Vicino alle sorgenti dell’Arno, un luogo fuori dal tempo ci ricorda il ritrovamento della più grande stipe votiva etrusca del Casentino

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Immerso nel Parco delle Foreste Casentinesi, a sud della cima del Monte Falterona e a breve distanza dalla sorgente del fiume Arno, un luogo fuori dal tempo ci ricorda il ritrovamento della più grande stipe votiva etrusca del Casentino: il Lago degli Idoli.
Ci troviamo a circa 1.380 metri di altitudine, in un’area strategica di passaggio tra l’Appennino toscano e quello emiliano-romagnolo fin dall’antichità. Da qui infatti passava la viabilità che dal VI secolo a.C. permise agli abitanti dell’Etruria settentrionale di collegarsi con i porti dell’Adriatico e di conseguenza attivare nuove rotte commerciali con il mondo greco, alternative a quelle che c’erano state fino ad allora.
La storia della scoperta sembra quasi una favola da raccontare ai bambini. Nel 1838 una pastorella che stava portando il suo gregge al pascolo trovò casualmente vicino al laghetto, a quei tempi detto della Ciliegieta dal nome della località, una statuetta in bronzo che raffigurava Eracle (l’Ercole dei greci).
Il ritrovamento convinse il parroco della zona e un gruppo di abitanti a unirsi per scavare il sito e capire se si fosse trattato di una scoperta isolata o se invece i dintorni dello specchio d’acqua celassero altri preziosi reperti.
Tramite uno scolo si decise di prosciugare il lago e tra il 1838 e il 1839 tornò alla luce una delle più grandi stipi votive del mondo etrusco, con reperti che coprivano un arco temporale compreso tra il VI e il IV secolo a.C. Dal fango vennero fuori tantissimi “aes rude”, sorta di pre-monete dalla forma irregolare, frammenti di ceramica, fibule, punte di freccia e soprattutto circa 650 statuette in bronzo che raffiguravano animali, divinità, figure umane e parti del loro corpo.
Il materiale fu inizialmente offerto al granduca di Toscana Leopoldo II, ma non c’erano i fondi per acquistarlo e forse nemmeno l’interesse. Fu così che iniziò la diaspora degli ex voto, che dopo essere finiti nel mercato antiquario si sparpagliarono ai quattro venti e oggi si possono trovare anche nei musei più prestigiosi del mondo, come il British Museum di Londra, il Louvre di Parigi, l’Ermitage di San Pietroburgo e la National Gallery di Baltimora.
Quella scoperta incredibile ci conferma che gli Etruschi intendevano il Monte Falterona come un luogo sacro. Probabilmente essi interpretavano il laghetto come la vera sorgente dell’Arno e consideravano le sue acque benefiche, di conseguenza nacque un vero e proprio santuario naturale dove ci si affidava agli dei per proteggere i propri cari, per motivi di salute, per il buon esito della transumanza e dei commerci e anche per auspicare la vittoria nelle battaglie, visto che tra le figure ritrovate ci sono pure i guerrieri.
Dopo il prosciugamento la zona divenne una radura coperta dalle sterpaglie. Nel 2003 il Gruppo Archeologico Casentinese, in collaborazione con la Comunità Montana del Casentino e la direzione della Soprintendenza ai Beni Archeologici della Toscana, promosse una nuova campagna di scavo che andò avanti fino al 2007. L’iniziativa consentì di ritrovare altri bronzetti votivi, aes rude e punte di armi. I reperti sono oggi esposti nel Museo Archeologico del Casentino di Bibbiena e si aggiungono a quelli rinvenuti nella breve campagna del 1972.
Concluse le ricerche, partì un progetto di recupero ambientale e a distanza di oltre un secolo e mezzo la piccola conca venne riempita nuovamente di acqua, grazie a una vicina sorgente. Oggi rappresenta un punto caratteristico e ben curato per chi passeggia sul Falterona, nonché un elemento importante per l’ecosistema.
Il Lago degli Idoli si raggiunge da Stia, prendendo l’indicazione per Papiano e quindi la via che porta a Madonna di Montalto. Da qui inizia l’escursione a piedi che conduce a Vitereta, a Capo d’Arno e infine al luogo che da oltre 2.500 anni racconta una delle storie più affascinanti legate al misterioso popolo etrusco.