La storia di Stefania Serafini, 57 anni, commercialista aretina che ha trasformato il suo studio in un rifugio nel verde e si divide fra contabilità e vigneti in un progetto di vita autentico

Alle porte di Arezzo c’è uno studio sogno e concretezza. Sembra uscito da una fiaba: piccolo, tutto in legno, con grandi pietre a segnare il sentiero e, accanto, un’altalena legata a un albero maestoso. È un rifugio immerso nel verde, a pochi passi dalla città, ma lontano dai suoi rumori. Qui si sentono gli uccellini che cinguettano, il vento che gioca tra le fronde e la laboriosa vita degli insetti. È in questa piccola oasi che lavora Stefania Serafini, 57 anni, una donna che ha intrecciato numeri e natura, contabilità e terra, scadenze fiscali e vendemmie in un’unica armonia.

“Dopo trent’anni chiusa tra le mura di via Lazio e via Piave – racconta con un sorriso – ho aperto il mio studio proprio dietro casa, in località Puglia, in una baita di legno che profuma di libertà. Sono uscita dalla gabbia”.

Figlia del dopoguerra e di un’Italia ancora profondamente contadina, Stefania è cresciuta in una famiglia numerosa, dove anche solo conquistarsi un posto a tavola era una sfida. “Quando eri l’ultima femmina in una casa con dodici persone tra nonni, zii e cugini, dovevi imparare presto a cavartela. Se ti ricordavi di andare a tavola, mangiavi. Altrimenti saltavi il turno”, scherza. Ma la voce si fa più seria quando parla di quegli anni: “Niente mi è stato regalato, ma non mi è mai pesato. Eravamo uniti, i rapporti erano sinceri. Mi sono costruita il carattere con le mani nella terra e i sogni nella testa”. Classe 1967, in un’epoca in cui le aule di ragioneria erano ancora perlopiù maschili, Stefania sceglie i numeri. Dopo anni di gavetta, nel 1996 si iscrive all’albo dei commercialisti. Un traguardo raggiunto con determinazione, e grazie al sostegno di una famiglia aperta e determinata. “I miei genitori hanno sempre creduto nell’istruzione. Papà toscano, mamma beneventana: si sono conosciuti a Roma e poi sono arrivati ad Arezzo. Mio fratello ha scelto l’istituto per geometri, io sono stata attratta dall’armonia dei numeri. Mi hanno sempre rassicurata, con la loro logica e coerenza”. Con due colleghe apre uno studio che funziona bene. Collaborazione, amicizia e professionalità gli ingredienti che attirano sempre più clienti. Ma gli anni passano e il cemento e l’asfalto iniziano a starle stretti.

“Avevo bisogno di respirare, di rallentare. La vita mi chiedeva cura: mia madre e mia suocera erano anziane e desideravo star loro vicino. E c’era anche un richiamo profondo alla terra, ai suoi colori, al silenzio.” Quella terra si chiama Gello, una frazione tra le colline di Arezzo. È qui che suo padre Oliviero piantò la prima vigna nel 1967, proprio quando nacque la sua figlia minore, un intreccio di Sangiovese, Malvasia e Canaiolo. Alla sua scomparsa, nel 2003, Stefania e il marito Roberto – oggi sessantenne – raccolgono il testimone con il cuore e tanta fatica. “Lui lo aveva promesso a mio babbo. Io ci tenevo, era casa mia. Abbiamo piantato nuove vigne nel 2007. Ci siamo ammazzati di lavoro, ma ogni giorno ci nutriamo di bellezza”.

Oggi producono un vino tutto loro, il Serafico, un Sangiovese con piccole percentuali di Rebo e Cabernet Sauvignon. “Due ettari di vigna, la cantina a Pianezzoli. Lo facciamo per passione. Camminare scalza tra i filari mi rimette in pace col mondo.” Nel suo studio, Stefania segue clienti che spesso sono anche amici. “Li accompagno in tutto: contabilità, fiscale, bilanci. Sono anche revisore in un’azienda. Sono arrivata a un punto della mia vita in cui posso e voglio scegliere con chi e come lavorare. Do molto valore al rapporto umano e la mattina io mi sveglio felice di iniziare una nuova giornata”.

E per il futuro ha un sogno semplice e potente: “Vorrei trasformare la mia casa di campagna in un luogo di esperienza. Degustazioni, incontri, aperitivi fra amici. Farsentire alla gente il sapore del territorio, il vino che parla di terra vera. E coinvolgere anche i giovani, che oggi sembrano svuotati. Ma sono sicura che cercano l’essenziale, la verità non filtrata”.

Sua figlia Sofia, 23 anni, è il ponte tra mondi diversi: ama la moda e i dettagli, ma non ha mai perso il legame con le radici. “È attenta, osserva, ascolta. E assorbe. So che dentro di lei c’è tutto questo”.

Stefania sorride. È felice. Non per caso, ma per scelta. Non ha inseguito il successo, lo ha coltivato. “Ho lavorato tanto, e sono soddisfatta. Credo di aver raggiunto grandi risultati. Ovviamente in base ai miei parametri e ai mie obiettivi. E se potessi dare un consiglio a chi oggi fatica a trovare la propria strada, direi: non dimenticate mai chi siete. Non tradite la vostra verità. Il futuro non arriva: si semina. E prima o poi, germoglia”.