Arrivare in fondo al rettilineo e rendersi conto che davanti non c’è più niente. E’ in quel momento che bisogna tornare indietro, prendere un’altra strada e accelerare. Mica facile, se in ballo ci sono il tuo futuro e i tuoi soldi. Ma è proprio questa la storia di Cnc Racing, un marchio ai vertici mondiali nel mercato della componentistica per le due ruote. Un’azienda modello che ha saputo reinventarsi con ingegno quando il settore orafo è andato in flessione. Base operativa: Ponte alla Chiassa

Succede che arrivi a un certo punto e senti dentro che devi cambiare. Un po’ per scelta, un po’ per necessità. Devi prendere un’altra strada perché quella vecchia ti ha portato in fondo al rettilineo e davanti non c’è più niente. Allora bisogna tornare indietro, affrontare curve diverse e dare gas senza paura. Facile a dirsi, meno a farsi, specie se in ballo ci sono il tuo futuro e i tuoi soldi. Ma succede che quello sia l’unico modo per proseguire e darsi un senso. Quindi va fatto, va trovato il sistema giusto, studiata la soluzione migliore, ma va fatto.

A Ponte alla Chiassa, nel 2008, la Sefo operava nel settore della tornitura e fresatura metalmeccanica di precisione. Lavoro per conto terzi. Si era allargata al packaging e all’imballaggio, ma soprattutto produceva macchine per le catene orafe. Era un’azienda a conduzione familiare, una decina di persone in tutto, fondata nel 1995 da Dario Secondini e Franco Fornaini, amici fin da quando avevano i calzoni corti e scorrazzavano tra Pratantico e Castelluccio. Poi si sono sposati due sorelle gemelle e hanno intrecciato definitivamente le loro vite. La Sefo andava ma non come prima. La crisi si faceva sentire, il comparto non tirava più come nel periodo del boom. Come tante altre realtà imprenditoriali simili, era arrivata al bivio: raschiare il fondo del barile o reinventarsi.

In certi casi, la passione diventa una risorsa speciale. Dario e Franco erano innamorati delle moto. In sella a due ruote avevano trascorso i loro momenti più belli, da giovani e da adulti, e se proprio dovevano andare a battere la testa da qualche parte, perché non lì? Almeno sapevano di cosa si trattava e il know how ce l’avevano nel dna. Oltretutto da tre anni in azienda era entrato anche Luca, figlio di Franco e nipote di Dario, fresco di diploma da perito meccanico. E lui, con l’entusiasmo della gioventù, caldeggiò la decisione di svoltare. Quel giorno nacque Cnc Racing. Oggi è un brand registrato in tutto il mondo, all’epoca un’idea affascinante ma dai contorni indefiniti, da sviluppare senza sapere se avrebbe avuto successo.

L’intuizione si è rivelata felice. Anzi, di più. I dipendenti sono raddoppiati, dieci di loro lavorano solo per Cnc: operai, responsabili del magazzino, progettisti, ingegneri. Pensano e mettono mano all’alluminio e al titanio. Da Ponte alla Chiassa escono accessori e componentistica meccanica per il telaio delle moto. E che moto… Con quelle marchiate Ducati e Mv Agusta ormai il legame è solido, nato anche grazie a quel refolo di fortuna che serve sempre.

“Era il 2011 e ci eravamo rimessi in gioco, ripartendo da zero – racconta Luca, che rappresenta la seconda generazione dell’azienda. Sponsorizzammo Althea Racing, un team privato che correva per Ducati nel mondiale superbike e superstock. Un investimento pesante, ma azzeccato. Carlos Checa, che aveva quasi quarant’anni, vinse il titolo iridato sovvertendo i pronostici. Da lì è cambiato tutto. La prima volta che abbiamo partecipato ad Eicma, il salone internazionale della moto a Milano, avevamo uno stand preallestito di sedici metri quadrati. Adesso ne mettiamo in piedi uno di centocinquanta. Contatti e contratti sono nati grazie alla pubblicità e alla qualità dei prodotti, che hanno standard elevati di efficienza e stile. I nostri prezzi sono i più alti in assoluto, perché lavoriamo tutto internamente. Ma il mercato lo abbiamo conquistato così’’.

Cnc ha base a Ponte alla Chiassa e distributori sparsi ovunque, dalla Spagna alle Mauritius, dalla Nuova Zelanda al Sudafrica. L’azienda segue una filosofia semplice ma redditizia: “Se abbiamo dieci, spendiamo nove. Non di più. Niente banche: poco tempo fa abbiamo rinunciato a un lavoro da molte centinaia di migliaia di euro all’anno per non prendere finanziamenti. Andiamo avanti soltanto con il prepagato, quasi esclusivamente dall’estero, e non facciamo vendita diretta online. Molti ci considerano una mosca bianca. Quando ci buttammo in questo settore, l’opinione comune era che avremmo fatto flop. Troppa concorrenza. Invece abbiamo sfruttato la meccanica di precisione delle aziende come la Sefo: le macchine orafe sono tra le più difficili da costruire e questo ci ha aiutato”.

Mentre Luca racconta e spiega, Dario e Franco fanno capolino a intervalli regolari e ascoltano compiaciuti. E’ come se ogni volta riavvolgessero il nastro del tempo, del loro tempo. Poi uno squillo di telefono e una voce dal capannone li riporta alla quotidianità. Cnc ha rapporti strettissimi di collaborazione, anche in cobranding, con Pramac Racing, team di MotoGp.

“Ci siamo guadagnati la leadership nel nostro mercato, che ha regole tutte sue. Con i tempi che corrono, la moto è uno sfizio, un qualcosa in più rispetto a ciò che serve per vivere. Gli accessori per le moto, sono uno sfizio dello sfizio. Se non facessimo prodotti di qualità, tecnologici, affidabili, non arriveremmo a domani. Porto un esempio: migliaia di clienti acquistano da noi componentistica per delle Ducati che non mettono su strada. Le tengono in esposizione, qualcuno anche in salotto o alla parete di casa. E’ un settore di lusso questo e richiede un’innovazione continua”.

Coinvolgente e, soprattutto, molto aretino. Perché Sefo e Cnc sono radicate nel territorio, a dispetto del trend generale e del luogo comune secondo cui bisogna uscire dall’Italia per fare buoni affari.

“All’inizio, anziché made in Italy, sui nostri prodotti scrivevamo made in Tuscany. Quando dico dove lavoriamo, negli altri scorgo spesso uno sguardo di ammirazione e invidia. Noi siamo nati ad Arezzo e ad Arezzo restiamo, anche se ovviamente guardiamo ovunque nel mondo. Siamo ancora una famiglia, tant’è che i ruoli nevralgici dell’azienda fanno capo a mio padre, a mio zio e a mia cugina. Questa città ha margini di crescita incredibili, è innegabile, e anche potenzialità inespresse. Noi cerchiamo di premiare i ragazzi che escono dalle scuole, assumiamo quasi solo gente del posto, organizziamo stage con l’istituto Margaritone e l’istituto tecnico industriale. Tutti dicono che è necessario valorizzare il territorio ma poi in tanti, alla prima opportunità, scappano. A noi invece piace innovare e piace farlo a casa nostra”.