La passione giovanile per i viaggi come motore dei progetti successivi. Poi l’incontro con i metalli pregiati, la nascita della Italpreziosi e il successo aziendale. Ivana Ciabatti è una fucina di idee: molte le ha realizzate, altre sono in divenire tra imprenditoria, mecenatismo culturale, sostegno ai giovani e impegno sociale. Ma il baricentro della sua vita resta la famiglia

Ha saputo farsi largo in ambiti ad alto tasso di machismo, senza mai rinunciare al suo ruolo di donna e di mamma. Partendo da zero, ha trattato, giovanissima, con compratori mediorientali, ha cofondato un’azienda orafa per poi rilevarne le quote di maggioranza, l’ha quindi lanciata nell’olimpo del settore, con un fatturato di quasi due miliardi di euro l’anno. Ivana Ciabatti è una fucina inesauribile di idee, che in un batter di (lunghe) ciglia diventano iniziative. Imprenditoriali, ma non solo. La sua Italpreziosi, a trentaquattro anni dalla nascita, è un punto di riferimento planetario nel target dei metalli preziosi, con interessi e sbocchi in tutti i continenti. Attorno, ruotano i satelliti: startup nei campi dell’informatica, della robotica, del lusso alimentare. Alcune in incubazione, altre proiettate già verso l’affermazione. E personale assunto in costante crescita. E poi l’impegno in Confindustria, il mecenatismo culturale. Il brillante sorriso che sfoggia davanti al taccuino si incrina impercettibilmente alla domanda su Arezzo. La città che vorrebbe al centro di moda e cultura è fonte di grattacapi: “Spiace avere tanta bellezza, non saperla sfruttare e valorizzare appieno”. è uno dei rari momenti in cui si ferma, pensosa, nelle quattro ore di intervista fiume. Riflette su quel che si potrebbe fare per cambiare le cose. Da domattina, beninteso. L’eureka arriva in un amen, a cominciare, manco a dirlo, dal Museo dell’oro: “Lo vorrei al centro di eventi di portata internazionale”.

Ivana Ciabatti, oggi si vedono gli effetti del suo big bang imprenditoriale. Ma cosa si trova risalendo al momento “zero”?

“L’affetto di una famiglia di contadini del Casentino. Sono cresciuta a La Montanina, frazione di Castel Focognano stretta in un’ansa dell’Arno, in un ambiente semplice, ricco di valori e di calore umano. Poi gli studi di ragioneria ad Arezzo e l’inizio dell’università a Firenze che ho lasciato, visto che dovevo lavorare per mantenermi. Da piccola sognavo di girare il mondo. Entravo nelle agenzie di viaggi per organizzare, solo sulla carta, vari itinerari, e ad occhi aperti mi trasferivo in quei paesi esotici. Viaggiavo con la mente ed ero felice anche solo ad immaginare questi percorsi. Appena cresciuta, con pochi soldi in tasca, sono partita. In autostop, fino in Bulgaria. Ma non so se è il caso di scriverlo”.

Ora vediamo. Poi ha messo la testa a posto?

“Sì (sorride). Ma la testa a posto, sinceramente, ce l’ho sempre avuta, anche in quel periodo! Facevo pratica in uno studio di commercialisti. Dopo ho iniziato a interessarmi al settore commerciale dell’oro. Erano anni ruggenti per Arezzo. E fatta un po’ di esperienza, assieme ad altri soci, nel 1984 ho fondato la Italpreziosi. E finalmente ho realizzato il mio sogno di viaggiare, in questo caso per lavoro, ed è stato proprio grazie ai viaggi che Italpreziosi è cresciuta negli anni”.

Contemporaneamente ha preso forma anche la sua vita privata?

“Sì, mi sono sposata. E in breve ho avuto due figlie. Ho dedicato molto del mio tempo al lavoro. Ma non ho mai trascurato il mio impegno di mamma. Ringrazio però mio marito Fabrizio per il prezioso ruolo che ha sempre avuto nella mia vita. Tra l’altro ha uno studio di registrazione a Civitella, The Garage, che ha ospitato famosi artisti nazionali e internazionali. Qui sono nate alcune canzoni interpretate da Eros Ramazzotti, Renato Zero e moltissimi successi della musica italiana degli ultimi trent’anni”.

Italpreziosi, un universo in espansione. Eppure il volume complessivo di oro trattato dal distretto aretino negli anni è crollato.

“Dal 1998, in venti anni, le tonnellate di oro trattate complessivamente in Italia sono passate da 535 a 86, ovvero l’84% in meno. Nonostante ciò, vedo il bicchiere mezzo pieno perché la quantità è stata soppiantata dalla qualità. L’Italia non può competere con paesi in via di sviluppo e potenze emergenti sui costi, ma ha un vantaggio enorme: l’aura di prestigio che è riuscita a guadagnarsi nel tempo, grazie alla creatività, alla tecnologia e all’eccellenza delle sue produzioni”.

E come può metterla a frutto?

“Il mondo è cambiato rapidissimamente, la globalizzazione ha creato tante nuove sfide ma anche grandi opportunità. C’è un esercito di nuovi ricchi che vuole un pezzetto di Italian Lifestyle. Noi dobbiamo consolidare la nostra presenza nei mercati maturi e conquistare quelli emergenti: riuscire a intercettare questa domanda con prodotti di qualità che sappiano trasmettere anche emozioni. E per farlo occorre un salto in avanti a livello culturale, meno improvvisazione, più programmazione e tanta innovazione. Io scommetto sui giovani: la nostra azienda è composta per buona parte da under 40”.

Arezzo è una terra di talenti imprenditoriali. Che messaggio lascerebbe a un giovane?

“Dico sempre ai giovani di credere nella bellezza dei propri sogni e di lottare per realizzarli, senza aver paura di fallire, con tanta umiltà e coraggio nell’affrontare i cambiamenti. Di studiare, di applicarsi, di non tralasciare la cultura. Il sapere specifico, teorico e pratico, è la forza di questa terra. Io sono alla ricerca di ragazzi con idee interessanti e voglio dar loro spazio ed ascolto per far emergere le nuove idee”.

Ha parlato di cultura: negli anni ha dimostrato su più fronti il suo mecenatismo e dà linfa al premio Casentino. Cosa pensa della sua provincia, dal punto di vista artistico, culturale e turistico?

“L’arte, la cultura, la musica e la spiritualità sono una parte integrante del tessuto sociale e culturale di Arezzo e provincia, dovremmo essere fieri di vivere in questa terra in cui possiamo ancora emozionarci alla vista dei nostri incantevoli paesaggi, degustare vini eccelsi e comprendere la qualità di un gioiello o di un tessuto. Tutto ciò va solo saputo raccontare e promuovere, a partire dalle mani sapienti dei nostri artigiani, un grande patrimonio che va tutelato ed esaltato, fino alle nostre tradizioni, come la Giostra del Saracino e la Fiera Antiquaria. Occorre sapersi coordinare, facendo rete verso un obiettivo comune, preservando il passato e dando spazio al futuro. Ci sarebbero tutte le condizioni per attrarre molti più visitatori di qualità ma non riusciamo a farlo. Dovremmo valorizzare meglio il museo dell’oro, anche con conferenze e ospiti di portata internazionale. Progetti piccoli portano, al massimo, piccoli successi. Arezzo avrebbe bisogno di ben altro”.

Oltre alle sue aziende, alla famiglia, all’interesse per la cultura, continua a portare avanti l’impegno nell’Associazione Industriali a livello nazionale.

“La presidenza di Federorafi è un onere che ho assunto volentieri con l’obiettivo di rilanciare il settore orafo italiano a livello internazionale e che mi ha portato anche alla Vice Presidenza di Efj, l’Associazione europea dei gioiellieri, e nel board della neonata Confindustria Moda, l’aggregazione che riunisce le rappresentanze dei settori manifatturieri del fashion made in Italy in senso lato: abbigliamento, calzature, borse, occhiali e, appunto, gioielli. Ci stiamo impegnando per diffondere il concetto di Italian Lifestyle all’estero e per promuovere le produzioni che ci qualificano nei mercati mondiali attraverso iniziative con risultati misurabili, aumentando sempre di più le sinergie con il mondo del fashion e dell’alta moda, che rende famosa l’Italia nel mondo, e con un’attenzione verso l’applicazione dei principi della sostenibilità. Sono inoltre presidente della Fondazione Rondine Cittadella della Pace, un progetto unico al mondo attraverso il quale si risponde al conflitto tramite il dialogo, della giuria del premio Casentino e del premio Semplicemente donna”.

Ha ancora un sogno da realizzare?

“Moltissimi sogni. Ho tanto entusiasmo, tanta energia nello sviluppare progetti e far sì che l’attività cresca, coniugando il profitto ad un contributo in termini di benessere per la collettività intera”.

 

Azienda grandi numeri

Trentaquattro anni dalla fondazione: il colosso Italpreziosi tra presente e futuro. “Sono vari gli interessi dell’azienda – spiega Ivana Ciabatti – settore minerario e raffinazione di metalli preziosi, produzione e commercio di oro da investimento, compravendita di metalli preziosi, ricerca su materie prime al momento poco conosciute, ma che avranno grande sviluppo in futuro. La società vanta numerose certificazioni che ne attestano la credibilità e la serietà a livello mondiale. Inoltre, Italpreziosi è l’unico contributore privato di Bloomberg e Reuters e concorre a formare il prezzo ufficiale dell’oro. Abbiamo chiuso il 2016 con 1,95 miliardi di fatturato. Il 2017 si attesterà circa sugli stessi livelli. Ma nel giro di tre anni vogliamo raddoppiare questi numeri, rafforzando ulteriormente il nostro impegno sul fronte dell’oro etico, che rispetti ogni fase della filiera, dall’estrazione alla vendita, sia dal punto di vista dei diritti umani, che sociale e ambientale, un percorso che portiamo avanti ormai da 10 anni con la Goldlake IP. All’orizzonte, poi, ci sono nuove assunzioni. Mi impegno anche per riportare in Italia giovani talenti che sono scappati all’estero per lavorare. Il nostro paese ha tolto ai ragazzi la capacità di sognare, bisogna restituirgliela. Da sempre coltivo un sogno, quello di un lavoro utile per un obiettivo importante, una missione condivisa da tutti con forte unione, responsabilità e libertà, dove la partecipazione, il contributo di ognuno è indispensabile per la crescita comune”.