Dopo il successo di “Golden Cage”, Andrea Furini è pronto ad uscire con un nuovo singolo. Dalla vittoria del contest “One Take” al Centro Onda d’Urto di Villa Severi alla passione per Make Rap Great Again e a quella per il basket. Intervista a un 18enne che vuole sfondare nel mondo della musica ma che non disdegna un futuro nello sport

Rap, trap, freestyle, cultura hip hop. I più collegano questi termini alla musica e alla società multiculturale delle grandi città, ma pochi sanno che anche ad Arezzo c’è una scena emergente che negli ultimi mesi si sta facendo apprezzare oltre i confini locali.
Uno dei protagonisti ha diciotto anni, si chiama Andrea Furini ed è conosciuto con il nome d’arte Krampo. Con il singolo “Golden Cage” è salito alla ribalta, mentre la vittoria nella quarta edizione del contest “One Take”, svoltasi la scorsa estate al Centro Onda d’Urto di Villa Severi, è stata la prima consacrazione.

“Fin da piccolo, grazie a mia madre, sono cresciuto con la musica di Jovanotti e dei Negramaro, che nei loro brani hanno anche influenze hip hip – racconta Andrea. – L’amore per il rap, però, è sbocciato alla scuola media grazie a una compagna di classe che aveva una fissazione per questo genere musicale. Piano piano mi sono appassionato anche io”.

Chi sono i tuoi riferimenti?
“Nei primi anni ero un fan di Salmo, Nitro e in generale del collettivo Machete Crew, ma crescendo mi ha molto influenzato il progetto Make Rap Great Again, un collettivo italiano underground che fa roba fichissima e porta in Italia gli echi della scena newyorkese.
Quando ho conosciuto questa realtà ero ancora in cerca del filone musicale più congeniale. Grazie alla scoperta dello stile brooklyniano di MRGA ho trovato la mia dimensione a livello di suono, mentre i testi e i temi sono tutta farina del mio sacco, anche perché Arezzo non è Brooklyn”.

Parliamo di questa scena aretina emergente.
“Nell’ultimo anno e mezzo ho conosciuto tanti musicisti. Ad Arezzo c’erano da tempo rapper interessanti ma mancava un vero e proprio movimento hip hop, perché ognuno andava avanti in maniera indipendente, senza sapere nulla dell’altro. Adesso noto che la situazione sta cambiando. Ci sono artisti diversi per età ed estrazione che si ritrovano, si confrontano, collaborano tra loro e di conseguenza crescono.
La mia vittoria a “One Take” di quest’anno e la presenza, rispetto al passato, di tanti protagonisti aretini, conferma quello che dico. Le precedenti edizioni erano state infatti quasi esclusivamente appannaggio di artisti dell’improvvisazione, i freestyler, provenienti da altre città”.

Con chi collabori più volentieri?
“Durante il lockdown ho stretto delle belle amicizie con Frambo, Verde e Lil Ramuto. Assieme abbiamo creato anche la pagina social SideWaveGang, dove mettiamo alcuni dei contenuti musicali che creiamo assieme sperimentando. L’idea di lavorare in gruppo, con persone che condividono la stessa passione, è sempre stimolante”.

Il pezzo che ti ha fatto conoscere parla di gabbie dorate.
“Golden cage” racconta il mio rapporto con Arezzo, che da una parte ti abitua bene ma dall’altra ti intrappola. In apparenza non manca nulla, si vive tranquilli, si respirano arte e cultura, ma in realtà è una città chiusa, che offre poche opportunità ai giovani creativi. Quando metti la testa fuori te ne rendi conto”.

L’importanza dei social network per chi fa musica oggi.
“Sono fondamentali, che ci piaccia o no. Io sono uno che li usa, anche se lo faccio senza esagerare. Se prima erano determinanti i passaggi radiofonici, le fanzine, i volantini, adesso non puoi fare a meno di raccontarti nel web attraverso storie, immagini, post. Investire nel settore per far conoscere la propria musica fa la differenza”.

In questo periodo stai realizzando qualcosa?
“Sto ultimando il nuovo pezzo, una canzone freestyle scritta e lavorata di getto. La considero uno sfogo dopo aver passato un periodo in cui non ero soddisfatto di quello che stavo producendo. Amo da sempre scrivere, ma sono anche un perfezionista e dopo “Golden cage” ho fatto fatica a realizzare un testo soddisfacente. Tutto quello che facevo non lo reputavo all’altezza della precedente canzone, che invece mi rappresentava in tutto. Per fortuna mi sono sbloccato, ma non vi svelo altri dettagli”.

Come hai vissuto la pandemia da Covid-19?
“Il primo lockdown l’ho preso bene. Ho ritrovato il tempo da dedicare a me stesso e alle mie passioni. Ho lavorato molto sui social per promuovermi, ho conosciuto nuova gente attraverso la rete con cui sono nate collaborazioni musicali. Il secondo stop è stato invece drammatico, perché dopo averci fatto credere che la situazione si stava evolvendo positivamente, siamo ripiombati nelle chiusure.
Le giornate erano monotone, senza nulla da raccontare. Non era vita e anche dal punto di vista musicale mi sentivo senza stimoli. Speriamo che l’incubo sia finito”.

Cosa c’è nel futuro di Krampo?
“Al momento sto ancora frequentando il quinto anno dell’indirizzo sportivo all’istituto Buonarroti – Fossombroni di Arezzo. Lo sport è infatti l’altro grande amore. Gioco a basket in serie C nella Amen SBA Arezzo e nei prossimi anni vorrei togliermi delle soddisfazioni in ambito agonistico e quindi rimanere in questo mondo, iscrivendomi a Scienze motorie. Diciamo che fare e insegnare sport è il mio piano B se non riuscirò a sfondare nella musica, che rimane l’obiettivo prioritario e comunque resterà sempre il mio rifugio prediletto, a cui non potrei mai rinunciare”.