“Le mie canzoni nascono per dare voce alla mia creatività. Ho sempre viaggiato tanto e suonato per strada. Sogno Sanremo, prima però ho un progetto da portare avanti…”

Energico, positivo, creativo, un fiume in piena.

Nick Andreoni, all’anagrafe Nicola Andreoni, è così: anche davanti ad una semplice tazza di tè, riesce ad infondere una carica incredibile, la stessa carica che trasmette con le sue canzoni. Nato il 13 settembre dell’88 ha trascorso i primi anni della sua vita a Farnetella, piccola frazione di Sinalunga, per poi trasferirsi a soli 7 anni a Pozzo della Chiana.

“Nick senti, qual è il luogo che consideri “casa”?”

“Bella domanda (ride, ndr). Non mi affeziono troppo ai luoghi. Mi sento a casa dappertutto quando ho con me la mia chitarra, quella classica: mi basta avere lei con me e qualsiasi posto diventa “casa””.

“Quando hai capito di voler diventare un cantautore?”

“In quinta elementare. Era una fredda mattina d’inverno, stavo facendo colazione con i miei cereali preferiti e saltando da un canale all’altro, mi sono ritrovato sintonizzato su MTV. Stavano trasmettendo “The kids aren’t alright” degli Offspring: lì è scoccata la scintilla, è stato amore a primo ascolto. Ma prima degli Offspring, il Cantagallo di Robin Hood ha influito tantissimo (ride, ndr). Mi ha sempre affascinato il ruolo del cantastorie, questa figura che va per le piazze e le strade a raccontare storie cantando”.

Da sempre appassionato al mondo della musica, ne entra a far parte seriamente a 9 anni, quando inizia a seguire corsi di chitarra. Mentre frequenta ragioneria a Foiano, parallelamente si dedica al Conservatorio Statale di Perugia fino all’ottavo anno di studi in chitarra classica, e all’Accademia Lizard di Fiesole, scuola di musica moderna in chitarra elettrica e composizione. “Ogni insegnante mi ha ispirato in modo diverso: provo gratitudine per ogni esperienza fatta, anche se ci sono due insegnanti che porto nel cuore, Alessandro e Roberta. Loro sono stati i primi a darmi coraggio nell’imparare a suonare e mi hanno insegnato a non scoraggiarmi e a non farmi abbattere – ci racconta Nick – Durante il difficile periodo dell’adolescenza è fondamentale avere qualcuno che ti aiuti e ti stimoli, per questo la loro presenza è stata essenziale”.

La famiglia di Nick è sempre stata felice ed entusiasta della strada da lui intrapresa. “Sono stato molto fortunato ad avere il supporto della mia famiglia; soprattutto babbo Fabrizio ha capito presto che in me c’era del potenziale. Lui non ha mai scritto una canzone, ma c’è una sua affermazione che per me è diventata come un mantra “scrivere una canzone è semplice, basta avere qualcosa da raccontare”. E io ho sempre avuto tanto, tantissimo da raccontare. Credo che lui abbia sempre saputo che la mia vocazione era fare musica”.

Quando ha poco più di 20 anni, Nick inizia a viaggiare perché da persona curiosa quale è, ama scoprire il mondo e soprattutto ama essere contaminato, immagazzinare nuove esperienze per crescere sia musicalmente che personalmente. Ci racconta di essere stato tante volte nella Germania del Sud, tra Monaco, Francoforte, Kassel e Stoccarda, oltre che dei suoi numerosi viaggi in Australia e del viaggio a New York. “Ho girato tanto e di continuo perché non voglio abituarmi ad un posto. Ho sempre bisogno dello “shock” del cambiamento, altrimenti perdo quella magia che mi regala nuovi stimoli per scrivere e comporre… e poi mi piace il fatto di aver viaggiato sempre da solo, mi permette di ampliare la mente”.

In questi viaggi in giro per il mondo Nick ha imparato la tolleranza, ha conosciuto ed apprezzato diverse culture, ha provato sulla sua pelle cosa significhi essere “un artista di strada”, ed è di questa particolare esperienza che ci parla con coinvolgente entusiasmo:

“L’ho fatto e lo faccio tutt’ora perché è tra le migliori palestre che un cantautore possa frequentare. Ogni città ha la sua energia, adoro Salisburgo per l’acustica, Graz e Kassel per la loro politica così “hippie” e favorevole agli artisti di strada.. ci sono poi città nelle quali l’acustica è un disastro, altre ancora dove suonare in strada è proibito.. comunque ho imparato che i musicisti di strada hanno una marcia in più. Mai, e dico mai, sottovalutare un musicista di strada! (ride, ndr) Quando sei lì, in mezzo alla strada e suoni, provi allo stesso tempo emozioni contrastanti.. ci sono tante persone che ti guardano, chi si ferma ad ascoltarti, chi passa indifferente. Suonare per strada ti forma, mi sento di dire che è un po’ un vaccino contro la negatività.. devi restare positivo,  altrimenti la tentazione di farti prendere dallo sconforto rischia di prevalere”.

Quando gli chiedo quale è l’esperienza che lo ha segnato maggiormente, senza pensarci troppo, di getto, mi risponde: “Stoccarda!”. E si capisce subito dal tono con cui pronuncia il nome di quella città, che proprio lì, Nick ci ha lasciato un pezzo di cuore.

“Avevo 25 anni e stavo passeggiando lungo il corso. Noto un ragazzo tedesco, che, pura casualità, ho scoperto poi chiamarsi Nick, che suona e canta per strada. Non mi convince la sua musica, ma continuo ad ascoltarlo ugualmente per tanto tempo. La gente passa e lo ignora, i ragazzini lo prendono in giro, e lui sai cosa fa? Continua a suonare, imperterrito, fregandosene di tutto e tutti. È stata una lezione di vita per me. Ho avuto come un’illuminazione, ed è proprio grazie a lui se ho iniziato a suonare per strada. Per questo dico sempre che c’è un “Nick prima di Stoccarda” e un “Nick dopo Stoccarda”. E’ stato come se venisse toccato un tasto nascosto di me”.

“Come era il Nick prima di Stoccarda e come è il Nick dopo Stoccarda?”

“Ognuno di noi è fatto da tanti contenitori, serve qualcuno che letteralmente apra quei contenitori. Potrei dire che il Nick tedesco ha aperto un gran bel contenitore del Nick italiano. Prima di Stoccarda ero più timido ed impaurito, attento al giudizio altrui, quando avevo provato a portare la mia arte per strada, suonavo piano e cantavo a bassa voce, con timore. A Stoccarda è venuto fuori un Nick che ha più fiducia in sé stesso, che vive la vita e la musica con consapevolezza”.

Nick è rimasto talmente affascinato dalle città estere, lo si capisce da come ne parla, che la domanda che mi frulla e rifrulla in testa è..

“Ma se le esperienze all’estero ti sono piaciute così tanto, perché sei tornato in Valdichiana?

“La domanda vera è… sono mai andato via? Questi viaggi avevano e hanno il solo scopo di farmi uscire dalla mia comfort zone. La finalità è sempre stata quella di tornare in Toscana con mille nuove idee in testa ispirate dall’esperienza del viaggio. Quando parto so sempre che poi torno, magari più arricchito”.

Il genere musicale di Nick è un mix, frizzante come solo il pop rock può essere, ma ci sono affinità sia di genere che di stile anche con il grunge, l’ alternative rock e il pop punk. Il suo bagaglio di canzoni è importante, ci sono infatti un centinaio di brani già depositati alla SIAE e come dice lui, “ce ne sono altrettanti che devono ancora essere completati, sono solo in attesa della scintilla giusta”.

Nick ha iniziato a scrivere canzoni per sprigionare la sua creatività, per mettere in musica i suoi momenti vissuti. I suoi brani parlano di esperienze, di viaggi, di sensazioni e di rapporti personali, il tutto raccontato usando metafore ed analogie, paradossi, doppi sensi e citazioni. “Mi piace scrivere per poter regalare a chi ascolta varie e possibili interpretazioni. Ogni mia canzone può così avere il giusto significato nel giorno più triste del mondo ed anche in quello più entusiasmante”.

Le sue canzoni, dalla musica al testo, nascono in modo naturale ed imprevedibile “mi basta uscire fuori ed assorbire quello che la vita mi offre – ci racconta – mi piace fare la spugna della situazione”.

Il suo repertorio attuale è fatto soprattutto da canzoni con testi in inglese, e quando gli abbiamo chiesto il perché di questa particolarità ci ha risposto così:

“Semplicemente perché l’inglese suona bene, qualsiasi parola suona nel modo giusto, è un altro modo di interpretare la sintassi melodica, e poi i miei riferimenti sono prevalentemente artisti stranieri, da Sting a Billie Eilish, ma ho deciso di uscire dalla mia comfort zone, quindi preparatevi a delle sorprese…”.

Infatti Nick sta portando avanti un nuovo, ambizioso progetto che prevede l’uscita di una canzone al mese, rispettando la proporzione due-a-uno, ovvero per ogni due testi in italiano, ne esce uno in inglese. Una sfida dentro la sfida, sia perché fino ad oggi le canzoni pubblicate erano solamente in lingua inglese, sia perché uscire con una canzone al mese è un bell’impegno che implica un grande lavoro.

“Quello che sto cercando di fare con questo progetto – ci spiega meglio – è creare connessioni tra una canzone e l’altra, anche connessioni poco tangibili e concrete, creando una specie di concept album. Non vi dico niente di più, ma vi lancio una sfida: andate sul mio canale Youtube, Nick Andreoni – YouTube e, ad esempio, divertitevi a cercare di trovare il collegamento tra la canzone “Nessuno” e “Liviana”.. poi mi fate sapere”.

Oltre ad essere un cantautore, Nick nella vita di tutti i giorni è un insegnante di chitarra: “Amo la trasmissione di competenze che c’è durante una lezione, che sia con un bambino di 6 anni o con un adulto di 50. Mi piace molto insegnare, a dire la verità mi è sempre piaciuto. Quando imparo qualcosa di nuovo, mi chiedo sempre se posso insegnarlo a qualcun altro ed il modo in cui posso farlo”.

Nick è uno di quei giovani che valgono tanto e la sua passione per la musica è travolgente. Al giorno d’oggi, molti ragazzi partecipano ai talent show per cercare di sfondare, e spesso riescono nell’intento arrivando al grande pubblico, ma lui di partecipare a questi eventi non ci ha mai pensato: “Non li considero meritocratici – spiega – Preferisco mettermi in gioco in altri modi, ad esempio suonando per strada, lì i giudici sono prima di tutto le persone ed io voglio arrivare proprio a loro, prima che a dei giudici”.

Di talent show quindi non se ne parla, ma voci di corridoio mi fanno sapere che il nostro cantautore della Valdichiana è molto interessato al Festival della canzone italiana, Sanremo.

“Tutta un’altra storia rispetto ai talent (ride, ndr). In Sanremo vedo realmente un’opportunità, più visibilità e meritocrazia.. è un pensiero ricorrente quello di partecipare a Sanremo Giovani, ma non nego adesso di avere altre priorità, voglio portare avanti il nuovo progetto di una canzone al mese.. poi staremo a vedere”.

“Ok Nick, non ti vuoi sbottonare più di tanto, lo capisco. Prima di chiudere però, toglimi una curiosità, se tu avessi una bacchetta magica, quale sarebbe la prima persona che faresti comparire per collaborare al tuo progetto?”

“Senza dubbio farei apparire un produttore discografico in pieno stile Rick Rubin.. dove c’è lui, nascono sempre canzoni sensazionali! Senti ma, dove si può comprare questa bacchetta magica?”