Gabriele Conticini ha lasciato gli studi e un posto fisso. A Partina, in Casentino, gestisce l’Agricola Poggio Pereta, 80 ettari di terreni utilizzati in vario modo. “Ho iniziato con lo zafferano, poi è stata la volta delle api, quindi i maiali e l’elicicoltura. Ripensamenti non ne ho mai avuti: l’azienda è in crescita, bisogna lavorare duro e faticare. Ma io arrivo a sera senza stress”

Gabriele Conticini ha poco più di trent’anni. Un giorno decide di lasciare la città (Firenze), oltre che un impiego stabile e di ottima prospettiva, per ritirarsi in campagna. Ad allevare lumache. Una favola moderna. Tanto più che Gabriele non sopravvive semplicemente del suo lavoro, ma, in poco tempo, riesce a far affari. Non diventa milionario, ma non se la passa affatto male. E la sua azienda nel Casentino, cresce di anno in anno.

Abbandonare studi e carriera promettente. Perché?

“Io sono di Bibbiena: mi ero trasferito a Firenze per l’università. Ho iniziato a lavorare in un’azienda del settore fotovoltaico e ho lasciato gli studi da parte, a un soffio dalla laurea. Il lavoro mi prendeva. Ma dopo 5 anni a Firenze ho deciso di tornare in Casentino. Sentivo di aver bisogno di un ritmo diverso. E’ fondamentale star bene con se stessi”.

Qual è stata la tua prima mossa, una volta tornato? Avevi una tradizione di famiglia che ti ha orientato verso la campagna?

“No, sono figlio di un dirigente di banca e di un’insegnante. La scelta dell’agricoltura è stata dettata da un’occasione in cui mi sono imbattuto: 10 ettari di terreno con alcune strutture in offerta. Ci ho pensato un po’ e poi mi sono buttato. Nel novembre 2011 è partita l’avventura dell’Agricola Poggio Pereta, a Partina, vicino Bibbiena”.

Nel tempo sei cresciuto.

“Oggi dispongo di circa 80 ettari, tra terreni acquistati e quelli in affitto”.

I tuoi studi ti sono servito nel nuovo lavoro?

“Mi sono serviti, perché l’università prima e l’impiego in azienda poi mi hanno donato un approccio rigoroso e pratico. Poi però, per lavorare la terra, occorre studiare. Ho cominciato cercando di capire cosa fosse meglio per i terreni con una particolare pendenza come quelli della mia proprietà. Ho studiato molto, continuo a farlo. Imparo sempre nuove cose”.

Con quale coltivazione hai iniziato?

“Con lo zafferano. In Casentino c’era già questa tradizione sin dal Medioevo. E io volevo valorizzare il terreno con un prodotto tipico”.

E poi sono arrivati gli animali.

“Api prima di tutto. E maiali. Quindi le lumache: oggi l’elicicoltura rappresenta la fetta più importante dell’economia di Poggio Pereta. Ma senza le coltivazioni e gli altri allevamenti, l’azienda non sarebbe in piedi”.

Perché proprio le lumache?

“C’è una riscoperta di questo prodotto. Come alimento e per i suoi derivati, come la bava usata in cosmesi. Io vendo soltanto il prodotto fresco, soprattutto a un grossista, ma anche al dettaglio”.

E i suini? Che razza sono?

“Ne ho una trentina, sono un ibrido tra il maiale rosa e quello di cinta senese. Come il grigio del Casentino. Presto potrei entrare nel consorzio di tutela”.

Olio e vino ne produci?

“Poco di entrambi, solo per consumo familiare”.

Ma ti stai espandendo.

“L’azienda sta crescendo, ora sono impegnato nella riscoperta dei grani antichi del Casentino che hanno poco glutine”.

Hai intenzione di assumere?

“Al momento la gestione è familiare. Un giorno chissà”.

E’ cambiata la tua vita?

“Sì, fatico molto. Ma non è fatica mentale. L’unico aspetto pesante del lavoro è la burocrazia. Ma arrivo a sera senza stress”.