Una storia lunga sessant’anni, iniziata dai boschi di Monte San Savino e dalle gabbie per polli Amadori. Dietro l’azienda Polvanesi, specialista nella lavorazione del legno per progetti su misura, si intrecciano le vicende di quattro fratelli, che raccontano uno spaccato dell’economia aretina post bellica: dagli esordi artigianali fino alle grandi commesse di oggi. Come quelle per le imbarcazioni di lusso.

Alcune delle più belle storie aziendali sono intrise di leggenda. Quella di Polvanesi si tinge di caratteri fiabeschi. Inizia in un bosco e si chiude con moderni principi e principesse, che richiedono le creazioni dell’azienda savinese per boutique parigine, yacht di lusso o ville di Dubai. Sessant’anni di storia, poco meno, che rivelano un intrigante spaccato di economia aretina post-bellico, dalla falegnameria nel centro di Monte San Savino alle commesse globali, passando per il boom edilizio provinciale e la conquista della collaborazione in grandi opere nazionali. Due gli ingredienti base del racconto, che saldano assieme tutti gli altri elementi, dal principio fino ad oggi: il legno e la famiglia, quadro e cornice di un dipinto in evoluzione. Il primo, lavorato con maestria artigianale da dodici lustri, la seconda, unita nell’impresa da ormai tre generazioni.
Monte San Savino, prima degli anni Sessanta. La strade dei quattro fratelli Polvanesi si separano: i più grandi, Pietro e Giovanni, si approvvigionano di legna nel bosco, realizzando piccoli manufatti, utili in campagna: gabbie per animali, oppure cassette per la frutta. Si specializzano, tanto che le stie per il pollame finiscono nei rinomati allevamenti Amadori. Brunero, il terzogenito, imbocca la strada che lo porta ad Arezzo, in una bottega del centro storico, dove segue corsi da intagliatore. Poco più tardi, lo segue il quarto dei fratelli: Mario. Entrambi, ogni mattina, prendono il treno da Monte San Savino, per apprendere i segreti della finitura a spirito e altri dettagli della raffinata arte della lavorazione del legno. Terminati i corsi, Brunero si presenta ai fratelli maggiori: “Perché non mettiamo insieme le nostre competenze e fondiamo un’azienda di famiglia?”. Il legno nel destino: nasce la falegnameria Polvanesi. E’ il 1962.

“Due gli ingredienti della storia di polvanesi: il legno e la famiglia, quadro e cornice di un dipinto in evoluzione”

L’attenzione dei quattro giovani si orienta da subito verso gli infissi: frequentando Arezzo, Brunero aveva infatti allacciato rapporti con le imprese edili del capoluogo. Sono gli anni ’60: esplode la “febbre immobiliare” e i Polvanesi hanno grande voglia di lavorare. Le commesse per porte e finestre fioccano. La base operativa è nei pressi del centro storico savinese: al piano terra c’è il laboratorio, sopra, invece, i quattro appartamenti dei fratelli e delle rispettive mogli con i figli.
“Abbiamo iniziato a ragionare come una sola grande famiglia”, ricordano oggi i cugini che fanno parte della seconda generazione Polvanesi. “Tra noi ci consideriamo tutti fratelli. Quando eravamo piccoli, parlavamo sempre dei ‘nostri genitori’, senza grandi distinzioni tra babbo-mamma e zii-zie”.
La casa-azienda viene realizzata da un impresario con cui i Polvanesi collaborano, pagata a sconto infissi. Sono anni di produttività enorme e di espansione. Nell’arco di un decennio, l’impresa artigianale diventa una vera fabbrica, spostandosi in via Santa Maria delle Vertighe: due capannoni (per iniziare) e macchinari all’avanguardia. I magazzini sono sempre pieni di legna, viste la galoppante svalutazione e la continua richiesta d’opera.
La terza svolta aziendale arriva con l’inizio degli anni Ottanta, con il fortuito e fortunato incrocio di destini con la catena di lusso Baglioni Hotels. Nel 1974 era stato infatti inaugurato il primo hotel a cinque stelle del brand, Roberto Polito e sua moglie Lisa avevano appena dato vita al Baglioni Resort Cala del Porto di Punta Ala, in provincia di Grosseto. Durante uno dei viaggi verso la costa tirrenica, l’amministratore delegato si ferma casualmente in Valdichiana. E’ alla ricerca di una porta su misura e si rivolge alla Polvanesi. Un lavoro che forse non vale l’investimento del viaggio di consegna fino al comune di Castiglione della Pescaia, ma la Polvanesi era già attiva in zona, visto il fermento immobiliare che coinvolgeva la località di mare toscana. Una scelta rivelatasi vincente: stregato dalla porta, il responsabile inizia a commissionare lavori sempre più specifici all’azienda savinese per le strutture di ospitalità della catena. Materiali pregiati, particolari finiture: Polvanesi, oltre agli infissi, si specializza in commesse su misura per i grand hotel. Gli alberghi Baglioni spalancheranno infatti numerose altre porte, in Italia, in Europa e nel resto del mondo, passando per prestigiose altre catene come Starhotel e Sheraton.
Nel frattempo l’azienda si rinnova, entrano attivamente forze fresche della seconda generazione, quella dei cugini. Prima Mauro e Maurizio, sul finire degli anni ’70, quindi Bruno, Marco e Barbara agli inizi degli anni ’90. La Polvanesi muta ancora pelle, prima con i macchinari a controllo numerico, poi con l’arrivo di computer e digitale. Oggi, mentre è ancora operativo uno dei soci fondatori, Brunero, esponente della prima generazione, si è già affacciata la terza, con Francesco, per scrutare i futuri orizzonti imprenditoriali di questo nuovo decennio ricco di sfide.

“numerose le collaborazioni celebri, dagli alberghi baglioni agli yacht azimut, da prada a dior e gucci”

Tra queste, vale la pena menzionare quella degli yacht: un’avventura nata nei primi anni 2000, dopo un “volantinaggio” fatto da Barbara al salone nautico di Genova. E che ha portato alla prestigiosa collaborazione con Azimut, per cui vengono realizzati gli interni. Tra i lavori in assoluto più importanti resta quello fatto a Roma, all’interno dell’auditorium “Parco della Musica”, posto tra il villaggio olimpico e lo stadio Flaminio, progettato da Renzo Piano e inaugurato nel 2002. Un’opera in cui Polvanesi, oltre ai 7mila metri quadri di controsoffitto, realizzò anche porte e corrimani.

Ma recentemente sono state numerose le collaborazioni celebri: ad esempio quella con Prada, nella sezione prototipie per vetrine. Alto il coefficiente di difficoltà per il lavoro del 2016, in cui è stato riprodotto l’interno di un vagone d’epoca per gli allestimenti dei punti vendita della maison in tutto il mondo. E forse ancor più complicato è stato il lavoro per Dior nella boutique di Parigi, con la riproposizione, grazie alla stampa laser 3D, dei fregi originali della struttura. E ancora: i lavori per Gucci e per gli arredi di una villa da sogno negli Emirati Arabi, quelli a palazzo Mancini a Roma e quelli per un hospice pediatrico progettato da Renzo Piano a Bologna. Oppure la ricostruzione di una winery, il punto vendita di una cantina della Napa Valley, culla del vino americano, nello stile di una leopoldina toscana.

E proprio gli Stati Uniti rappresentano la nuova frontiera di Polvanesi: perché se le radici restano ben piantate a Monte San Savino, è prossima l’apertura di uno showroom in condivisione in California. Per germogliare anche Oltreoceano, dopo le prime fortunate collaborazioni in Usa.