Innovazione, design e capacità di vedere lontano sono i segreti del successo di Aec Illuminazione. Dalla fondazione nel 1957 alla conquista dei mercati internazionali, dagli investimenti nella tecnologia led all’obiettivo di automatizzare la produzione. Il presidente Alessandro Cini ci ha raccontato la storia di un’azienda 4.0 con le radici alle porte di Arezzo

Solidi legami con il passato e capacità di progettare il futuro. Aec Illuminazione è un’azienda di livello internazionale con la base (e le radici) a Subbiano, un’eccellenza conosciuta e apprezzata sul mercato con oltre sessant’anni di storia alle spalle. Eppure, nonostante le certezze costruite nel tempo, resta uno straordinario laboratorio di idee, alla costante ricerca dell’innovazione
Nell’elegante centro logistico del basso Casentino, si lavora seguendo tre parole d’ordine: perfezione, innovazione, tradizione, da mescolare e plasmare a seconda delle richieste, sempre con competenza e professionalità. Il segreto del successo sta nella passione e nella capacità di vedere lontano, fattori decisivi per collocarsi ad alti livelli.

Azienda in crescita costante

Aec (acronimo di Apparecchi Elettrici Cini) è nata nel 1957 e all’inizio si occupava di illuminazione indoor a uso industriale e commerciale e outdoor per giardini pubblici e privati. Poi, negli anni, si è specializzata nell’illuminazione pubblica, settore in cui oggi è una potenza mondiale, dopo aver raggiunto standard elevati di competitività.
Alssandro Cini, 62 anni, rappresenta la seconda generazione alla guida dell’azienda. Suo padre Cino lo stava inserendo nei meccanismi dell’attività quando è venuto a mancare improvvisamente. Era il 1984 e da lì in avanti, dopo il primo periodo di assestamento, l’escalation è stata costante.
“Ero un ragazzo, ho dovuto imparare in un mese quello che di solito si apprende in un anno – ci ha raccontato il presidente, seduto al tavolo della sala riunioni. Oggi non so se sarebbe possibile fare quello che ho fatto io: sono cambiati i tempi, è tutto più complicato. Nel 1989, in ogni caso, decisi di sviluppare l’azienda, che all’epoca dava lavoro a una ventina di persone: eravamo in centro a Subbiano, ci trasferimmo nella zona industriale di Castelnuovo. E nel 1990 ci fu l’inaugurazione del nuovo stabilimento di duemila metri quadrati”.
A rendere possibile la crescita esponenziale di Aec contribuì in modo determinante il background di esperienze che l’azienda si era costruita. “Uno dei nostri fiori all’occhiello riguarda Firenze. Dopo la tragica alluvione del 1966, vincemmo la gara per l’illuminazione della città. Installammo lanterne artistiche in tutto il centro storico e nei lungarni. Fu grazie a quell’impulso che demmo avvio alla produzione dei candelabri in ghisa. A distanza di 50 anni, nel 2020, a Firenze abbiamo sostituito la vecchia illuminazione pubblica con quella che sfrutta la tecnologia led. E’ stata una grande soddisfazione”.

La Tecnologia Led

Aec ha portato la luce in ogni angolo del globo: Berlino, Singapore, Auckland, Abu Dhabi, Casablanca, Copenaghen, Oslo, Londra solo per citare alcune grandi città. L’azienda riesce a garantire prodotti efficienti per aeroporti, impianti sportivi, ponti, parchi pubblici, tratti viari, coprendo tutto il ventaglio delle necessità urbane ed extraurbane.
“Nel 2015 a Milano, in preparazione alla mostra dell’Expo, abbiamo rinnovato l’illuminazione della metropoli, installando l’impianto più grande d’Europa con la tecnologia led: 160mila apparecchi in appena otto mesi”.
Proprio il led ha rappresentato un crocevia fondamentale, proiettando l’azienda nell’élite europea del settore e aprendo fette di mercato amplissime. Il light-emitting diode (led) aumenta la sicurezza, per esempio rendendo i parchi pubblici frequentabili anche con l’oscurità; garantisce comfort visivo ad altezze ridotte, come sulle piste ciclopedonali; previene l’inquinamento luminoso, grazie a sistemi ottici che limitano il fascio di luce solo dove serve.
“All’inizio avevamo di fronte una tecnologia complessa da sviluppare e da inserire sul mercato, perché priva di un’affidabilità riconosciuta. Sono serviti grandi investimenti sui laboratori di ricerca, abbiamo dovuto assorbire il passaggio da lavorazione elettromeccanica a elettronica, con un forte impatto sui macchinari di produzione. Poi però ci siamo ritrovati con un vantaggio importante sulla concorrenza, che sfruttiamo ancora oggi”.

Il led ha rappresentato un crocevia fondamentale, proiettando l’azienda nell’elite europea del settore

La Qualità del Design

Aec non significa solo affidabilità. Il design e la ricerca della perfezione sono da sempre l’essenza del marchio, che fa del made in Italy un punto di forza.
“Amiamo l’idea di esportare la cultura della bellezza e ogni dettaglio per noi è essenziale. Il design dei prodotti è la perfetta armonia tra estetica e funzione, tra tecnologia, performance ed emozione. Non è un caso che l’area creativa all’interno dell’azienda svolga una funzione fondamentale: siamo sinonimo di qualità sotto ogni aspetto, è sempre stata un’attitudine naturale per noi. Un prodotto di basso livello, qui non si fa”.
La costante ricerca e lo sviluppo di forme di illuminazione innovative, hanno sempre guidato le scelte aziendali, portando a soluzioni con performance all’avanguardia e al deposito di numerosi brevetti già a partire dagli anni ’60. Tutto questo ha rinsaldato il rapporto con le pubbliche amministrazioni, che rappresentano un mercato difficilmente accessibile se non si ha alle spalle una rete di relazioni consolidate.
“Aec ormai sa muoversi dentro la filiera burocratica e garantisce celerità, oltre che efficienza, nell’offerta. Il nostro mercato è per il 40% in Italia e per il 60% all’estero, dove la competizione aumenta. Ad Abu Dhabi, per esempio, le specifiche per le forniture sono complesse e dobbiamo vincere la concorrenza di autentici colossi del settore come Philips. Dal punto di vista della struttura, è chiaro che siamo sfavoriti. Però abbiamo un vantaggio. Riusciamo ad assecondare i ritmi del mercato, sappiamo prendere decisioni in tempi brevissimi. E’ difficile che qualcuno arrivi prima di noi”.

Il Legame con il Territorio

Un’azienda del genere avrebbe potuto traslocare altrove in più di un’occasione. Magari al nord, cuore industriale dell’Italia. O addirittura all’estero, dove semplificazione e defiscalizzazione non sono rivoluzionari obiettivi da raggiungere chissà quando ma concrete realtà. Invece non è successo. Aec è rimasta alle porte di Arezzo, fedele alle origini.
“In questo contesto non è facile fare impresa. La burocrazia continua a rappresentare un ostacolo, basti pensare che i lavori per il nuovo stabilimento aziendale sarebbero dovuti partire quattro anni fa. E invece inizieranno nelle prossime settimane. Inoltre l’indotto è limitato e trovare personale tecnico qualificato non è semplice. Fino a qualche anno fa sulla mia scrivania arrivavano una decina di curricula al mese. Adesso ne vedo uno ogni tanto. Però il legame con la provincia è sempre stato un punto di forza di Aec: i dipendenti sono tutti aretini, i fornitori anche. Abbiamo investito tempo e denaro sulla formazione e sono convinto che i giovani vadano messi nelle condizioni migliori per lavorare, dando loro la possibilità di esprimere le proprie doti. Per quanto mi riguarda, non sono mai stato su un piedistallo, non ho mai peccato di presunzione. Anzi, ho sempre pensato che sia meglio ascoltare piuttosto che parlare troppo. Vale anche per il rapporto che ho con i miei figli”.

La Terza Generazione

In azienda lavorano anche la moglie Rossana e i tre figli Lorenzo, Alessia e Martina.
“Sono qui per loro libera scelta e non per un obbligo. Non ho mai imposto niente, anche se la dimensione familiare dà all’impresa un valore aggiunto sotto molti aspetti. La cosa che ci rende orgogliosi è che Aec è una green company, un’azienda 4.0 totale, altamente tecnologica e sostenibile. Negli ultimi dieci anni abbiamo investito in nuovi macchinari, robot collaborativi, impianti automatizzati e tecnologie digitali di trasmissione dati, per garantirci una produzione efficiente e un’elevata competitività industriale”.

Sguardo al futuro

Tutto questo nonostante il periodo storico non sia tra i più favorevoli. La pandemia e la guerra in Ucraina hanno ridisegnato gli equilibri mondiali anche sotto il profilo economico e finanziario, condizionando le politiche di import-export in quasi tutti i Paesi.
“Il mio timore è soprattutto per la grande sofferenza nel reperimento della componentistica elettronica e per l’incremento continuo dei costi delle materie prime. L’augurio è che venga ripristinato quanto prima uno scenario di normalità e serenità. Per quanto riguarda Aec, avevamo pianificato l’ampliamento di 13mila metri quadrati del sito produttivo, per un investimento di 25 milioni di euro, e non ci abbiamo rinunciato. Dovremo sopportare oneri aggiuntivi rilevanti ma i nostri guadagni, in oltre sessant’anni, li abbiamo costantemente utilizzati per migliorare l’azienda. E’ la nostra forza”.
Il futuro è delineato, quindi. Le fondamenta sono solide, il presente garantisce stabilità, per il domani ci sono già le linee guida: “L’ambizione è ingrandirci, affrontare nuovi mercati, arrivare a produrre 800mila apparecchi l’anno e incrementare l’automazione dei sistemi produttivi. Tutto il personale sarà trasformato per fare fronte alle nuove esigenze. E resteremo ad Arezzo, felici di rappresentare un territorio apprezzato in tutto il mondo”.

“AEC è una green company, un’azienda 4.0 totale, altamente tecnologica e sostenibile”

I Numeri di AEC

1957 anno di fondazione

100% prodotti made in Italy

44 paesi nel mondo in cui è presente l’azienda

10 i milioni di euro investiti in ricerca e sviluppo nell’ultimo anno

262 i dipendenti dell’azienda

32% la percentuale di donne che lavorano in Aec

35 anni l’età media dei dipendenti

774 le ore di formazione annuale per i lavoratori

53000 i metri quadrati del sito produttivo

25 milioni l’investimento per ampliare lo stabilimento

102 milioni il fatturato del 2019

I GRANDI TEATRI DELLO SPORT

Un settore in cui Aec sta investendo molto è quello degli impianti sportivi. Oltre a palazzetti, piscine e alla pista da sci di Lillehammer, in Norvegia, l’azienda ha puntato sugli stadi della serie A di calcio. A Venezia ha realizzato i lavori di adeguamento strutturale e illuminotecnico del “Penzo”, attraverso l’installazione di 164 proiettori ad elevate performance. A La Spezia la nuova illuminazione a led del “Picco” garantisce alta uniformità di luce grazie a un sistema che, con il controllo dmx, permette di gestire singolarmente ogni corpo illuminante. Entro l’estate Aec ultimerà il progetto per l’impianto di illuminazione di Carrow Road, lo stadio dove giocano gli inglesi del Norwich, società di Premier League. Per Alessandro Cini si tratta anche di una questione di cuore: appassionato di calcio, è presidente del Subbiano, attualmente capolista nel campionato diletttanti di prima categoria.