e dare un’impronta esclusiva e ben definita al locale”.
Matteo si prende subito in carico la ristrutturazione dell’immobile con l’idea di non snaturarlo ma di regalargli una veste nuova, moderna e accattivante. Decide di utilizzare materiali di scarto e impreziosirli o di usare quelli di pregio ma proporli nella loro forma naturale, senza lavorazioni. All’ingresso, ad accogliere i clienti, pensa ad una mostra d’arte temporanea da cambiare periodicamente. Riccardo si dedica alla parte imprenditoriale, alle forniture, al personale e pensa ai dettagli che possano contraddistinguere il posto come la carta dei vini, i particolari cocktail, la degustazione di caffè, la scelta di raffinati the. Alex, infine, si concentra sulla cucina, sullo stile nei piatti, sulla ricerca di qualità e innovazione. Fondamentale la scelta delle materie prime, alcune delle quali introvabili nell’intera provincia.
Ognuno dei tre soci porta il proprio bagaglio di conoscenze e il proprio talento per rendere l’equilibrio perfetto. E il 23 giugno, il primo mercoledì dell’estate 2021, Myura apre le porte accompagnato dall’entusiasmo e dalla meraviglia dei primi clienti.
Attualmente al Myura lavorano 12 persone più ragazze e ragazzi a chiamata durante il fine settimana o in occasione di eventi speciali. Con i suoi 120 posti all’interno e i 150 posti esterni è ideale per una cena intima o tra amici ma anche per cene aziendali, compleanni, lauree, battesimi o matrimoni. Il cliente ideale? “Dipende dall’interpretazione che ognuno vorrà dare al locale – aggiunge Alex. Sicuramente persone curiose e dalle idee chiare”.
E un obiettivo? “Ce ne sono tanti – concludono i tre soci Alex, Matteo e Riccardo. Per prima cosa vogliamo lavorare bene, essere capiti e apprezzati. E poi un giorno perché no?, Myura potrebbe essere un brand da esportare in altre città”.