Andrea Casi è il titolare del gruppo immobiliare Tuscany House, agenzia, società di costruzione e d’investimento. Un’attività iniziata dal bisnonno che lui è riuscito a portare alla quarta generazione. Tra consulenze internazionali e clienti famosi

“Chiedimi se sono felice”. Andrea Casi è un entusiasta della vita e del suo lavoro che, per gran parte della giornata, coincidono. Titolare del gruppo Tuscany House, agenzia immobiliare, società di costruzione e d’investimento, in questo settore ci è nato visto che è stato il bisnonno a iniziare, tramandandolo di generazione in generazione. Lavoro al quale ha agganciato molte altre attività, tra cui quella di consulente per UniCredit, ramo immobiliare, ovviamente: “Sono nato con il cemento nel sangue. Mi viene naturale, quando vado a vedere per la prima volta un immobile, coglierne le sfaccettature, i difetti, le possibilità, non solo edili ma pure normative, grazie all’esperienza accumulata con mio padre. Io vendo case, ma se qualcuno non la trova tra quelle che propongo io, chiede comunque il mio giudizio su immobili venduti da altri”.
Parlando con Andrea si scoprono cose sulle quali non abbiamo mai riflettuto abbastanza. Una casa può essere antipatica? “Sì, ci sono immobili bellissimi ma antipatici con i quali decidi subito di non lavorare. È come un vestito, o lo senti oppure non te lo senti addosso. Quando entri deve scattare un link, come se tu ci fossi già stato, come se vedessi come ci starai e allora decidi”.

Geometra, non ha terminato il corso di studi in architettura, buttandosi presto nel lavoro, da pr dei locali della Romagna a consulente per la ricerca delle migliori location nel mondo per villaggi turistici. Come tutti, Andrea ha dovuto affrontare la pandemia: “Dopo il lockdown abbiamo riscontrato una domanda di case superiore al 30 per cento dell’anno precedente. Un po’ per la pandemia e un po’ perché si parlava di tassare i conti correnti e così le persone hanno cercato l’investimento sicuro. La vita è cambiata, tutto quello che facevi fuori hai iniziato a farlo in casa, accorgendoti che era troppo piccola o non adatta alle tue esigenze. Le richieste avevano e hanno queste tipologie: metratura superiore, spazio esterno, terrazzo vivibile. Rendendosi e rendendoci conto che Arezzo non è Roma e che di veri attici con terrazzi all’altezza in città ce ne sono pochissimi, questo ha spostato la scelta verso la prima periferia”.

Da via Setteponti a via Buonconte da Montefeltro, comprendendo Ceciliano, Puglia e Tregozzano. Sono queste le zone dove è ancora possibile costruire ed espandersi dal punto di vista edilizio in città. Più verde e più possibilità di scelta: “Grandi vetrate e terrazzi, poi dipende sempre da quale zona delle case è più vissuta, se quella giorno o quella notte. Molti si fanno ammaliare dalla tecnologia, ma sono la solidità strutturale e la qualità dei materiali che danno vero valore a un immobile, poi uno decide come arredarlo e quando rinfrescarlo nel tempo”.
Il futuro? “Il legno. Lo dicono tutti e non solo in Italia, solo che da noi non c’è una grande industria del legno e questo fa lievitare i prezzi. Eppure l’edilizia dovrebbe essere un settore portante della nostra economia, ma c’è troppa burocrazia e troppe tasse per farla ripartire come si dovrebbe. Si è sempre detto che se vedi delle gru vuole dire che l’economia va bene, ma non segue il resto. Ad Arezzo, poi, siamo andati per verticale invece che per orizzontale ed escluso il centro storico, con tutti i suoi vincoli, non possiamo dire di avere una bella architettura cittadina”. Questo non impedisce ad Andrea di alzarsi ogni mattina come fosse la prima e arrivare in via Marco Perennio con il sorriso sulla bocca. Presto, inoltre, Tuscany House aprirà una seconda sede in via Guido Monaco, più centrale: “La nostra forza è che noi trattiamo allo stesso modo il castello come il bilocale, siamo concentrati sul cliente. Comprare una casa significa stress e pensieri: ecco, da noi si devono dimenticare di questi, non importa se poi non comprano, è importante costruire un rapporto”, che nel tempo paga.

Uno dei suoi clienti è Bic, sì avete capito bene, quello delle penne, e tanti altri che scelgono Arezzo e dintorni per comprare casa. Senza dimenticare le consulenze in giro per il mondo, come quella in Egitto, a Hurghada, richiesta da un manager di caratura internazionale: “Grandi soddisfazioni, sia personali che professionali, ma non dimentichiamo gli aretini. La casa di proprietà continua a essere un obiettivo importante. Siamo legati all’immaginario della generazione del boom economico, ma vi assicuro che molti giovani fanno il mutuo per comprarne una, rinunciando a tante cose. L’unica attività che non trattiamo sono gli affitti, a parte alcuni clienti cui non possiamo dire di no”.
Arezzo resta meta ambita, soprattutto da chi la conosce per caso e rimane affascinato dal suo centro storico e dalla sua campagna: “Amministratori delegati, manager, professionisti in pensione che per lavoro hanno conosciuto il nostro territorio e vogliono stabilirsi qui. Il gap con Siena e Cortona è stato una scelta economica. Quando funzionavano le industrie cittadine che trainavano la nostra ricchezza il turista dava quasi fastidio, volevamo la città tutta per noi. Senza contare la forza di Monte dei Paschi per Siena. Ma quando abbiamo dovuto ripensarci ci siamo accorti che non abbiamo niente da invidiare ai territori confinanti e abbiamo riscoperto noi stessi e Arezzo. Una città dove italiani e stranieri cercano casa, per le vacanze o per la vita. Il complimento più bello? Quando vengono da fuori e ci dicono che non pensavano che ad Arezzo ci fosse una società con tanta professionalità. Spesso il cliente diventa un amico, per l’empatia con la quale lo accogliamo e per come lo trattiamo, dall’inizio alla fine. Come ho detto prima, comprare una casa significa impegnare i successivi venti o trent’anni della propria vita, quindi conti, stress, ansia. Noi non facciamo da guide turistiche per i vari immobili, non ha senso. Noi vogliamo condurre per mano gli acquirenti verso una scelta importante”.

Alla vita, Andrea Casi non ha altro da chiedere che continuare così. Con identico entusiasmo, con la stessa cura del cliente, con quella voglia di dimostrare di essere il migliore, non nei numeri ma nella competenza, per portare con orgoglio il marchio Tuscany House in giro per il mondo. Senza dimenticare Arezzo e le sue radici, quelle che il bisnonno ha piantato tanti anni fa e che hanno fatto crescere una generazione di imprenditori arrivata fino a lui, con un orgoglio difficile da nascondere: “Questo non significa che non abbiamo stimoli o nuovi obiettivi. Quelli, io e i miei cinque dipendenti, li troviamo ogni giorno nel lavoro che facciamo, con gli immobili e con i clienti”. Appunto: “chiedimi se sono felice”.

“Ci sono immobili bellissimi ma antipatici con i quali decidi subito di non lavorare. La casa è come un vestito, o te la senti bene addosso oppure no”