Un capolavoro dell’oreficeria attira le coppie di tutto il mondo a giurarsi amore eterno in uno dei borghi più belli d’Italia

L’11 gennaio 2020 Lucignano veniva ammesso ufficialmente nel club dei “Borghi più belli d’Italia”. Il comitato scientifico che aveva ratificato il riconoscimento si era basato su parametri come la bellezza e l’importanza del patrimonio storico, artistico e naturalistico, la qualità della vita e l’ospitalità.

Il marchio d’eccellenza era la degna conclusione di un lungo percorso di valorizzazione del luogo, che aveva portato negli ultimi anni sempre più turisti a scoprire il comune della Val di Chiana aretina e le sue tradizioni.

Una delle più antiche e conosciute è quella che invita fidanzati e sposi a giurarsi amore eterno davanti all’Albero d’oro, capolavoro di arte orafa che ormai è meta prediletta di coppie da tutto il mondo, soprattutto nel periodo di San Valentino.

Collocato al centro della Sala delle Udienze di Palazzo Pretorio, oggi sede comunale e del delizioso museo civico, il reliquiario alto oltre due metri e mezzo è sistemato all’interno di una grande teca di cristallo illuminata. Tutt’intorno corrono volte e lunette che raffigurano uomini e donne virtuosi tratti dalla storia greca, romana e cristiana, che con i loro comportamenti dovevano essere di esempio ai funzionari che amministravano la giustizia. Gli affreschi quattrocenteschi realizzati in momenti diversi, promossi ogni volta dal cancelliere in carica, raffigurano personaggi come Aristotele, Giulio Cesare, Virgilio, Cicerone, Costantino, Noè, Salomone, Giuditta e così via.

L’Albero d’oro, detto anche Albero dell’amore, venne realizzato per la vicina chiesa di San Francesco in due periodi distinti. Il reliquiario “fitomorfo”, che quindi ha l’aspetto di una pianta, riprende un’immagine francescana ispirata all’opuscolo di meditazioni “Lignum Vitae” di Bonaventura da Bagnoregio scritto intorno al 1260, nel quale il tema dell’albero della vita che Dio pose nel giardino dell’Eden si lega alla storia della croce su cui fu immolato Gesù.

In passato la sua parte più datata, quella di metà XIV secolo, era stata attribuita a Ugolino da Vieri, il più celebre orafo di Siena del Trecento, ma oggi si è propensi ad assegnarla a una bottega aretina influenzata dalla scuola senese, a quei tempi ai vertici dell’oreficeria europea. L’opera rimase incompiuta per circa 120 anni, finché il lascito della pia Madonna Giacoma garantì le risorse per il completamento, portato a termine dal senese Gabriello d’Antonio negli anni Settanta del Quattrocento. 

L’albero di Lucignano è in rame dorato e argento. Il grande piede e una base più piccola sorreggono una teca reliquiaria a forma di tempietto gotico, con tre ordini sovrapposti di bifore, sulla quale si inserisce il fusto da cui si spiegano dodici rami arricchiti con foglie di vite e piccole teche trilobate, che servivano a conservare reliquie francescane e schegge della santa croce. Alle estremità dei rami sono presenti dei medaglioni che accolgono miniature rinascimentali chiuse da cristalli di rocca, mentre sul retro sono eseguite figure in smalto traslucido. Intorno ai medaglioni si ammirano incastonati dei rametti di corallo rosso, che si vedono alternati anche ai rami di metallo lungo tutto il tronco. Sulla sommità dell’albero, infine, sono collocati un Cristo crocifisso e un pellicano che si becca il petto per sfamare i suoi piccoli, allegoria del sacrificio di Gesù che versò il proprio sangue per salvare l’umanità.

Nel 1914 il prezioso reliquiario venne rubato e se la vide brutta. Tre anni dopo fu recuperato nei dintorni di Sarteano, ma versava in condizioni critiche, perché il ladro lo aveva maldestramente smontato, causando la perdita o il danneggiamento di coralli, cristalli, smalti e miniature.

Un sapiente restauro e la suggestiva sistemazione, per fortuna, oggi permettono alle coppie di visitare una delle opere più importanti al mondo nel suo genere e di continuare a scambiarsi le promesse d’amore di fronte alla teca che la custodisce.

Nell’era del consumismo relazionale, un momento di pura poesia nel segno dell’Albero d’oro di Lucignano.