Il libro è una sorta di Instagram cartaceo: belle immagini e testi brevi, una formula vincente che ha conquistato il web e che si sta rivelando efficace anche fuori. Federico D’Ascoli, giornalista de La Nazione, ha curato il volume con la sensibilità di un uomo innamorato dei propri luoghi e la disinvoltura di un cronista chiamato a mettere su carta le vibrazioni più intime: un mix che il pubblico ha apprezzato. “I complimenti mi gratificano, soprattutto perché avverto che c’è voglia di Arezzo”

Le cento meraviglie di Arezzo raccontate nel volume firmato da Federico D’Ascoli le abbiamo davanti agli occhi da sempre. Eppure capita di guardarle senza vederle davvero, perché l’abitudine e la fretta sono compagne di viaggio inseparabili, che ci tengono a braccetto e ci spostano l’attenzione su altre e più prosaiche priorità.

Il community book di Typimedia editore, con le foto di Eugenio Bucci, è una sorta di Instagram cartaceo. Belle immagini e testi brevi, formula vincente che ha conquistato il web e che si sta dimostrando efficacissima anche fuori. “Arezzo, le cento meraviglie (+1)” si legge bene, si legge facile ma questo non sminuisce il valore di un’opera che richiama l’attenzione sul bello che circonda e caratterizza la città.

“Basterebbe Arezzo alla gloria d’Italia” è la citazione di Giosuè Carducci che compare nel testo d’introduzione a pagina 12. Per restare in tema, possiamo dire che quelle sei parole sono la fotografia più nitida ed esplicativa dell’importanza che il nostro territorio ha avuto nel corso dei secoli sotto ogni aspetto: storico, politico, artistico, culturale e, perché no?, imprenditoriale e sportivo. Non a caso, tra i personaggi citati ci sono Mecenate e Petrarca, Michelangelo e Vasari, ma anche Patrizio Bertelli e Gianni Boncompagni, Roberto Benigni e Franco Chioccioli.

Federico D’Ascoli, giornalista de La Nazione, 46 anni, orgogliosamente aretino, ha lavorato di cesello per selezionare i grandi del passato, le meraviglie più significative e anche le citazioni che accompagnano la gallery.

“Non è stato semplice perché la scelta era amplissima. Ringrazio di cuore Vincenza Vigianello, l’editor che mi ha dato una grande mano. Alla fine, per quanto riguarda le frasi celebri che fanno da corollario alle immagini, abbiamo preferito quelle dei non aretini. Le parole dei forestieri ci rendono una descrizione molto fascinosa della città”.

Presentato la scorsa settimana a palazzo Lambardi, presso la boutique Sugar di Corso Italia, il libro fa parte di una collana di pubblicazioni dedicata alle bellezze d’Italia. E Arezzo, in questa serie, non poteva mancare.

Beppe Angiolini ha creduto da subito in questo progetto editoriale, è un visionario che vuol bene ad Arezzo e lo dimostra ogni giorno, gli mando un abbraccio. Quando mi è stato proposto di curare i testi, è scattata la scintilla. Ne sono stato felice, a questa terra sono molto legato e il lockdown ha dilatato i miei sentimenti. Ho scoperto e riscoperto luoghi che osservavo solo distrattamente, mi sono emozionato nel visitare la pieve di Gropina, a Loro Ciuffenna, e il Castello di Romena, a Pratovecchio. Non c’ero mai stato. Le meraviglie sono ordinate secondo il percorso di un tour turistico virtuale ma il libro, più che una guida, è un testo da collezione, da tenere sul comodino e da leggere quando si vuole trovare mezz’ora di pace e relax”.

Casa Vasari, la piazzetta di Colcitrone, gli affreschi di Piero della Francesca, l’anfiteatro romano, il centro storico di Lucignano, la croce del Pratomagno, le balze del Valdarno, la casa museo di Michelangelo a Caprese e poi il mercatino del Calcit e Cortonantiquaria, il Carnevale dei figli di Bocco a Castiglion Fibocchi e Tovaglia a quadri di Anghiari: ogni pagina sfogliata è un mix di grazia, tradizione, sentimento.

“Le meraviglie a cui mi sento più legato sono la prima e l’ultima, il panorama di Arezzo e il fotogramma del film “la vita è bella”. Racchiudono tutta la poesia che trasuda dalla provincia, palcoscenico di storie incredibili: penso a Carlo Magno che fa sosta al colle del Pionta, a Martin Lutero che transita dal monastero di Sant’Agostino o a Garibaldi che, dopo il rifiuto da parte del Comune di Arezzo, viene ospitato a Santa Maria delle Grazie. E’ un piacere gustarsi questi e altri splendidi retroscena. Per esempio: noi consideriamo Fossombroni un apprezzato ingegnere e matematico. E lo è stato. Ma Napoleone lo definì “il più grande primo ministro” che aveva conosciuto. Quanti lo sapevano già?”.

Il volume, curato con la sensibilità di un uomo innamorato dei propri luoghi e la disinvoltura di un cronista chiamato a mettere su carta le vibrazioni più intime, ha ricevuto fin dai primi giorni un apprezzamento trasversale, sia dai turisti che dagli aretini.

“Io non avrei mai pensato di scrivere un libro, faccio il giornalista e avevo solo la mia professione in testa. Adesso, a cose fatte, ne sono fiero. E’ stata una bella emozione che mi ha consentito di buttare alle spalle il periodo brutto, difficile, legato al covid. Ho ritrovato una città che avevo un po’ perso e il lavoro di ricerca che abbiamo fatto, oltre a quello di sintesi nell’elaborare i testi, hanno rappresentato una medicina per gli occhi e per l’anima. I complimenti che stanno arrivando mi gratificano. Soprattutto perché avverto che c’è voglia di Arezzo”.

Resta un vuoto da colmare, legato alla consapevolezza degli aretini riguardo il patrimonio culturale che c’è intorno a casa. Una consapevolezza che va a fasi alterne e che non sempre si traduce in iniziative politiche in grado di valorizzarlo.

“E’ vero, è un problema di vecchia data. La nostra è una città laboriosa che non ha troppo tempo per guardarsi intorno e compiacersi. Ultimamente però la tendenza si è invertita, c’è una percezione molto più profonda del “bello” che ci contraddistingue e il turismo sta diventando un volano di crescita, anche se si dovrebbe puntare più sulla qualità che sui numeri. Per raggiungere questo obiettivo, serve una sinergia con tutti i comuni delle quattro vallate: è necessario interagire, mettere da parte il campanilismo, creare percorsi culturali, enogastronomici e artistici. Nella lista delle meraviglie, per esempio, manca Arezzo Wave che ha rappresentato per anni, pur con alcune contraddizioni, una grande risorsa”.

“Arezzo, le 100 meraviglie (+1)” si trova in tutte le edicole e nelle migliori librerie al prezzo di 19,90 euro.

“Vorrei ringraziare Estra e la Fondazione ArezzoInTour per il sostegno, il fotografo Roberto Rossi per la disponibilità, il professor Carlo Sisi per la competenza e la cortesia e soprattutto mia moglie Maria Ide che mi ha aiutato nella ricerca delle fonti e nella revisione dei testi. Un pensiero lo dedico a mio padre Mario: nella foto d’archivio di pagina 23, dedicata agli affreschi della Vera Croce, c’è un uomo seduto, di spalle. Sembra proprio lui, anche se non posso averne la certezza. Ogni volta che guardo quell’immagine, è un tuffo al cuore”.