Vania Zacchei, titolare dell’Agenzia Mode Srl di Arezzo, ci racconta il suo percorso professionale, le qualità che servono nel lavoro di organizzatrice di eventi, gli errori che non si devono commettere e le nuove sfide di fronte alle difficoltà create dalla pandemia di Covid-19. Il segreto? Appagare se stessi, sempre

Poche cose raccontano di noi quanto il ‘come’ affrontiamo la vita. Come iniziamo, come ci rialziamo, come ripartiamo. Tutte cose che Vania Zacchei, titolare dell’Agenzia Mode Srl di Arezzo, ha imparato presto senza fermarsi mai davanti alle prime difficoltà, con una capacità rara nel comprendere quando era il momento di cambiare o di accelerare. Frenare? Be’ questo ha dovuto impararlo nell’anno in corso a causa della pandemia di Covid-19.

Aretina, classe ’75, ha praticato ginnastica artistica per accontentare la madre, calcio (con l’Arezzo femminile) per accontentare il padre, ma il vero amore sportivo è stata la ritmica, grazie a Manola Rosi, con la Società Ginnastica Petrarca. Un rapporto continuato nel tempo: “Sono rientrata come tecnico, chiamata da Manola e, a parte qualche piccolo stop dovuto al lavoro, sono rimasta fino a lasciare l’allenamento per entrare nel consiglio direttivo”. Vania è un treno in corsa, nel senso migliore del termine, non travolge ma accoglie e fa le fermate necessarie.

Diplomata ragioniera, ha iniziato subito a lavorare facendo pratica da un commercialista: “Non ho continuato gli studi perché i miei si erano separati e non volevo gravare su di loro. Perché? Per senso di responsabilità”, senza mai rinunciare a quello che le piaceva veramente. Assunta come impiegata nel settore assicurativo, ci è rimasta per quindici anni, dividendosi tra questo e le sfilate come modella o la presenza come hostess, entrando nell’ambiente che un giorno sarebbe diventato il lavoro della sua vita: “Nel tempo libero facevo quello che mi piaceva di più, collaborando con un’agenzia di Firenze. Poi ho preso il part-time e così ho avuto l’opportunità di entrare sempre più dentro il mondo dell’organizzazione eventi, fino a imparare la parte che mi mancava: quella amministrativa. È stato il mio compagno, Maurizio, a spronarmi a prendere la partita IVA e iniziare a camminare da sola”. Sono passati undici anni da allora.

L’agenzia collabora soprattutto con le aziende, meno con i privati: “Noi siamo ancora una realtà piccola, il riferimento del centro Italia per le grandi agenzie di Milano e Torino. Con me c’è Valentina, il mio braccio destro. Lei si occupa dei lavori in corso, io più dei rapporti con i clienti, fondamentale, e della progettazione”. Professionalità e credibilità cresciute durante la gavetta.

Poi è arrivato il Covid-19: “Hanno iniziato a cancellare gli eventi, uno dietro l’altro. Dopo un ultimo trimestre 2019 nel quale avevamo fatto numeri importanti e mai registrati prima. Da settembre siamo tornati a un trenta per cento, ma il fatturato del 2020 sarà solamente il quindici rispetto a quello dell’anno scorso”.

Capacità organizzativa, fantasia, sia nel creare che nel tappare eventuali falle, spiccato e istintivo problem solving le qualità più importanti per fare questo tipo di lavoro. E l’errore da non commettere? “Sottovalutare. Nell’organizzazione di un evento tutto deve essere preso in considerazione, tutto deve essere controllato. Io per natura, poi, devo avere ogni cosa sotto controllo. Doti femminili? Sì, alcune qualità credo siano prettamente femminili, ma noi abbiamo a che fare soprattutto con clienti dell’altro sesso, quindi dobbiamo tirare fuori anche la nostra parte maschile perché a volte non è facile farsi valere, poi quando ci hanno conosciute bene fila tutto più liscio”.

Un compagno, Maurizio, un figlio, Tommaso, e una giornata tipo: “Sveglia, colazione, portare il ‘settenne’ a scuola, arrivare in agenzia (piazza San Michele, pieno centro storico, ndr), aspettare Valentina e iniziare la programmazione. Uscire nel pomeriggio, riprendere Tommaso e arrivare a casa trovando la cena pronta. Quando, invece, abbiamo gli eventi da seguire diventiamo palline da flipper in giro per Arezzo e per l’Italia. Ovviamente queste erano le giornate tipo del 2019, sperando che possano tornare al più presto”. Vania e la sua agenzia sono diventate socie della Fondazione Arezzo Intour, ma al momento l’attività locale incide solo per il 5 per cento del fatturato.

“Come mi vedo da qui a dieci anni? Vorrei che l’agenzia diventasse la referente diretta dei grandi clienti, senza più passare da quelle di Milano e Torino. Vorrei aumentare l’attività nella mia città e magari vedere Tommaso, diciassettenne, entrare e iniziare a farsi le ossa”.