La rasoiata di Trajkovski nelle battute finali di Italia-Macedonia ha inevitabilmente riacceso il dibattito sulla crisi del calcio italiano e sulla mancanza di giovani atleti nostrani che possano colmare le varie carenze di cui oggi soffre il movimento. In realtà, fin dai campetti delle periferie, nel nostro Paese continuano a nascondersi tantissimi potenziali talenti. Per evitare la dispersione di questi baby campioni è tuttavia fondamentale che i club garantiscano un percorso di crescita costante e strutturato, permettendo loro di gettare le basi tecniche, fisiche e mentali per affrontare gli appuntamenti e le occasioni più importanti.

Da sempre a Sansepolcro si lavora in questa direzione. Negli ultimi trent’anni, in particolare, una buona fetta dei più cristallini talenti del territorio provinciale è cresciuta nel settore giovanile bianconero, dove fin dai primissimi calci l’obiettivo è sempre stato quello di valorizzare tutte le diverse qualità dell’atleta, in piena sintonia con la filosofia “alleniamo giocatori, cresciamo uomini”. Un lavoro certamente dispendioso, ma che negli anni ha prodotto risultati davvero notevoli, vedi lo scudetto Juniores Nazionale del 2009, oltre a garantire una permanenza record della prima squadra nel campionato interregionale.

Mentre il calcio nazionale vive forse il suo momento più buio, vogliamo dunque raccontare una bella storia locale che vede protagonista la formazione Under 14 del Vivi Altotevere Sansepolcro. Un gruppo di ragazzini vivaci e brillanti, che come tanti altri ha dovuto fare i conti con un biennio da incubo tra restrizioni, distanziamento e mancanza di socialità, ma che proprio da questo pesante momento ha saputo trovare gli stimoli e l’entusiasmo per ripartire e dare vita ad una stagione sportiva indimenticabile, culminata con la vittoria del campionato regionale Giovanissimi U14 Umbria. Una cavalcata che ha visto i bianconeri chiudere la competizione da imbattuti al primo posto del girone B con 52 punti, frutto di 16 vittorie e 4 pareggi su 20 partite, e il miglior attacco con 95 reti segnate. Numeri davvero degni di nota in una competizione che vedeva la partecipazione di realtà strutturate come quella del Perugia Calcio, favorita a inizio anno, lasciata a 4 punti di distanza.

Condottiero dell’impresa, il giovane allenatore viterbese Paolo Damiani, al suo primo anno a Sansepolcro, che grazie a questo bel risultato ha recentemente ricevuto il Premio Etrusco direttamente dalle mani del tecnico del Sassuolo Alessio Dionisi. Al mister abbiamo chiesto un commento e alcune considerazioni sul bel percorso sportivo e umano intrapreso quest’anno.

Al tuo arrivo al Borgo ti aspettavi di ottenere questo risultato?

“È stata una stagione per certi versi sorprendente, iniziata il 23 agosto dello scorso anno, quando la vittoria del campionato era onestamente un traguardo insperato. Fin dal primo giorno con questi ragazzi, però, si è creato un gruppo così compatto e un clima di unione talmente forte che quello che è successo dopo è apparso quasi come un normale susseguirsi di eventi”.

Come avete affrontato la ripartenza dopo lo stop della pandemia?

“Siamo partiti dopo un periodo duro nel quale i ragazzi non hanno potuto praticare attività agonistica in modo continuativo, ritrovandosi tra l’altro per la prima volta quest’anno a giocare ad undici. In realtà tutto questo ha fatto sì che il mix di entusiasmo e voglia di fare bene ci guidasse tutti verso un bel traguardo, ottenuto con grande spensieratezza. Il merito va ovviamente ai ragazzi che non hanno fatto mai mancare il loro impegno e la costanza negli allenamenti”.

A cosa deve prestare attenzione un mister nella gestione di un gruppo di adolescenti? 

“Stiamo parlando di ragazzi in una fascia di età tra i 13 e i 15 anni, dunque nel massimo dell’espansività. Dobbiamo essere bravi a non tirare troppo la corda e lasciare sempre spazio alla loro libertà di espressione: osservarli in un contesto libero ci permette di cogliere sfumature della loro età che probabilmente ci sfuggirebbero nella vita di tutti i giorni. Dunque oltre a quello calcistico, possiamo dire che abbiamo tutti assieme intrapreso anche un percorso sociale. Siamo cresciuti tutti insieme, e il calcio è stato un veicolo per creare quello spirito di gruppo che la pandemia e l’isolamento avevano messo in disparte. Anche e soprattutto da questo punto di vista è stata per tutti noi una bellissima esperienza”.