L’incredibile boom della Lis10 Gallery, spazio espositivo milanese creato dagli aretini Nicola Furini e Alberto Chiavacci, che ospita il meglio dell’arte moderna e contemporanea del continente nero

Il tocco della verità oltre gli strati di ipocrisia è sempre spiazzante, che sia folgorante per inaspettata grazia o corrosiva per spietata brutalità. La pennellata d’artista irrompe nell’occhio come un fulmine di realtà: è la connessione più prossima al mondo, in cui lo strato di mediazione si assottiglia fin quasi a scomparire, che mette a nudo infingimenti e pregiudizi dell’osservatore. Svela per chi sa ascoltare. E può rivoluzionare. Se c’è un posto sul pianeta dove l’arte visiva sta vivendo un clamoroso periodo di fertilità, questo è il continente africano. Ci sono opere crude, evocative, ricche di colore, agganciate alla tradizione pop, potenti: il denominatore comune è la capacità di abbattere la barriera delle convenzioni. Cosa lega questo universo pittorico alla città di Arezzo? Nicola Furini e Alberto Chiavacci, fondatori della Lis10 Gallery di Milano. Il primo è un esperto d’arte, attivo nel settore da venti anni, il secondo è un consulente finanziario, appassionato collezionista ed estimatore di artisti africani. Entrambi aretini, si sono conosciuti nel 2018 tramite un comune amico: in breve hanno avviato un sodalizio professionale. Mettendo in condivisione conoscenze diverse, hanno plasmato un progetto che è ben più della sommatoria delle singole competenze: il percorso è ufficialmente scattato nel 2019 e già è arrivato l’approdo alla Biennale di Venezia.
“Lavoro come consulente finanziario dal 1997 – racconta Alberto – e mi sono avvicinato al mondo dell’arte nel 2014. Per curiosità e interesse personale, ho studiato, approfondito, specializzandomi sulle creazioni di origine africana, moderne e contemporanee. Sotto il profilo economico, inoltre, ci sono opere che possono diventare un grande investimento, ottime per la diversificazione del portafoglio. La diversificazione in arte viene definita ‘Passion asset’ perché ogni acquisto è guidato dalla passione”.
“Io ho respirato sin da ragazzo l’atmosfera delle gallerie d’arte, grazie a mio padre – spiega invece Nicola – a 20 anni facevo l’assistente e nel 2005 ho aperto il mio primo spazio espositivo ad Arezzo, in via Cavour. Ho lavorato con personalità di spicco, italiane e straniere. Mi sono poi spostato a Roma per 5 anni, aprendo la ‘Furini arte contemporanea’. Poi sono tornato ad Arezzo per un breve periodo, con una galleria in via Oberdan, dal 2014 al 2016. Nel frattempo ho collaborato alla realizzazione di Icastica con il dottor Fabio Migliorati e il professor Pasquale Macrì. Prima di Lis10 Gallery ho continuato a lavorare come art advisor”.
Il focus sull’arte africana è conseguenza dell’intuizione di Alberto, a cui Nicola ha apportato il proprio bagaglio di conoscenze. Milano è apparsa logisticamente la scelta più appropriata per la sede: “la giusta vetrina”, dicono i due proprietari. Appena aperta, la pandemia ha subito messo alla prova Lis10 Gallery.

“Lavoriamo con artisti già affermati, alcuni dei quali hanno esposto al Centro Pompidou di Parigi o al Moma di New York”

“E invece – racconta Alberto – ci siamo sviluppati proprio nel periodo Covid. Internet ci ha sostenuto, siamo riusciti ad entrare nei principali portali di arte contemporanea. Grazie all’online la galleria , in pochissimo tempo, si è fatta conoscere a livello internazionale. Oggi abbiamo sia collezionisti italiani che stranieri. Lavoriamo con artisti già affermati, alcuni dei quali hanno esposto al Centro Pompidou di Parigi o al Moma di New York, e tutto ciò ha agevolato lo sviluppo della galleria. Cerchiamo di selezionare artisti con un curriculum importante, proponendo loro mostre private e pubbliche ed instaurando così una collaborazione. Per i nostri collezionisti c’è la garanzia di acquisire opere di artisti già riconosciuti a livello internazionale”.
Così l’impresa è decollata: ci sono state le mostre a Milano, Roma, Pietrasanta, Lucca e poi le fiere di Milano, Verona e Bologna e quella internazionale a Cape Town. Nel 2021 la vera svolta. “C’è stata la mostra personale dell’artista ivoriano Frederic Bruly Bouabré (1923-2014) curata da Alessandro Romanini nella splendida location della Fondazione della Banca del Monte di Lucca . Questa mostra di rilievo internazionale – dice Nicola – ci ha permesso di avviare una collaborazione con l’ambasciata della Costa d’Avorio in Italia. Lo scorso dicembre siamo stati invitati nel loro Paese e siamo stati incaricati dal locale ministero della cultura di organizzare il padiglione della Costa d’Avorio alla 59esima Biennale d’Arte di Venezia. Indubbiamente, essere gli organizzatori di un padiglione della Biennale di Venezia è per la nostra giovane galleria un importantissimo riconoscimento e un’enorme soddisfazione”. La manifestazione, scattata lo scorso 23 aprile, si protrarrà fino a 27 novembre. Peraltro in un momento particolarmente rilevante per il movimento artistico africano, le cui prime opere comparvero alla Biennale del 1922, esattamente 100 anni fa.
Arezzo si può fregiare del fatto che due artisti ivoriani, Aboudia e Yeanzi, abbiano lavorato ad alcune opere esposte alla Biennale proprio in città. “Sono stati ospitati nell’atrio d’onore della Provincia concesso per due mesi dall’ente, grazie alla presidente Silvia Chiassai”, dicono Alberto e Nicola. “Ci piacerebbe – aggiungono – portare alcuni dei nostri progetti sul territorio aretino, fare anche un allestimento importante”. Sono diversi gli artisti che fanno parte della Lis10 Gallery che, con le loro opere – spesso socialmente impegnate, con la rappresentazione del dramma dei bambini soldato o il tema della violenza di genere – partecipano alla Biennale. Oltre ai già citati Bouabré, Aboudia e Yeanzi, ci sono gli altri ivoriani Laetitia Ky, Armand Boua, oltre all’altoatesino Aron Demetz. Fanno parte inoltre della “scuderia” Lis10 anche la senegalese Seni Awa Camara, l’ivoriano Mederic Turay, Nu Barreto della Guinea-Bissau, il camerunense Ajarb Bernard Ategwa e i mozambicani Mario Macilau e Gonçalo Mabunda.
“Ci stiamo infine avvicinando – concludono i titolari della galleria – anche agli Nft”. Un acronimo che significa non-fungible token, ossia certificati di proprietà su opere digitali; nel dettaglio è un tipo speciale di token crittografico che rappresenta l’atto di proprietà e il certificato di autenticità scritto su Blockchain di un bene unico, digitale o fisico.
“Siamo ancora in una fase embrionale ma stiamo cercando di digitalizzare alcune opere con i nostri artisti: quello degli Nft è un mondo nuovo e in espansione, ci sono molti giovani collezionisti, con un approccio totalmente diverso da quello classico del mondo dell’arte”.