E domani come sarà? Come affrontare il post coronavirus? Ecco la risposta di Luca Lani, imprenditore nel settore della comunicazione e a capo del gruppo editoriale CityNews

Come sarà il domani? Molti dicono che questa pandemia cambierà tutto e che nulla sarà più come prima. Se però guardiamo alla pandemia del 1918, finita l’emergenza e sotterrati i morti, il mondo non ebbe nessuna trasformazione radicale, e tutto tornò com’era.
Ma rispetto al 1918 c’è una radicale differenza. Grazie alla rete, esiste una condivisione estrema delle storie e delle esperienze: quasi metà della popolazione mondiale è chiusa in casa e sta sperimentando questa nuova realtà ogni giorno.

Se nel passato il dolore era vissuto solo nelle famiglie degli scomparsi, oggi appartiene a tutti. Questa estrema e simultanea condivisione, può essere qualcosa di dirompente. I salti evolutivi nella storia dell’uomo nascono quando qualcosa accade contemporaneamente nelle menti e nei cuori di tante persone. Idee e soluzioni che prima erano impensabili, diventano improvvisamente pensabili e necessarie.

L’umanità sta sperimentando sulla sua pelle una crisi globale, che è solo un minuscolo accenno di crisi ben più gravi che dovremo affrontare nel futuro, come ad esempio il cambiamento climatico e tutto quello che ne potrà conseguire. Da un certo punto di vista è un regalo della provvidenza, perché rappresenta le prove generali, un assaggio di quello che accadrà tra 20 o 30 anni.

Abbiamo anche il privilegio di vedere una teoria astratta come quella dell’effetto farfalla che diventa realtà: un evento insignificante e minuscolo accaduto in un angolo remoto del mondo, che in tre mesi sconvolge le vite di tutta l’umanità.

Come sarà quindi il mondo, finita la crisi acuta dell’emergenza? Tutti ci troveremo davanti a un bivio. Alcuni penseranno che per proteggersi la soluzione è chiudersi nei localismi e alzare le barriere, mentre altri avranno compreso che per i problemi globali esistono solo soluzioni globali, cooperative e coordinate.

Sarà quindi più forte la paura del futuro che ci spinge a chiuderci o la fiducia nelle capacità dell’uomo, di tutti noi? Dal “braccio di ferro” tra questi due approcci dipenderà il nostro domani. La prossima crisi è dietro l’angolo e il tempo stringe.