Laureato in lettere, diplomato al Conservatorio di Bologna, docente alla Doremi International Music Academy di Arezzo e alla scuola Valentina Giovagnini di Castiglion Fiorentino, musicista di Bertè, Masini, Zucchero, Renga, Patty Pravo e altri grandi artisti. Il 44enne chitarrista aretino ci ha raccontato il periodo difficile a causa della pandemia, il piacere di insegnare ai ragazzi e il brivido di tornare finalmente su un palco. “Tra pochi giorni mi sposo, il 30 settembre suono all’Arena di Verona. Questo sarà un anno speciale”

“Per colpa della pandemia ho vissuto un anno e mezzo in mansarda. Niente tournée, niente concerti live, lezioni di musica solo online. Ero perennemente inchiodato al monitor del computer e quindi, ora che siamo tornati alle esibizioni dal vivo, mi godo sensazioni quasi dimenticate. Alla prima data del Summer Tour di Loredana Bertè, a Cosenza, mi sono emozionato. E ogni volta, adesso, è come se fosse la prima”.

Stefano Cerisoli, aretino, 44 anni il 31 agosto, di mestiere fa il chitarrista. E il docente. Ha studiato chitarra classica, chitarra moderna, jazz, armonia. Nel 2003 si è laureato presso l’Università di Siena in lettere per poi diplomarsi al Conservatorio statale di musica a Bologna. Suona con grandi nomi della musica italiana, insegna alla Dima (Doremi International Music Academy) di Arezzo e alla scuola Valentina Giovagnini di Castiglion Fiorentino. Come tanti colleghi, ha vissuto in un limbo per mesi, senza sapere come e quando avrebbe potuto ricominciare a fare il suo lavoro.

“L’aggettivo giusto per descrivere quel periodo è atroce. E non si trattava solo di una questione economica, che pure è importante. Era proprio il contatto con le persone a mancarmi, la possibilità di suonare la mia chitarra davanti al pubblico. Il palco, adesso che ci sono risalito sopra, lo apprezzo molto di più”.
Molti artisti hanno polemizzato perché il vostro settore è stato trascurato dalla politica. Concordi?
“Concordo. Pochissimi ristori, tanta incertezza, molte contraddizioni. Io ho perso circa venti date con la Bertè e altre venti con Masini. Noi stavamo a casa e in piazza si radunavano folle oceaniche per festeggiare la vittoria della Nazionale agli Europei. Nulla contro lo sport e il calcio, anzi. Sono un tifoso anch’io. Però…”.
Per restare in tema. Il rapper Salmo ha organizzato un concerto a Olbia, con maxi assembramento e polemica feroce con altri colleghi, Fedez su tutti. Che ne pensi?
“Penso che sia stata soprattutto una provocazione. Capisco chi si è irritato, perché le regole, se ci sono, devono rispettarle tutti. E’ anche vero che lanciare un sasso nello stagno può servire. Di sicuro c’è tanta voglia di ripartire, lo vedo ovunque. Anche ad Arezzo con il Music Fest, che è andato alla grande”.

sul palco con Marco Masini

Il rischio di un nuovo stop in autunno è concreto secondo te?
“Mi auguro che non ci siano nuove chiusure, sarebbe un disastro. E comunque molti miei colleghi che suonano con artisti dal grande seguito, sono ancora al palo. Vasco, per esempio, fino al 2023 resterà in stand by”.
Parliamo di cose piacevoli Stefano. Com’è nato il tuo amore per la chitarra?
“Avevo 6 anni, a Patrignone partecipai a una festa con la pentolaccia e una band di bambini che suonava. Rimasi così colpito che la notte sognai di salire sul palco davanti a una folla di persone. Appena sveglio, chiesi a mio padre di prendere lezioni di chitarra. E lui mi accontentò”.
L’importanza della famiglia.
“Per me è stata fondamentale. Poi ci ho messo la mia testa dura ed è vero che uno deve crederci sempre. Quando per la prima volta mi sono trovato davanti a diecimila spettatori, per un concerto di Francesco Renga, ho ripensato a quel sogno. E all’aiuto di mio padre”.
Come definiresti il tuo rapporto con la chitarra?
“Di amore odio”.
Veramente?
“Sì. E’ un rapporto così intenso, così stretto, che a volte ho bisogno di lasciarla in un angolo, senza guardarla per settimane. Però è la mia passione, l’avrei suonata anche se non fosse diventata un lavoro”.

Bertè, Renga, Masini, Ron, Patty Pravo, Zucchero, Nada. Collabori da tempo con tanti nomi di grande livello: ne hai uno del cuore?
“Questi che hai citato sono tutti artisti che hanno fatto la storia della musica italiana. Ho profonda stima per loro, sia umana che professionale, e non è retorica. Se mi chiedi un parere da chitarrista, allora ti dico che nel mio cuore porto David Gilmour e Stevie Ray Vaughan”.
Ti senti più concertista o più insegnante?
“Bella domanda. Mi sento più insegnante: di sole tournée non si vive e poi la scuola mi piace moltissimo. E’ gratificante, mi consente di portare avanti un compito anche culturale. In questa epoca dello smartphone, in cui la vita va veloce ed è tutto accelerato, cerco di trasmettere ai ragazzi l’importanza di fermarsi a pensare, di concentrarsi sullo strumento. E poi bisogna sapere chi sono i Beatles, chi sono i Nirvana, la differenza tra chitarra classica e chitarra rock. Il tempo conta, va utilizzato bene e non sprecato.”.
Non ti piace la musica di oggi?
“Non mi piace una certa tendenza della musica. Testi orribili, troppo computer, poca conoscenza generale”.
Come definiresti Stefano Cerisoli docente?
“Come uno che deve insegnare la tecnica, ovviamente. Ma che cerca soprattutto di trasmettere passione. Il fatto che tanti allievi siano con me da anni, mi fa pensare che ci sto riuscendo”.
Valentina Giovagnini se n’è andata nel 2009. A lei è intitolata la scuola dove insegni insieme a sua sorella Benedetta. Che ricordo ne conservi?
“Valentina è il nostro faro e cerchiamo di onorarne la memoria ogni giorno, con ogni lezione, ogni saggio. Dopo il lutto la scuola si è trasformata in una famiglia allargata. E’ un ambiente sano, bello da vivere”.

un assolo di chitarra con Patty Pravo

Arezzo città della musica è soltanto uno slogan o noti progressi in questo senso?
“Si potrebbe fare di più ma vedo anche che c’è un’attenzione maggiore rispetto a prima. E questo fermento culturale è positivo”.
Da fine luglio sei in tour con Loredana Bertè. Per il futuro quali progetti hai in piedi?
“Vorrei continuare a fare quello che sto facendo. Non è così scontato. Quando finisce la tournée con un artista, non sai mai se ricomincerai di nuovo. E poi il 30 settembre suonerò all’Arena di Verona con Marco Masini. E’ un grande concerto per i suoi 30 anni di attività, interverranno Giuliano Sangiorgi, Renga, Carboni, Tozzi, Nek e tanti altri ospiti. Per me sarà una serata speciale”.
Perché?
“Perché all’Arena ci andai con mio padre, qualche anno fa, quando era ancora con noi. Mi disse: se un giorno suonerai qua, sarai veramente arrivato al top. E a Francesca, la mia compagna, ripeteva sempre: fatti sposare. Questo 2021 sarà memorabile”.
Vuol dire che ti sposi?
“Sì, fra tre giorni a Castiglione della Pescaia. Cerimonia in spiaggia con nostro figlio Alessandro, di 5 anni e mezzo, e pochi invitati. Sto preparando la colonna sonora, ci sarà anche Peace Piece di Bill Evans, il mio brano preferito. E il ricordo di mio padre”.