Un negozio in Corso Italia che è un punto di riferimento, un luogo di ritrovo, il simbolo dell’impegno sociale e dell’evasione insieme. Il vinile e i cd, Gaber e De André, la politica e la città: Norina Vieri racconta come sono cambiati i suoi clienti, Arezzo, il mondo. E racconta pure la sua storia densa di battaglie, combattute con lo sguardo dolce e una grande perseveranza
Norina combatte da sempre. Sguardo dolce e animo nobile, ha dovuto lottare con una forza e con una perseveranza che chissà dove le ha trovate: contro la poliomelite quand’era una bambina (“sono una sopravvissuta, al tempo non si guariva”), contro la pietà degli sguardi che la scrutavano (“mi ripetevo in continuazione: ce la devi fare, ce la devi fare!”), per l’emancipazione personale (“a vent’anni comprai una lambretta e mi sentii veramente donna”), per Arezzo (“alla città ho dato gran parte della mia vita con il lavoro e la politica”).
Gli aretini la chiamano solo per nome: Norina. Il cognome però lo conoscono tutti: Vieri. La sua vetrina in Corso Italia è stata ed è un punto di riferimento, un luogo di ritrovo, il simbolo dell’impegno sociale e dell’evasione insieme. Dal Vieri ci si andava e ci si va per la musica, così uguale e così diversa rispetto a prima.
“Il mio bisnonno Francesco accordava strumenti musicali e li rimetteva in funzione. Fu mia madre che volle ristrutturare il negozio: grazie all’architetto Mercantini diventò uno dei più all’avanguardia. Eravamo negli anni ’50, all’interno c’era una volta bellissima, perfino un corridoio vecchio di secoli che conduceva fino a San Michele. Io ero affascinata dalla musica, dall’arte, dai libri. E cominciai a lavorare lì: spesso caricavo i dischi in macchina e li portavo a chi ne faceva richiesta. Ero una grossista”.
Dall’interno di quel negozio, con la saletta al piano di sopra, ha potuto osservare i grandi cambiamenti della clientela, della città, del mondo.
“Il fonografo, il giradischi, i 78 giri, i 33 giri, i 45 giri, le cassette, i cd: la musica è sempre più moderna, sempre più perfetta, sempre più asettica. Il suono è cambiato, non ha più umanità, infatti il vinile sta tornando di moda. Nel primo dopoguerra venne registrata la sesta sinfonia di Beethoven: nel disco a un certo punto si sentiva il colpo di tosse di uno spettatore, era uno spaccato di autenticità. Quando quel concerto fu trasferito su cd, il colpo di tosse scomparve. E io smisi di ascoltarlo”.
In principio era soprattutto musica italiana, poi dagli Stati Uniti arrivò la ventata fresca della modernità.
“Frank Sinatra, il jazz segnarono una svolta epocale anche ad Arezzo, anche se il vero crocevia è rappresentato dal successo dei Beatles: la politica, i giovani, la protesta diventarono temi di dibattito. Oggi come allora, comunque, i gusti musicali dipendono dagli stati d’animo. Io ho amato follemente Lucio Dalla, ascolto Beethoven, capisco poco il rap. C’è stato un periodo in cui mi crogiolavo con la musica francese di Edith Piaf, Jacques Brel. L’opera mi dà sempre i brividi, ma la mia colonna sonora è The dark side of the moon. Adoro i Pink Floyd”.
Ed è proprio questo album del 1973 che scorre in sottofondo durante l’intervista densa di episodi, di sentimenti, di ricordi che affiorano. Norina ha una vita da raccontare, dal rapporto forte con il padre Luigi a quella volta che, dopo un intervento chirurgico all’ospedale Gaslini di Genova, conobbe Fabrizio De Andrè: “mi ha insegnato cosa sia la sensibilità, quell’esperienza mi ha formato e non la scorderò mai”.
Non solo, c’è l’impegno politico portato avanti per anni con passione nella circoscrizione di Pescaiola, con l’associazione intercomunale, quindi come consigliera della Usl. “Vengo da una famiglia borghese, ma sono sempre stata di sinistra. E la penso come Gaber: libertà è partecipazione”.
Norina è stata a fianco degli Amici della Musica, ha vissuto l’epoca d’oro in cui il grande pianista Arturo Benedetti Michelangeli teneva corsi di perfezionamento ad Arezzo, continua a pensare che la città debba valorizzare di più la figura di Guido Monaco, vorrebbe rivedere il Polifonico ai fasti di un tempo e ha tanta nostalgia di Arezzo Wave.
E il negozio? “Lo gestiscono Simona, mia figlia, e Roberto. Tra poco partirà un bel restyling, abbiamo delle idee per sostenere i concerti live, sia sulla strada che dentro gli esercizi commerciali. L’interesse per la musica c’è sempre, quello per l’acquisto molto meno. Il settore è complicato, ma noi restiamo in prima linea”.
Norina sospira quando cita la canzone del cuore: Angolo di cielo di Renato Rascel, colonna sonora della storia d’amore con Vasco. “Con lui ho avuto tre figli meravigliosi: Simona, Sandra e Andrea. Il destino me l’ha portato via dopo appena sette anni di matrimonio e resistere alla sua scomparsa è stata un’altra battaglia che ho vinto. La mia vita la rifarei tutta come l’ho fatta”.