Da più di 160 anni l’Istituto accompagna i bambini a crescere, intrecciando tradizione e innovazione. Una scuola pubblica paritaria che educa alla libertà, come racconta il rettore Cristian D’Amico, in dialogo costante con la città e con le famiglie
Ci sono luoghi che non appartengono solo a chi li vive, ma diventano radici di una comunità intera. Luoghi che si intrecciano con le storie personali e collettive, che accompagnano i passaggi di generazione in generazione come testimoni silenziosi di un destino condiviso.
Chi, al mattino, attraversa le strade del centro storico di Arezzo può sentire l’allegro brusio che si sprigiona da un portone a pochi passi dal Duomo. È l’Istituto Aliotti, una piccola officina di esperienze. Le voci dei bambini si mescolano al rintocco delle campane, i passi dei genitori al saluto discreto e dolce dei docenti: qui ogni giorno ricomincia la promessa che il futuro si può costruire. Insieme.
“Era il 1861 – racconta Cristian D’Amico, rettore dell’istituto – quando il Cavalier Aliotti, con la partecipazione generosa della popolazione, decise di fondare una scuola affidata alle Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli. Non era soltanto un luogo di istruzione, ma un’opera sociale, un segno concreto di fiducia nella possibilità che l’educazione cambiasse le sorti soprattutto delle bambine e delle giovani donne. Quelle aule divennero laboratorio di emancipazione e di cittadinanza, uno spazio di cura e di crescita che ha saputo resistere ai cambiamenti della storia, mantenendo intatta la sua vocazione: far germogliare persone libere e consapevoli”.
Nel 2003 l’Aliotti entra a far parte della rete “Liberi di educare”, che oggi riunisce 75 scuole fra Toscana, Umbria e Marche. Nata a Firenze nel 1996, questa costellazione educativa è cresciuta fino a comprendere licei, scuole medie, primarie, infanzie e nidi.
A guidarla è Francesco Neri, mentre ad Arezzo la direzione generale è affidata a Cristian D’Amico che si avvale di coordinatori di livello per nido, infanzia, primaria e medie, e Simone Polchi, dirigente di Liberi di Educare. Insieme condividono un’idea chiara: “Educare alla libertà. Una libertà – sottolineano – intesa non come assenza di vincoli, ma come capacità di comprendere, scegliere, decidere. Libertà come responsabilità, come senso critico, come apertura al mondo”.
All’Aliotti questa idea viene coltivata ogni giorno. Non si insegnano soltanto nozioni: si educa attraverso l’esperienza, dentro rapporti vivi. La scuola e la famiglia non sono mondi separati: camminano insieme, condividendo scelte e responsabilità.
“Ogni ragazzo – continua Simone Polchi – è seguito passo dopo passo in un percorso che parte dal nido e oggi arriva fino alle scuole medie, introdotte nel 2023 grazie alla richiesta forte di un gruppo di genitori. È un continuum che non lascia soli i bambini nelle fasi delicate del passaggio, accompagnandoli con cura a diventare adulti responsabili”.
L’Aliotti è una scuola pubblica paritaria: inserita a pieno titolo nel sistema nazionale d’istruzione, rilascia titoli di studio riconosciuti dallo Stato, ma mantiene una gestione autonoma. Rispettando le caratteristiche della sua origine oggi è una realtà aperta e popolare, ma che richiede alle famiglie un impegno economico, a copertura parziale dei costi di gestione. Proprio per questo chi la sceglie lo fa con convinzione, condividendo fino in fondo la filosofia che anima il progetto.
Gli edifici, tra storici e più recenti, compongono una piccola città dentro la città, con cortili in cui i bambini corrono e laboratori che si aprono come botteghe di creatività. La giornata all’Aliotti comincia presto, già alle 7,30. Al nido e alla scuola dell’infanzia le attività si svolgono fino alle 16, con la possibilità di restare fino alle 18 grazie al progetto Macinagiochi, che propone attività ludiche e motorie in un ambiente familiare e sicuro.
Per la primaria e le medie l’orario ordinario va dalle 7,45 alle 13 o 13,20, con l’opzione di fermarsi al pomeriggio per lo studio assistito fino alle 16. Anche qui, chi lo desidera può restare fino alle 18, con pomeriggi dedicati ad attività varie come teatro, discipline stem e robotica, inglese, cineforum.
Persino il pranzo diventa un momento educativo: la mensa interna, gestita da cuoche che fanno parte a tutti gli effetti della comunità scolastica, è luogo di scoperta e relazione. Con il progetto Tutto il gusto di crescere i bambini imparano che mangiare non è solo nutrirsi, ma esercitare autonomia anche a tavola, imparando a riconoscere se stessi e ad aprirsi agli altri.
All’Aliotti nulla è lasciato al caso, nemmeno la scelta degli insegnanti. “Non arrivano da graduatorie o concorsi – sottolinea Cristian D’Amico – ma vengono selezionati uno per uno, in base non soltanto alla preparazione, ma soprattutto alla condivisione di un metodo e di una visione educativa. Allo stesso modo, anche ogni docente sceglie consapevolmente di entrare a far parte di questa comunità, accettandone la filosofia e contribuendo all’opera con la propria professionalità e passione. È una scelta reciproca, che si traduce in un corpo docente coeso, capace di guardare al bambino con uno sguardo unitario”.
Tra i fiori all’occhiello ci sono percorsi che rendono la scuola un’esperienza unica.
L’inglese è considerato una chiave necessaria per aprirsi al mondo. Per questo la scuola ha creato il progetto English for life che parte dal nido e accompagna i ragazzi fino alle medie, con un approccio moderno e pratico. Non si tratta solo di imparare regole grammaticali, ma di vivere la lingua attraverso esperienze, certificazioni riconosciute e persino lo studio di discipline scientifiche in inglese (Clil). Dal 2012 la rete di scuole di cui fa parte l’Aliotti ha preso in gestione un college a Londra, dove ogni anno i bambini di quinta primaria e i ragazzi di terza media trascorrono una settimana di studio senza costi aggiuntivi per le famiglie.
La natura, con il progetto Feel Green, è insegnante silenziosa. I giovani studenti sono guidati a osservare l’ambiente come un dono da custodire e non da manipolare. Orti, laboratori sul riciclo, azioni pratiche e la settimana con i monaci benedettini di Asciano, dove si impara a produrre olio e vino, a coltivare la terra, a vivere secondo ritmi sostenibili.
E poi il progetto Motoria: dalla psicomotricità del nido fino allo sport vero e proprio alle medie. Non si punta solo a sviluppare capacità fisiche, ma a educare al rispetto delle regole, alla bellezza del gesto. Ogni anno viene introdotto uno sport specifico, anche in collaborazione con le realtà del territorio, mentre il momento culminante resta la mini olimpiade a Città di Castello in classe terza primaria, che coinvolge 200 studenti della rete in una giornata di festa, condivisione e sana competitività.
Il passaggio dalla primaria alle medie, spesso vissuto con timore dai ragazzi e dalle famiglie, qui diventa un’occasione di crescita condivisa. Nei primi giorni di scuola, infatti, gli alunni dell’ultimo anno delle elementari e quelli della prima media vivono due giornate insieme, accompagnati dalle insegnanti, tra lezioni all’aperto, pasti in comune e una notte trascorsa fuori casa. La convivenza di studio diventa così l’accoglienza dei ragazzi di prima media e un primo approccio alla scuola secondaria per i bambini della quinta primaria.
L’esperienza, quest’anno, si svolge al relais La Torre, dove il proprietario, Tulio Marcelli, accoglie i ragazzi con entusiasmo particolare: lui stesso, nel ’77 è stato studente dell’Aliotti, così come poi i suoi figli. “Apprezzo e condivido la filosofia della scuola da sempre perché è rimasta autentica e invariata negli anni”, dice Tulio.
Oggi l’istituto conta quasi 200 alunni distribuiti tra i vari ordini con le relative famiglie. Una comunità a misura d’uomo che permette di custodire i rapporti e garantire un’attenzione personalizzata. E accanto alla scuola, viene gestita anche una residenza per anziani con 24 posti letto.
“Si impara solo dentro un rapporto”, dicono all’unisono Simone e Cristian.
“Perché l’educazione non è trasmissione fredda di concetti, ma nasce sempre da un incontro, da uno sguardo, da una fiducia reciproca. È un seme piantato nel cuore di un bambino che germoglierà negli anni e che continuerà a restituire frutti anche molto tempo dopo. E forse è proprio questo che rende l’Aliotti speciale: la capacità di essere radicato nella tradizione e, al tempo stesso, di innovarsi, di restare vivo e attuale”.
Una scuola che non smette di dialogare con la città, diventandone parte integrante, tra memoria e futuro. Una storia che continua ogni mattina, quando il portone si apre e bambini e bambine, ragazze e ragazzi, con gli zaini sulle spalle e gli occhi pieni di attese, varcano la soglia. È in quei passi leggeri che la città riconosce se stessa e il suo futuro, generazione dopo generazione.

















