A tu per tu con Francesco Checcacci che ci ha raccontato l’evoluzione di una realtà creata da un gruppo di amici e nata dall’amore per la musica

Quella di Arezzo Che Spacca è davvero una bella storia che vale la pena raccontare.

Era il 2018 quando un gruppo di amici (i componenti della band “Calimani”, Francesco Checcacci, Mattia Tartaglia, Elia Taverni e Niccolò Mutarelli, insieme a Diego Nicchi) decide di pubblicare una playlist su Spotify, con l’obiettivo di raccogliere i progetti musicali aretini e divulgarli.

“Non c’era unione nel panorama musicale aretino, e noi volevamo creare una sinergia, un giro di musicisti vero e proprio. – racconta Francesco Checcacci, componente dei Calimani e oggi Presidente dell’associazione – Dopo la playlist abbiamo iniziato ad organizzare eventi con artisti del territorio, prima Arezzo Che Spacca Party, poi altre rassegne”.

Una realtà che inizia quindi a crescere piano piano, fino al 2019, quando per Francesco & Co. nasce l’esigenza di trovare una sede fisica che diventi una vera casa della musica, e allo stesso tempo, il gruppo matura la volontà di diventare un’associazione di promozione sociale.

 

“Iniziavamo davvero a crescere e non ci volevamo fermare. Abbiamo quindi deciso di partecipare ad un bando del Ministero delle Politiche Giovanili, il quale richiedeva l’iscrizione da parte di gruppi informali che poi si sarebbero trasformati in associazioni di promozione sociale. A prescindere dalla vittoria o meno del bando, abbiamo deciso di diventare un’associazione, perché era comunque uno step importante per la nostra crescita”.

Vincere il bando “Fermenti 2019” avrebbe cambiato davvero i piani dell’allora neo-associazione, poiché in palio c’era una cifra importante da poter investire e che avrebbe comportato una crescita ulteriore di Arezzo Che Spacca. A fine 2020 è arrivata la notizia, tanto aspettata quanto inattesa:

“Avevamo vinto. Eravamo felicissimi  e increduli perché era il primo bando della nostra vita ma i sacrifici fatti per partecipare con il progetto da noi elaborato, ci hanno ripagato – racconta Francesco con grande entusiasmo e soddisfazione – Ottobre sarà il mese in cui partirà effettivamente l’ambizioso progetto “Percorsi Sonori” e ne siamo orgogliosi a dire poco.. stiamo già pensando ai laboratori, alle materie, ai docenti. Il progetto prevede infatti tanti laboratori indirizzati a chiunque, dai piccoli ai grandi, e masterclass riguardanti settori diversi dell’arte e della cultura. Arezzo Che Spacca ad oggi, non è più una semplice associazione, è diventato un posto che dà casa ai musicisti e agli artisti in generale, e non c’è cosa più bella: è il nostro sogno che sta prendendo forma”.

La sede dell’associazione si trova in Via Malpighi, al piano terra delle case popolari. Una zona che ha acquistato una nuova luce grazie all’attività di Arezzo Che Spacca, grazie al fermento che questi giovani vi hanno portato. Con i laboratori, a partire da ottobre, ogni giorno, tante persone arriveranno negli spazi dell’associazione per partecipare ai laboratori di musica, di arte in generale (graphic design, pittura, fumetto), di teatro, di videomaking e di tutto quello che fa parte dell’ambito artistico-culturale.

Francesco, ma qual è l’obiettivo di questi laboratori?

“Vogliamo dare la possibilità a chiunque di esprimere la propria arte e far passare il messaggio che con quel tipo di arte, si può vivere, perché può essere davvero un lavoro. Vogliamo professionalizzare chi entra in questo percorso per permettergli di lavorare in futuro, che poi è quello che è successo a noi! Ci sono tante persone, magari oggi adulte, che anni fa hanno appeso lo strumento al chiodo perché non sono riusciti a lavorare con la passione per la musica, ed è un vero peccato. Noi siamo l’esempio che è possibile vivere con la musica, che si tratta di un vero lavoro. All’inizio, 15 anni fa, eravamo musicisti in erba, poi abbiamo girato l’Italia, ora siamo non solo quelli che suonano sul palco, ma anche quelli che stanno dietro ai concerti e agli spettacoli. Abbiamo trovato la nostra strada e ci siamo professionalizzati in un ulteriore mondo che è quello dell’organizzazione e di produzione degli eventi”.

Tornando a parlare di Percorsi Sonori… toglimi una curiosità, chi saranno i docenti dei laboratori?

“Noi “fondatori” dell’associazione siamo i primi docenti insegnando event management, c’è poi Mattia, il segretario dell’associazione che farà corsi di fonia essendo laureato in ingegneria del suono e ci avvarremo dei tanti professionisti che ci sono in città: come Marco Romanelli e Arturo Magnanensi per quanto riguarda la fonia, i ragazzi di Farrago nel videomaking, e in più ogni mese avremo personaggi nazionali che porteremo qui… non ti dico chi saranno altrimenti spoilero i nomi prima del tempo (ride, ndr)”.

L’obiettivo dei laboratori è quindi quello di creare una base di una determinata materia, affinché le persone possano lavorare su quella base in maniera professionistica.

“Mi auguro di riuscire nell’intento di promuovere il fatto che questa espressione dell’arte è anche lavoro: vorrei formare i ragazzi prima di tutto su questo e mi auguro che queste persone che parteciperanno, riescano a trovare, anche una piccola parte di loro, lavoro nel settore. Non so cosa aspettarmi da questo progetto, mi butto e poi vediamo che succede… mi auguro solo che Arezzo Che Spacca continui ad essere la casa della musica, rimanendo un punto di riferimento”.

Abbiamo capito che la crew di Arezzo Che Spacca è inarrestabile, e infatti è stato anche intrapreso un percorso di collaborazione con le scuole. L’anno scorso, con un progetto di Oxfam, Francesco e gli altri della crew sono andati nelle scuole medie di Arezzo per presentare i progetti dell’associazione cercando di coinvolgere i ragazzi. Quest’anno invece è stata messa in piedi una vera esperienza di scuola-lavoro con il Liceo Musicale, che tra l’altro è già partner nel progetto Percorsi Sonori:

“Abbiamo collaborato con una classe, è stata un’esperienza bellissima perché i ragazzi sono venuti qui, hanno trascorso una intera settimana con noi, li abbiamo formati in modo tecnico. Per loro credo sia stato interessante perché hanno imparato ciò che c’è dietro all’esibizione sul palco (e c’è veramente tanto), e per noi è stato altrettanto interessante perché i giovani sono fonte di stimoli continui, danno sempre input nuovi, sono più freschi. È bello formarli ed insegnare loro le nostre competenze perché si crea un rapporto che non è studente-maestro, è come un’amicizia molto stretta”.

Ricapitolando: siete passati dalla playlist su Spotify a diventare associazione, avete partecipato ad un bando del Ministero che poi avete vinto, organizzate e fate produzione di eventi, portate avanti progetti di scuola-lavoro e ad ottobre partiranno i laboratori di Percorsi Sonori.. dal 2018 siete cresciuti in modo esponenziale! Vi sareste mai aspettati di crescere così tanto in soli 4 anni?

“No, per noi era un sogno. Siamo stati chiusi un mese intero, giorno e notte per elaborare il progetto e poter partecipare al bando… ci credevamo tanto, questo sì, ma sicuramente non ci saremmo mai aspettati di vincere. La vittoria del bando è stata davvero il punto di svolta e poi è diventata una situazione che giorno dopo giorno ha preso una piega diversa e ci ha regalato delle emozioni e delle competenze diverse. Oggi è un sogno che stiamo vivendo”.

Tra poco uscirà un sito web specifico con tutte le informazioni sui laboratori e le masterclass di Percorsi Sonori, ma intanto…

“Sui nostri canali social potete reperire tutte le informazioni che volete – chiude Francesco – ma scriveteci anche a arezzochespacca@gmail.com, rispondiamo a tutti… cercateci!”.

Photo credit: Sara Coleschi