E’ partito dalla Giordania con un sogno: frequentare il Margaritone e diventare orafo di successo. L’incredibile avventura di Fadi Raslan, titolare di Loren ed Ellius. Si innamorò del mestiere a 16 anni, quando un gioielliere di Irbid gli parlò di Arezzo, poi gli studi di medicina a Kiev (perché così voleva il padre), quindi l’Italia. Anni in Sicilia a vendere bigiotteria e infine l’arrivo in Toscana. La scalata è iniziata da un garage in via Mincio

Un’innocente sosta durante il ritorno da scuola. Il naso contro la vetrina, incantato dalla danza scintillante della luce sui gioielli esposti. Fadi ha 16 anni, a piedi attraversa le calde strade della popolosa Irbid, in Giordania. Davanti a quella bottega, un lampo l’attraversa: scocca l’attrazione per quei pregiati manufatti. Una passione che segnerà ogni tappa successiva della sua vita.Passare lì davanti diventa appuntamento quotidiano, Fadi indugia dinanzi a quelle creazioni. Un giorno, l’artigiano lo invita a varcare la soglia del suo negozio, schiudendo quel mondo fatto d’oro e pietre preziose, che il giovane coccola coi suoi occhi meravigliati. “Dove hai imparato a fare questi gioielli?”, chiede l’ospite. “In Italia – risponde l’orafo – all’istituto Margaritone di Arezzo”.
Fadi Raslan è poco più che un ragazzino, ma sa dove andare e cosa fare. Prima di approdare alla meta, però, navigherà a lungo, perché la vita è il posto in cui i sogni strappano la realtà alle delusioni con i denti, un pezzettino alla volta. Il padre, solido commerciante, lo vuole dottore e nel 1992 lo mette su un aereo per Kiev. Lì, nell’Unione Sovietica che va dissolvendosi, Fadi studia medicina e resta un anno e mezzo. Prima di smettere e tornare dal babbo, sconsolato ma fermo nelle intenzioni: “Voglio fare l’orafo”. Non coincidono le visioni di padre e figlio: il primo è disposto ad accontentarlo, a patto che l’altro rimanga in Giordania. Il secondo ha una meta ben definita: Arezzo. Tremila dollari in tasca, Fadi decide di partire per l’Italia.
“Avevo un desiderio – racconta a 25 anni di distanza – ed ero sicuro di realizzarlo. Ma mi mancavano i soldi. Con pochi spiccioli e senza conoscere nessuno, avrei resistito un mese o due ad Arezzo. Di certo, non potevo permettermi di frequentare la scuola senza lavorare. Pensai a mio fratello, che studiava architettura a Palermo. Andai a trovarlo, aveva degli amici che organizzavano mercatini. E così, seguendo le orme di mio padre, mi misi a fare il venditore. In famiglia abbiamo il commercio nel sangue. Acquistavo bigiotteria da Napoli e la rivendevo a Palermo. Gli anni ’90 erano meravigliosi; se eri intraprendente potevi far soldi a palate. Mio fratello fu costretto a darmi una mano, tanto era il lavoro. In due anni misi da parte quel che mi serviva per tornare ad Arezzo e concentrarmi sull’oreficeria. Ma quell’attività a Palermo era ormai fiorita e tuttora funziona: dando lavoro anche all’altro mio fratello, arrivato dalla Giordania. Adesso uno si occupa della vendita al dettaglio, l’altro fa il grossista”.
Arezzo, finalmente. E l’istituto Margaritone. Fadi è il più grande degli studenti, è metodico. Assorbe tutto quel che può sull’arte della lavorazione orafa. Ma non gli basta, così frequenta corsi pomeridiani, si iscrive a una scuola da incassatore di diamanti a Firenze. Un giorno arriva un orafo di Arezzo e all’insegnante chiede: “Chi è lo studente migliore?”. La risposta è: “Fadi”, al quale viene proposto subito un posto di lavoro. “Accettai, a una condizione: poter lavorare la mattina per studiare il pomeriggio. Volevo diventare esperto. Non mi accontentavo, volevo specializzarmi ancora. Il titolare accettò le mie condizioni”. Il primo scoglio arriva poco dopo. La fabbrica in cui Fadi lavora entra in crisi. Il proprietario, prima del fallimento, lo introduce presso un’azienda esterna e il ragazzo può continuare a fare l’orafo. “Facevo il modellista e l’incassatore di pietre, in breve diventai capofabbrica. Eravamo in 10 a lavorare lì dentro”.

Ma le aspirazioni di Fadi sono alte. E nel 1999 decide di avviare la sua ditta. “Si chiamava Fadi Creazioni: era un semplice garage in via Mincio. Iniziai da solo, poi via via ebbi bisogno di personale, prima uno, poi due dipendenti. Lavoravamo per conto terzi. Crescemmo velocemente fornendo brand prestigiosi, tra cui Bulgari. Nel 2001 accusammo la prima crisi, dopo l’attentato delle Torri gemelle. Facevamo semilavorati con le pietre come terzisti e gli ordini crollarono. Ma ci riprendemmo. Nel 2008 avevo otto dipendenti”. L’alba della crisi più devastante per il distretto orafo di Arezzo. “Rapidamente chiusero molte fabbriche da queste parti: non era soltanto una crisi economica, ma tecnologica. Le grandi aziende acquistavano macchinari che potevano sostituire tranquillamente l’opera di artigiani specializzati come me. La prima cosa che feci, nel 2009, fu quella di lanciare il marchio Loren e tentare un’avventura a Dubai: aprii un negozio assieme ad altri due soci, ma non andò bene. E ripensai completamente il mio lavoro”.
Nel 2010 apre la ditta in via della Fiorandola. La nuova scommessa è in tandem con un’altra azienda aretina che cerca di superare la crisi, specializzata in catename, Loren realizza invece gli accessori. L’unione fa la forza e i prodotti che escono fuori fanno gola ai principali brand. “Dopo tre anni di lavoro, eravamo cresciuti fino a 11 dipendenti”. Il sodalizio finisce e Loren batte strade nuove, ampliandosi ancora. “Passammo a 13 dipendenti, venne al lavoro con noi anche mia moglie, dando un grande apporto in tutte le fasi di crescita successive”. Nel 2014 il passaggio nell’attuale struttura in via Galvani, ancora più spaziosa. “Abbiamo ingrandito la modellistica, abbiamo aperto la nostra fusione. E nel 2018 – dice Fadi Raslan – ho lanciato anche un marchio, Ellius. Adesso non siamo più solo contoterzisti. Ho deciso di superare le logiche della moda e fare qualcosa di diverso, puntando sul passato: l’antichità mi affascina. Qualcosa che per i miei clienti non avrei mai fatto, proprio per non entrare in competizione con loro. Io vengo da una terra ricca di storia: Gerusalemme è a ottanta chilometri da casa mia, la Giordania è la terra di Petra. La storia degli antichi Romani è la storia del mio Paese attuale, l’Italia, e del mio Paese di origine, la Giordania. Ho creato gioielli ispirati ai gladiatori. E poi alla mitologia classica. Stando ad Arezzo, infine, mi sono avvicinato alle tradizioni di questa città, creando una collezione di gioielli dedicata ai cavalieri, alla Giostra, ai quartieri del Saracino”. In breve tempo, partendo dall’e-commerce, Ellius è decollato e si sta ramificando in tutta Italia, grazie al direttore commerciale Giancarlo Aprile e a una serie di agenti. Il successo maggiore sta arrivando con la serie delle Cupole: anelli con riproduzioni di capolavori architettonici come la basilica di San Pietro e la sinagoga di Roma, l’Edicola dell’Ascensione e la Cupola della Roccia a Gerusalemme. Un ideale abbraccio di simboli delle grandi religioni monoteiste. “Volevo creare qualcosa di speciale, che potesse mettere da parte le differenze, esaltando il valore universale della comprensione”, aggiunge.
Fadi racconta la sua storia, a volte si ferma e sorride. Quasi non ci crede. La famiglia, due figli. E il lavoro della vita, in una ditta che conta oggi 29 dipendenti. Sogni?
“Portare all’estero i miei lavori, in Medio Oriente magari. Vorrei che il mio marchio sia cercato e ricordato perché in grado di raccontare una storia bella, portando con sé valori profondi”.