La matita corre veloce sul foglio. Talmente veloce che in pochi tratti riesce a replicare alla perfezione la fotografia di un cavallo. Le dita sfumano sapientemente il carboncino. Poi il pennello, intriso di colore nero, va a pienare gli spazi, creando i contrasti e le ombre.

Miriam è concentrata e attenta mentre realizza il disegno e io resto in silenzio accanto a lei, affascinata dalla velocità e dalla precisione dei suoi movimenti. È tutt’uno con il foglio, e con la matita che impugna prima e con il pennello dopo.

L’arte per Miriam è un po’ come un’ancora di salvezza. Ognuno affronta i periodi difficili della vita e cerca di uscirne in modi diversi, Miriam lo fa proprio disegnando e dipingendo, dedicandosi interamente al soggetto o ai soggetti che ripropone sul foglio bianco.

Miriam Patrussi è una graphic designer, lavora per una importante azienda del territorio che si occupa di abbigliamento per bambini, e in arte si chiama “Chichia”, un soprannome che le è stato dato proprio dai datori di lavoro. Un nomignolo che custodisce gelosamente essendo diventato ormai il suo tratto distintivo.

La capacità di disegnare e di dipingere ce l’ha nel sangue da sempre, ma solamente qualche mese prima che scoppiasse la pandemia di Covid-19, l’ha riscoperta e ha deciso di radunare i suoi disegni, alcuni anche molto vecchi, in un port-folio.

“Era un periodo difficile della mia vita, avevo bisogno di ritrovare me stessa. Erano anni che non disegnavo più per diversi motivi e ad un certo punto ho sentito la necessità di riscoprire la vera Miriam. Così mi sono rimessa all’opera, sporcandomi le dita di carboncino e di colori acrilici. Poi è scoppiata la pandemia e anche io, come tutti, sono stata costretta a stare a casa: è stato proprio in quei mesi che ho ricominciato a disegnare davvero tanto. Un ruolo fondamentale in quel momento l’hanno giocato persone a me vicine che mi hanno aiutato e mi aiutano tutt’ora nel percorso di riscoperta di me stessa: sono state loro a consigliarmi di dedicarmi all’arte per temporeggiare, e avevano ragione, è stato un toccasana. In più, mi sono accorta che più disegnavo e più la mano migliorava, ed è stata una bella soddisfazione. Ho capito che disegnare è come andare in bicicletta, più lo faccio più miglioro”.

“Quali sensazioni hai davanti ad un foglio bianco, che dovrai riempire con linee e colori?”

“Bella domanda – (ride, ndr) – All’inizio avevo paura di non riuscire a fare un determinato disegno, ma la paura ha iniziato piano piano a fare spazio alla consapevolezza della mia mano. Ogni volta che ho un foglio bianco davanti mi dico “Dai Chichia, o la va o la spacca!”, e mi butto a capofitto nel disegno”.

Miriam ha sempre disegnato, fin da bambina. Una delle doti naturali che ha è senza dubbio l’arte, basta vedere le sue opere, che realizza con una manualità che nessuno le ha insegnato, ma che ha per natura.

“Alle scuole medie la professoressa di arte aveva intuito che la mia mano era speciale, che non era una mano come tutte le altre. La stessa intuizione l’hanno poi avuta le professoresse dell’Istituto d’arte ad Arezzo al quale mi sono iscritta a 14 anni, una scuola che ho finito con poca voglia e grande fatica.. ho sempre preferito disegnare che studiare – (ride, ndr) – Oggi devo dare ragione a quelle professoresse che avevano visto in me quel qualcosa in più. A scuola ho imparato poco a dire la verità, già dalle prime lezioni avevo voti alti, non ho mai fatto corsi, ho sempre avuto l’arte nelle mani”.

Quello che stupisce guardando i disegni di Miriam, è l’accuratezza dei dettagli. Più che disegni, le sue opere, sembrano infatti foto.. “Non a caso – mi racconta – è anche successo che i miei disegni siano stati scambiati per fotografie da giornali locali, che hanno inserito in articoli dei ritratti fatti da me che hanno scambiato per scatti”.

Per i ritratti Chichia utilizza carboncino o colori acrilici, con una competenza e una manualità straordinaria: se ci si sofferma a guardare un suo disegno o un suo ritratto, si nota come gli occhi siano reali, come splendano di vita.

“Gli occhi sono una parte che amo dipingere, per questo sembrano veri, perché ci metto passione, energia e precisione nel farli. Non è un caso se quando faccio un ritratto parto proprio dagli occhi. Non so se sia una regola generale, un consiglio valido per tutti, ma io da autodidatta parto proprio da lì. Do la vita agli occhi con colpi di luce che realizzo con il colore bianco: è la mia specialità”.

“Qual è la tua soddisfazione più grande?”

“Sicuramente quando le persone aprono i ritratti e si commuovono. Vedere le persone che piangono perché sono riuscita a ricreare sul foglio un determinato soggetto, è qualcosa di indescrivibile, tanto che talvolta mi commuovo anche io. Ci metto empatia nel realizzare l’opera, ci metto l’anima, una parte di me. Ogni volta che inizio un ritratto è una fatica perché mi dedico al disegno, non lascio niente al caso.. è un procedimento coinvolgente. Realizzare un ritratto più complesso mi impegna 6 ore, quindi non tantissimo, ma il coinvolgimento che ci metto è così tanto che le ore impiegate sembrano molte di più”.

E poi mi racconta della “prassi” dopo ogni disegno che realizza..

“Mando sempre il disegno finito a mio fratello Riccardo, perché il suo giudizio conta tanto. È lui che mi da sostegno e una carica incredibile per andare avanti in questa passione”.

C’è stato un momento, ormai alcuni anni fa, in cui Miriam ha avuto davvero paura di non poter disegnare più:

“E’ successo quando mi sono rotta il radio del braccio destro. Ho portato il gesso per due mesi, ho fatto tanta fisioterapia, ma il braccio non si piegava. E’ stato un momento duro, perché pensavo che non avrei più potuto disegnare. Poi, la mia datrice di lavoro, mi mandò a fare fisioterapie a Firenze, ed è bastata una sola volta e il braccio era già quasi sciolto. Una gioia oltre ogni immaginazione. Nonostante disegnassi poco in quel periodo, stavo veramente male al solo pensiero di dover abbandonare la mia più grande passione”.

La mano di Miriam è davvero notevole, mi sono incantata un intero pomeriggio ad osservare i suoi disegni. Batman, Spider-Man, Wonder Woman: i supereroi e i personaggi dei film sono i suoi soggetti preferiti, quando le chiedo perché lei mi risponde così:

“Mi piace disegnare personaggi che hanno un lato oscuro, semplicemente perché quel lato oscuro lo ritrovo anche un po’ in me, è difficile da spiegare. Anche i papaveri che disegno, non sono papaveri semplici, hanno quell’aspetto un po’ tetro che a me piace tanto!”.

“Il disegno è insomma un po’ la tua ancora di salvezza, ti sta aiutando a riscoprire la vera Miriam… Ma quali sono i prossimi progetti di Chichia Art?”

“Sinceramente non ne ho la più pallida idea – (ride, ndr) – Seguo la scia, vediamo quello che il futuro mi riserverà..”.