Cartacea, trimestrale, fatta di storie da ogni parte d’Italia, nata in Toscana. Questa è la rivista Inedita Magazine: «Il nostro è un tentativo – spiega Claudio Repek, direttore responsabile –. E cioè quello di contribuire alla conoscenza di un mondo ‘invisibile’ rappresentato dalle persone più fragili e meno tutelate. Che sono anche le meno ovvie e che realizzano cose – appunto – inedite. Nessun pietismo, nessuna lacrima trattenuta, nessuna lamentela: qui proviamo a raccontare le azioni degli invisibili che reagiscono, che ci provano, che hanno idee e che spesso le concretizzano. Nessuna ‘buona notizia’: ci sono storie che vanno a finire male o che potrebbero finire meglio. Non vogliamo suscitare emozioni. Vogliamo dare informazioni raccontando storie. Ognuno, di emozioni, ha la sue e le notizie, soprattutto quelle che non appaiono sui media principali, dovrebbero essere di tutti. La nostra matrice è quella della cooperazione sociale. Inedita è nata qui e, in coerenza con la logica della contaminazione, ha acquisito ulteriori competenze nella sinergia e nella fusione con un’agenzia di comunicazione e marketing».

La sorgente di Inedita è, appunto, quella di una nuova agenzia di comunicazione sociale, con sede ad Arezzo, che è sintesi di cooperazione sociale (Betadue) e di marketing profit (Atlantide ADV): «Vogliamo provare a dimostrare che non esistono mondi isolati e che l’unica alternativa al conflitto è la collaborazione con la quale si fanno passi più lunghi. Anche nel settore dell’informazione, anche tra profit e no profit», sottolinea Cristiano Stocchi, CEO Atlantide ADV.

«È molto significativo che nasca in Toscana un progetto di informazione che guarda alle persone più fragili e che racconta le esperienze di un mondo possibile, di un mondo che nasce dal basso – ha commentato nel suo messaggio il presidente Eugenio Giani, alla presentazione in Regione Toscana del 2 maggio –. La Toscana ha nel suo DNA questa capacità di creare reti di vicinanza e ponti di solidarietà. Ma Inedita, questa rivista che nasce nel nostro territorio, si spingerà oltre, in tutto il Paese, per mostrare che ci sono energie speciali nascoste tra le pieghe delle nostre periferie e che ci sono persone invisibili che meritano di essere raccontate e conosciute».

Una tesi condivisa da Carlo Bartoli, presidente dell’Ordine nazionale dei Giornalisti: «Questa rivista è una bellissima esperienza. Mi hanno colpito la scelta degli argomenti e la maniera non convenzionale con il quale sono stati proposti. Un esempio di buon giornalismo».

Secondo Enzo Brogi, presidente Corecom, con Inedita: «… le persone vanno in prima pagina per raccontare quelle storie che non arrivano in televisione. Una scommessa editoriale e culturale che vede protagoniste cooperazione sociale e impresa profit».

Giuseppe Manzo, responsabile comunicazione nazionale di Legacoop Sociali, ha ricordato come ci sia un nuovo approccio alla comunicazione da parte della cooperazione sociale: «In questa progettualità nuova, si può inserire Inedita, rivista che vuole produrre racconti che abbiano un interesse generale e quindi non solo per il nostro mondo. Vogliamo costruire una rete attorno a Inedita Magazine valorizzando idee, proposte ed esperienze».

Atlantide ADV

«Inedita – ha sottolineato l’assessora regionale al Welfare, Serena Spinelli – è un progetto informativo che suscita interesse perché punta interamente e consapevolmente su quella parte della società che in troppi casi rimane nell’ombra, ma che esprime molto spesso valori fatti di umanità, di prossimità, di diritti, così come l’impegno quotidiano di tante persone che operano per rimetterli al centro della nostra vita civile. Inedita, negli obiettivi che si è data, sembra voler entrare tra le pieghe di questa vita quotidiana, tra le difficoltà ma anche tra la forza di vita e di riscatto, partendo dalle persone, dalle più fragili, raccontando le loro storie. Un obiettivo di fondo che condividiamo, quello di un sistema di comunità capace sempre più di mettere al centro le persone, di prendersene cura nella loro complessità, nel loro insieme di diritti e aspirazioni. Come assessora alle Politiche sociali non posso quindi che salutare con favore un’iniziativa editoriale che vuole declinare tutto questo in forma di racconto».

Gabriele Mecheri, presidente di Betadue, ha sottolineato le motivazioni della cooperativa: «Siamo stanchi della marginalità alla quale è stata condannata, in questi anni, la cooperazione sociale. Siamo convinti che il nostro sistema, pur con alcune zone d’ombra, sia oggi un formidabile fattore d’innovazione sociale ed economico. Un luogo dove elaborare, progettare, realizzare idee nuove. Ecco Inedita». Cristiano Stocchi, CEO di Atlantide ADV, racconta l’incrocio con la cooperazione sociale: «Insieme pensiamo che occorra un atteggiamento nuovo nei confronti del sistema sociale. Vogliamo essere positivi, raccontare quello che non funziona ma pure quello che funziona. Lo vogliamo fare, perché questo è il nostro lavoro, con la comunicazione e intendiamo muoverci con una logica d’impresa: dimostrare che si può fare informazione su un mondo silenzioso e invisibile, dandogli dignità e spessore con un’impresa editoriale capace di stare economicamente in piedi, di creare lavoro altamente qualificato, di fare investimenti».

Andrea Repek, dell’Agenzia Inedita, è entrato nei dettagli dell’agenda: «Vogliamo sperimentare un nuovo modo di fare comunicazione da parte della cooperazione sociale. Il magazine è un volano per ampliare il nostro orizzonte con storie da ogni parte d’Italia. Il periodico è cartaceo, 60 pagine, trimestrale, disponibile solo su abbonamento ed è consultabile su agenziainedita.it».

La valutazione su Inedita da parte di Legacoop Sociali è stata sintetizzata dalla presidente nazionale Eleonora Vanni: «Betadue ha fatto una scelta importante: un nuovo modello d’informazione sul nostro mondo e sulla società italiana, senza retorica e senza pietismi. Un approccio diverso e laico al racconto delle storie: alcun pregiudizio nei confronti di chi ci sta intorno e dei soggetti con i quali collaborare. Inedita può contribuire a raccontare l’assoluta dignità d’impresa delle nostre cooperative».

Una rivista che nel numero 1, tra le altre cose, si è occupata dell’aggressione della Russia all’Ucraina e Claudio Repek ha spiegato così la scelta editoriale: «Siamo piccoli. Inedita è troppo piccola per tentare di spiegare la guerra. Non potevamo, però, non testimoniare la nostra angoscia per le persone che stanno morendo o che in poche ore hanno visto svanire casa, lavoro, sogni. Non potevamo nemmeno fare finta di non vedere il fallimento della politica e delle classi dirigenti chiamate a governare questo pianeta. Uomini (pochissime le donne) che non esitano a consumare la terra fingendo di preoccuparsi di essa con programmi e accordi che si sviluppano in infiniti rinvii e rare applicazioni. Sono gli stessi uomini che non vedono le guerre che in Africa e in Asia spazzano via le parti più povere della nostra umanità; che si erano accorti della guerra nella ex Jugoslavia solo perché era talmente vicina che si sentivano le esplosioni delle bombe; che andavano su Google per sapere dove fossero Cecenia e Crimea. Cecità, silenzi e disattenzioni che costano poco nei salotti e negli uffici eleganti dove le abitudini di ogni giorno rimangono intatte e la qualità della vita non cambia. Ma oggi in Ucraina, ieri in Afghanistan, l’altro ieri nella ex Jugoslavia le persone pagano con la vita e con la perdita di tutto ciò che hanno. I bambini crescono con ferite nel cuore e nella mente che non potranno mai rimarginarsi. Pensiamo anche a loro mentre andiamo al lavoro nelle nostre auto con aria condizionata, sediamo nei nostri comodi uffici, rientriamo nelle nostre case calde. Pensiamo agli invisibili che sono morti e a quelli che lo saranno. Pensiamo agli invisibili che scappano e che non hanno più nulla. Oggi li vediamo. Tra qualche mese torneremo al Grande Fratello perché avremo bisogno di rilassarci e i piccoli fratelli dell’Ucraina, dell’Afghanistan o del Niger, diciamocelo, ci avranno creato fin troppa ansia. Noi brava gente siamo – se ci è permessa un’interpretazione estensiva – i tiepidi del libro dell’Apocalisse: ci scaldiamo leggermente per le tragedie dell’umanità ma poi ci raffreddiamo e torniamo a essere non freddi – perché comunque abbiamo una coscienza – ma di nuovo tiepidi. Commentando il passo in una meditazione mattutina del 2016, Papa Francesco affermò che essere tiepidi è peggio che essere cattivi: “… magari fossi cattivo! Questo è peggio. Sei morto”».